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27/07/2023 06:00:00

Mafia, 30 anni fa le bombe a Milano e Roma. Il ruolo di Messina Denaro

Oggi, Giovedì 27 luglio, ricorrono trent’anni esatti di distanza dalla strage di via Palestro a Milano

La sera del 27 luglio 1993, in via Palestro, una autobomba parcheggiata presso la Galleria d’arte moderna e il Padiglione di arte contemporanea esplose uccidendo cinque persone: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e Driss Moussafir, immigrato marocchino che stava dormendo su una panchina. Dodici persone rimasero ferite.

Nella stessa notte altre bombe esplosero a Roma, nei pressi della Basilica di San Giovanni in Laterano e della chiesa di San Giorgio al Velabro.

Le inchieste e gli sviluppi giudiziari accertarono la matrice mafiosa di quegli attentati, secondo una “strategia del terrore” che li collegò in un unico filone alle stragi di Capaci e di via D’Amelio (1992), agli altri attentati del 1993 in via dei Georgofili a Firenze e ai Parioli a Roma e a quello fallito nei pressi dello Stadio Olimpico di Roma del 1994. Altre indagini, però, non esclusero il coinvolgimento di una organizzazione “parallela” a Cosa Nostra.

Ad ideare, progettare e poi eseguire l’attentato milanese, stando alle sentenze definitive, furono i vertici di Cosa Nostra di allora - da Totò Riina a Bernardo Provenzano fino a Matteo Messina Denaro – e poi Leoluca Bagarella, Antonino Mangano, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano e gli altri fratelli Tommaso e Giovanni Formoso, e ancora Giuseppe Barranca, Salvatore Benigno e Giovanni Brusca, Cristoforo Cannella, Gioacchino Calabrò e Luigi Giacalone e infine Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo e Vittorio Tutino.

La strage di via Palestro si inserisce negli attentati di stampo mafioso compiuti nel biennio 1992-1993 e che videro, tra le varie vittime, anche i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Era il periodo in cui la mafia, dopo la conferma in Cassazione degli ergastoli nei confronti di Totò Riina e altri boss mafiosi, metteva in atto la sua dura rappresaglia contro l'inasprimento della lotta dello Stato contro Cosa nostra. Risalgono sempre al 1993 la strage in via dei Georgofili a Firenze (cinque vittime), le autobombe esplose vicino alle chiese San Giovanni in Laterano e San Giorgio in Velabro a Roma, che esplosero quasi in contemporanea con quella in via Palestro senza fare vittime.

 



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