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28/07/2023 13:02:00

Sicilia, muore a 40 anni per un batterio killer preso in ospedale

 Era stata operata con successo per la rimozione di un tumore benigno, ma sarebbe stata stroncata da un batterio contratto in ospedale, a soli quarant’anni.

La Procura di Palermo  ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, al momento contro ignoti, per la morte di Cinzia Guerrera, spirata martedì 25 luglio 2023 al Policlinico di Palermo, e ha disposto l’autopsia, già effettuata, e un’indagine ad hoc sull’impianto di filtrazione dell’aria.

A quanto riferito nella denuncia querela presentata dal marito l’indomani, mercoledì 26 luglio, presso il Commissariato di pubblica sicurezza “Oreto Stazione” di via Roma, la moglie nel mese di giugno aveva iniziato ad accusare improvvisi problemi alla vista ed era stata quindi ricoverata al Policlinico “Paolo Giaccone”, dove gli esami strumentali effettuati avevano evidenziato la presenza di un tumore benigno, un meningioma, al capo, nell’area dei lobi frontali. Il 17 luglio era stata pertanto sottoposta ad un intervento chirurgico di rimozione della massa tumorale, operazione che, a detta dei sanitari, era riuscita, tanto che la signora Guerrera, dopo essere rimasta due giorni in osservazione nel reparto post-operatorio di terapia intensiva di Neurochirurgia, il 19 luglio era già stata trasferita nel reparto ordinario di degenza e si stava anche riprendendo bene.

Qualche giorno dopo, però, la paziente ha iniziato a manifestare comportamenti anomali e del tutto inconsueti per lei, tanto da dover anche essere sedata, e domenica 23 luglio il suo quadro clinico è improvvisamente precipitato, la febbre le è salita alle stelle, oltre i 41 gradi, è entrata in coma e martedì 26 luglio è deceduta. I familiari, distrutti dal dolore, hanno subito chiesto spiegazioni e un medico avrebbe rivelato al marito che a essere fatale alla moglie sarebbe stato un batterio devastante, che non può che aver contratto in ospedale, era ricoverata da diversi giorni, e che le avrebbe causato danni cerebrali irreparabili.

Il marito ha presentato un esposto, riferendo i tragici fatti e facendo presente tutte le sue perplessità, come il trasferimento forse troppo prematuro dall’area intensiva di Neurochirurgia al reparto normale ma, soprattutto, la circostanza, riferitagli dagli stessi chirurghi che avevano operato la moglie, che il giorno dell’intervento in sala operatoria l’aria condizionata non avrebbe funzionato per un guasto del sistema, con il conseguente sospetto che non fosse operante neppure l’impianto di filtrazione e sanificazione dell’aria, essenziale per scongiurare per l’appunto contaminazioni batteriche. Di qui dunque l’accorata richiesta all’autorità giudiziaria di disporre tutti gli opportuni accertamenti, innanzitutto per stabilire le esatte cause della morte della vittima ma anche per verificare eventuali responsabilità dei medici che l’hanno avuta in cura e della struttura ospedaliera.



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