Lo stupro accaduto a Palermo dovrebbe unire la collettività e non creare ulteriore disordine o inutili, quanto chiassose, polemiche.
A dimostrazione che ad essere educati non devono essere solo i giovani ma una intera comunità, adulti compresi, che cannibalizza sui social qualunque espressione.
Gli sfoghi accesi, pieni di rabbia possono essere pure condivisibili ma infiammare ancora di più uno scontro, che poi diventa ulteriore violenza, non ha nulla di educato e nemmeno di rispettoso verso quella ragazza.
E’ lei che oggi piange il suo corpo, che forse si darà le colpe per quello che è accaduto, che non troverà le parole adeguate per spiegare quella notte, che dovrà mettere in ordine più volte davanti ai giudici, ripercorrendo quelle tragiche ore. Quella ragazza merita rispetto e protezione, è la vittima.
E immaginatela mentre apre un social e legge che accanto ha, sì una comunità che la difende, ma che dall’altra parte inneggia la lapidazione in pubblica piazza, che invoca castrazione chimica, che spera in un bel lavoretto confezionato da altri detenuti. Magari sono gli stessi che, a fasi alterne, sfilano con Nessuno tocchi Caino. Il sangue chiama sangue.
Lo stupro di Palermo ha toccato tutti, ha minato le coscienze e aperto il varco del buio, una società scomposta che ci brancola da anni. Tutti colpevoli, le famiglie, le scuole, le associazioni, le istituzioni. Incapaci a capire che oltre il limite si era andati da tanto tempo. Quando un ragazzo di 18-20 è fuori tutte le sere a bere qualche domanda la famiglia dovrebbe pure farsela. E’ il dramma dentro il dramma, perché quei sette ragazzi hanno lacerato il loro futuro e compromesso il presente, non ci sono valori e rispetto per le persone nei loro atteggiamenti. Tutti colpevoli quando ci si gira dall’altra parte se vediamo dei ragazzi che bevono oltre misura, colpevoli pure quanti somministrano senza fine quei nauseabondi cicchetti ad un euro. Lo si dica, quell’alcool fa schifo, ad un euro è la peggiore specie di alcool che si sta bevendo e vendendo. E chi lo vende lo sa.
Il popolo del web chiede giustizia ma farebbe bene prima a mostrare solidarietà alla ragazza, a mostrarsi umano e a non cadere nello stesso labirinto, senza via di uscita, della violenza e dei forcaioli. Perché alla giustizia penseranno i giudici. Gli animali da tastiera sono riusciti a parlare unicamente dei sette stupratori.
Se si mette in circolo violenza quella si riceve, se la si propaganda quella torna e divampa ovunque. Fermarla sarà impossibile. La verità è che non ci sono parole adeguate per sollevare questa giovane donna, esistono i fatti.
E siccome tutti siamo comunità educante, ognuno con il proprio ruolo, allora è necessario che i toni si abbassino, che si riprenda ad educare con le regole, con i valori, con il rispetto delle persone. Con il rispetto delle parole.
Remare contro corrente è faticoso, lo si sa, ma se collaboriamo tutti si recuperano i margini degli errori e degli orrori.
Se continuiamo a scannarci per le opinioni lecitamente espresse, facendo a gara su chi abbia torto o ragione, allora la partita dell’emergenza sociale l’avremmo persa.
Rossana Titone