Un documento del Ros con la programmazione degli obiettivi da perquisire dopo l’arresto del capomafia. C'erano anche questi file riservati sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro e«rubati» dagli archivi informatici dell’Arma dal carabiniere Luigi Pirollo, finito ai domiciliari questa mattina insieme al consigliere comunale di Mazara Giorgio Randazzo. Questi file sono stati offerti in vendita a Fabrizio Corona (ne parliamo qui).
Nella versione del file trafugata dal militare, per un errore di trasmissione, non era indicato il covo di vicolo San Vito, di Campobello di Mazara, nel quale il boss ha trascorso l’ultimo periodo di latitanza, intestato al geometra Andrea Bonafede. Secondo gli inquirenti la circostanza è stata usata dal carabiniere e dal consigliere, per mettere su un finto giallo con al centro il presunto disegno degli investigatori di ritardare la perquisizione ufficiale della casa e occultare materiale scottante.
Il falso scoop è stata sventato dalla Dda di Palermo e dagli stessi carabinieri che hanno approfondito la vicenda accertando che, subito dopo l’arresto di Messina Denaro, i militari del Raggruppamento speciale hanno cominciato a perquisire, uno per uno, tutti gli immobili riconducibili a Bonafede. Alle operazioni assisteva peraltro il vero Andrea Bonafede. Al covo di vicolo San Vito, che era stato fin dal principio inserito nell’elenco stilato dal Ros, gli investigatori arrivano nel pomeriggio dopo aver ispezionato le altre proprietà. E solo entrando nell'abitazione con Bonafede si rendono conto che quello potrebbe essere stato l’ultima abitazione di Messina Denaro. Fatto che poi conferma lo stesso geometra.