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23/07/2023 06:00:00

Matteo Messina Denaro e le Stragi del '92. Ecco perché è stato condannato all'ergastolo 

Matteo Messina Denaro è uno degli strateghi e mandante delle stragi del ‘92 assieme agli altri della “Super Cosa”, quel gruppo ristretto di uomini che alle dipendenze di Totò Riina hanno deliberato e poi organizzato le stragi a cominciare dalle prime riunioni dell’ottobre del 1991.

E’ questo ciò che nel giorno del 31° anniversario della Strage di Via D’Amelio, ha confermato la sentenza di condanna all’ergastolo della Corte d’Appello di Caltanissetta.

Il ruolo di Messina Denaro - Ci sono alcuni fatti ben precisi che delineano il ruolo di stratega di Matteo Messina Denaro nella stagione delle stragi. Il primo summit per decidere l’avvio delle stragi si tenne a Castelvetrano, alla fine del 1991. Il capo di Cosa nostra Totò Riina lo inviò a Roma per provare ad uccidere lì Giovanni Falcone. Poi arriva l’ordine, il giudice si deve uccidere in Sicilia, con l’”attentatone”. Dopo meno di due mesi viene ucciso Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta.
Messina Denaro è stato, dunque, al centro della strategia di morte decisa da Cosa nostra ed è dunque ritenuto uno dei mandanti e degli ideatori di quelle stragi. Il collegio, presieduto dal giudice Maria Carmela Giannazzo, ha accolto la richiesta avanzata dai procuratori generali Antonino Patti, Fabiola Furnari e Gaetano Bono.

Del ruolo, del consenso e dell’influenza fondamentale avuta da Matto Messina Denaro sulle stragi, e sul condizionamento della vita democratica del Paese, su Tp24, abbiamo dedicato un nostro approfondimento  sulla base della requisitoria del pm del processo di primo grado, Gabriele Paci, oggi a capo della Procura di Trapani.

I motivi della condanna all'ergastolo - E’ un Messina Denaro diverso quello che viene fuori dalla requisitoria. Non solo un boss che fa affari e ama il lusso e va a donne, ma un sanguinario che ha ucciso decine di persone innocenti, un vero stragista, che è riuscito a condizionare la vita del Paese. Nella nostra in inchiesta raccontiamo le relazioni e i rapporti del boss con le altre famiglie e dei rapporti con gli altri mandamenti mafiosi e poi le controversie, le guerre di mafia fino alla decisione di attaccare lo Stato e i suoi uomini Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992 e il patrimonio artistico e culturale, con le stragi del 1993. 

Nuovo mistero su via D’Amelio e il depistaggio della Strage, scomparso il tabulato delle chiamate in entrata ricevute dal telefonino di Paolo Borsellino – Intanto, se per quanto riguarda la condanna di Messina Denaro ci sono già due gradi di giudizio che confermano che è stato il mandante delle Stragi del 1992, dopo quelle del 1993, nell'inchiesta sul depistaggio per la strage di via d'Amelio oltre al mistero della famosa agenda rossa nella quale Paolo Borsellino annotava i suoi spunti di lavoro, adesso negli atti del procedimento, concluso il 12 luglio 2022, non c’è più traccia del tabulato delle chiamate in entrata del cellulare di Borsellino. Il caso è ricostruito, e ora ripreso dal Sole 24 Ore, nella parte conclusiva delle motivazioni della sentenza con la quale due poliziotti della squadra investigativa "Falcone-Borsellino" sono stati prescritti per l'imputazione di favoreggiamento e un terzo è stato assolto.

La Testimonianza di Genchi -
La scomparsa di quel tabulato, scrivono i giudici del tribunale di Caltanissetta, "ha indubbiamente sottratto importanti piste investigative". Il tribunale è venuto a conoscenza della scomparsa del tabulato attraverso la testimonianza di Gioacchino Genchi, che nella prima fase delle indagini sulla strage faceva parte della squadra guidata da Arnaldo La Barbera. Poi, lasciata la polizia, è diventato consulente di varie procure. Il suo lavoro è stato al centro di forti polemiche ma alla fine Genchi è stato scagionato. Sentito come teste nell'udienza dell'11 gennaio 2019, Genchi ha detto di avere segnalato l'anomalia e di avere chiesto i file del tabulato allo Sco, il servizio centrale anticrimine della polizia, che aveva acquisito i dati del traffico telefonico.  "Voi l'avete acquisito con delega della procura di Caltanissetta. La procura ha disposto che ce lo dovete mandare. Signori miei, mi dite dove è questo traffico?". Aggiungeva Genchi: "Il traffico telefonico in entrata del cellulare di Borsellino è stato fatto scomparire". Riferimenti a quel traffico si trovano, ha segnalato ancora Genchi, in una informativa della squadra "Falcone-Borsellino" dalla quale risultata un contatto il 19 aprile 1992 tra il procuratore Giovanni Tinebra e Borsellino che stava recandosi all'aeroporto Leonardo da Vinci dopo un colloquio a Roma con il pentito Gaspare Mutolo. A un certo punto venne adombrata la spiegazione che i file erano stati corrosi dall'umidità.



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