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16/08/2023 06:00:00

Sanzioni, richiami, caro voli. La storia di Ryanair in Italia (e a Trapani)

Ryanair e l’Italia, anzi, e il Governo Meloni sono ai ferri corti dopo la stretta contro i rincari e l’utilizzo degli algoritmi che diverse volte li determinano contenuta nell’ultimo decreto “Asset e investimenti”. Norme definite dall’amministratore delegato della compagnia irlandese, Eddie Wilson, «illegali», perché in presunto contrasto con le regole Ue sulla concorrenza e la determinazione dei prezzi.


Ryanair la menta la stretta decisa dal Governo Meloni, che nelle intenzioni dell’esecutivo dovrebbe mettere un freno al caro voli. Però la compagnia guidata da Willson registra guadagni abbastanza consistenti, come ammesso dalla stessa società, e tutto grazie all'incremento di traffico e tariffe. L'ultimo "anno fiscale" si è chiuso a marzo con un utile netto di 1,43 miliardi per la compagnia irlandese. Lo scorso luglio sono poi stati registrati i dati del primo trimestre: anche in questo caso i risultati sono stati ottimi, con un utile netto a 663 milioni.

E’ l’ultimo scontro tra la compagnia Irlandese (ex low cost) e le istituzioni italiane. Dal governo nazionale, a quello siciliano, il caso del caro voli per la Sicilia, Sardegna e Sud Italia, ha messo Ryanair sulla graticola.

Ma in 15 anni di volo su e giù per lo stivale la storia della compagnia aerea con il nostro Paese, e anche con l’aeroporto siciliano di Birgi, tra Trapani e Marsala, non è stata per niente rose e fiori.
Ryanair in questi 15 anni ha adottato una strategia che l’ha portata ad essere da una compagnia low cost attiva solo nei piccoli aeroporti al principale vettore nel Paese.

 

SANZIONI
Nel corso degli ultimi anni, Ryanair è stata protagonista di un'impennata di sanzioni da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Ben 11 volte, a partire dal 2008, l'azienda è stata oggetto di rilievi e multe, totalizzando un importo di 11 milioni di euro in sanzioni comminate. Tra le pratiche sottoposte a contestazione rientra la mancata fornitura di informazioni adeguate riguardo alle "condizioni e i costi di un'offerta", oltre a situazioni che hanno ostacolato "l'esercizio dei diritti dei consumatori". Inoltre, la compagnia è stata accusata di ridurre "del 65% lo spazio per il bagaglio a mano compreso nella tariffa standard".
CARO VOLI
Mentre crescevano i guadagni, crescevano anche i prezzi dei voli. E’ preistoria il periodo in cui Ryanair vendeva biglietti a pochi euro. E così, nel corso degli anni, per coloro che risiedono nelle isole, Sicilia in particolare, tornare a casa per le feste è diventato sempre più proibitivo. . Il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha parlato di “mancata concorrenza, quasi di monopolio, sfruttate per vessare la popolazione con prezzi esorbitanti".
Il patatrac lo scorso Natale. Ad esempio Il 23 dicembre un volo da Roma a Palermo ha raggiunto il costo di 373 euro, con un calo dei prezzi successivo all'Epifania. Queste fluttuazioni tariffarie si verificano anche su altre rotte, come Milano – Palermo. "Rispetto a due estati fa, i prezzi per il trasporto dei passeggeri sono in aumento del 110,8%", sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. "Dalle tasse aeroportuali al costo del cherosene fino alle retribuzioni, tutto sembra essere più oneroso. Inoltre, non possiamo ignorare il fatto che, nonostante la situazione post-Covid, la domanda di viaggi in Europa supera ancora l'offerta del 2019, il che incide sui costi". Una costante, tuttavia, è la tendenza al ribasso nel costo del carburante: nel primo semestre del 2023 il prezzo del combustibile per il settore dell'aviazione civile ha subito una diminuzione del 45%.

 

IL CASO BIRGI
E anche con l’aeroporto Vincenzo Florio il rapporto di Ryanair è pieno di alti e bassi.
Nei suoi primi anni italiani Ryanair ha puntato sui piccoli aeroporti, sfruttando tassazioni più vantaggiose, puntando sui prezzi bassi, e su territori che avevano bisogno di un “booster” per crescere e svilupparsi turisticamente. Territori che erano disposti a pagare. Tant’è che la compagnia aerea vendeva agli aeroporti come Birgi tot voli e tratte dietro accordi di marketing. Tant’è che si è spesso parlato di finanziamento occulto, e aggiramento delle regole di libero mercato. Dopo il 2013, complice il caos determinato dal commissariamento della Provincia di Trapani (azionista di maggioranza del Vincenzo Florio), la compagnia irlandese ha praticamente mollato Birgi, puntando sui grandi aeroporti, Palermo e Catania. Ryanair sarebbe rimasta, ma il territorio (i comuni in questo caso) dovevano pagare milioni di euro l’anno per avere i voli. In quegli anni c’è stato il crollo di Birgi, che dai 1,8 milioni di passeggeri era passato a poche centinaia di migliaia. Solo negli ultimi anni, con il ritorno alla guida di Airgest di Salvatore Ombra, e nuovi accordi commerciali, si è riconciliato il rapporto tra Ryanair e Birgi. Ma la compagnia aerea minaccia di tagliare voli e rotte per la Sicilia, quindi anche per Birgi, dopo il decreto del Governo Nazionale. Un tira e molla che dura 15 anni.