Via dai centri di accoglienza tutti i migranti che hanno ottenuto la protezione internazionale, anche se sono in attesa del permesso di soggiorno o del trasferimento in una struttura del sistema di accoglienza diffusa.
Fuori dai centri nel giro di pochi giorni e pazienza se non hanno ancora un altro tetto sotto cui dormire, un lavoro per mantenersi o se non sono in grado di esprimersi.
Il governo Meloni ha deciso di affrontare l’emergenza accoglienza (visto il continuo lievitare del numero degli sbarchi ormai prossimo ai 100.000 dall’inizio dell’anno) con una circolare del Ministero dell'Interno con cui si dispone un monitoraggio del sistema di accoglienza con la verifica dei requisiti di chi è ospitato nei centri e ordina i prefetti di «disporre la cessazione delle misure di accoglienza per i soggetti che abbiano ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale anche nelle more della consegna del conseguente permesso di soggiorno».
Una misura che il Viminale ritiene «necessaria, tanto in un’ottica di corretto utilizzo delle risorse pubbliche, quanto al fine di assicurare il turn over nelle strutture di accoglienza e garantire la disponibilità di soluzioni alloggiative in favore degli aventi diritto». n altre parole i nuovi arrivati, quei 50.000 sbarcati o che sbarcheranno da qui al 15 settembre tra Sicilia e Calabria e che il Viminale deve redistribuire su tutto il territorio italiano secondo il piano di riparto già comunicato il mese scorso a Regioni e prefetti. Che — come è ormai acclarato — non riescono a trovare più alcun tipo di struttura in cui sistemarli.
Da qui la «necessità» di liberare parte dei 93.000 posti dei Cas, occupati da migranti in Italia ormai da tempo, che hanno anche ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale ma sono ancora in attesa del permesso di soggiorno, di una sistemazione alternativa o di un lavoro. Uno sfratto improvviso che riguarderà migliaia di persone (per sapere quanti bisognerà attendere il monitoraggio), immigrati a questo punto regolari che si ritroveranno in strada, visto che anche per il passaggio dai centri di accoglienza alle piccole strutture diffuse nei territorio la lista di attesa è lunga.