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19/07/2023 06:00:00

 Pasquale Milo, l’aviatore che salva la gente in pericolo premiato per le sue poesie

Quante volte abbiamo letto di persone in imminente pericolo di vita per motivi sanitari ma anche di escursionisti poco prudenti salvati grazie agli interventi di soccorso effettuati con elicotteri dell'82° Centro S.A.R. di Trapani? Di uno di questi equipaggi fa parte Pasquale Milo, operatore sanitario specializzato, con il grado di 1° Luogotenente in servizio presso il Comando 37°Stormo di Trapani dal 1988.

Ha al suo attivo oltre 1000 ore di volo, tra esercitazioni e operazioni di soccorso di civili e militari in zona di guerra in Iraq negli anni 2004/2005/2006. E’ anche il referente per l'addestramento del personale di volo della CRI in Sicilia.

Tante le operazioni di soccorso a cui ha partecipato nel corso di questi ultimi anni. Se n’e’ occupata ampiamente la stampa. Ne ricordiamo le piu’ significative tutte come teatro d’intervento il versante sud occidentale della Sicilia.
Come il caso della donna in imminente pericolo di vita ospite di una nave della Costa Crociera a largo di Trapani, oppure il salvataggio di un operaio della forestale sperdutosi in una zona impervia di Marettimo, effettuato in condizioni di estrema difficoltà a causa dell’oscurità della notte e del fortissimo vento che imperversava sul versante. Ma anche l’intervento per salvare la vita ad un marinaio della nave norvegese Bow Saturn che aveva ingerito accidentalmente del metanolo.

Oppure lo spettacolare salvataggio di cinque naufraghi, 4 uomini e una donna di diverse nazionalità, tutti issati a bordo con il verricello in hovering, da un canotto alla deriva a 80 miglia nautiche a nord ovest di Trapani, in seguito all’abbandono della barca a vela di 12 metri su cui viaggiavano.

O il caso drammatico del recupero in mare del maggiore Giuseppe Fumo, pilota di un F 104, che si era catapultato fuori dal veicolo prima che l’aereo si inabissasse nel mare antistante Favignana. Per non contare i numerosi episodi in cui l’urgenza e’ vitale. Quando, ad esempio, e’ necessario un ricovero immediato in ospedale o quando si debbono consegnare sacche di sangue spesso in condizioni di tempo proibitive. Quando si verificano questi eventi drammatici svetta sempre della base di Trapani un elicottero HH3F 82°Centro del 15° Stormo con a bordo questi eroi senza volto.

E tra i componenti di uno di questi equipaggi c’e’anche il maresciallo Pasquale Milo, che, oltre ad essere assistente di sanità. e’ anche un poeta. Motivo per il quale ne stiamo parlando. Mettiamoci per un attimo nei panni di queste persone che passano la loro esistenza a salvare le persone in imminente pericolo di vita, mettendo a rischio, talvolta, anche la propria.

Quali potranno essere i pensieri che passano per la loro mente? Quali emozioni, che tipo di sentimenti attraversano i loro cuori, costretti a vivere perennemente in stato di pre-allerta, consapevoli di dovere prendere i volo nel momento in cui meno te lo aspetti e che delle vite dipendono da te.

La risposta l’aviatore Pasquale ce la da a modo suo, con il linguaggio della Poesia, quella piu’congeniale al suo animo. Ci dice che dopo avere ‘peregrinato’ per tanto tempo attraverso i cieli, non sempre sereni, alla fine sarà l’amore a trionfare. Non prima però di avere attraversato momenti di grande sofferenza densi di ossimori inquietanti (“Peregrino immobile”, “furia silente”, “legati nel distacco”). E’ questa la chiave di lettura della sua vita sempre tumultuosa e la sua “muta eloquenza” poetica.

Chi meglio di lui, avvezzo alla vertigine fisica dei suoi continui inabissamenti verso il cielo, può ( dice la motivazione del premio) “conoscere la vertigine del pensiero come luogo in cui la mente balzando oltre se stessa, coglie la verità e balza anche oltre di essa”?

COME ULISSE
Peregrino immobile,
attendo le buone
per cingerti a me.
La tela del ragno
è la trama ostile.
Con la furia silente
del cieco ciclope
si estende a dismisura
ed accresce le distanze.
O mia Penelope!
Ascolta il richiamo del mio canto,
non quello delle sirene.
È la tua occasione
per eludere la rete dell’incuria.
Siamo legati nel distacco,
disposti al vitale sacrificio
nel comune obiettivo confluenti.
Resilienza,
affinché su tutto
vinca l’amore.

E con questa composizione infatti l’aviatore poeta Pasquale Milo ha avuto un alto riconoscimento nel corso della 19esima edizione del “Premio Russell”, che si tiene ogni anno a Napoli nella Sala degli affreschi “San Tommasso” di San Domenico Maggiore.
Si tratta del prestigioso Premio Letterario Nazionale “Le Nuvole – Peter Russell”, voluto dallo stesso candidato al Premio Nobel quando era ancora in vita. Un caso che il premio si chiami “Le Nuvole” ?
Peter Russell, per chi non lo sapesse. è stato uno dei maggiori letterati inglesi della seconda metà del XX secolo. Fu candidato al Premio Nobel per la Letteratura alla fine degli anni ’90. E’ unanimemente riconosciuto dalla critica letteraria come “ultimo dei grandi Moderni”.

“In “Come Ulisse”, e’ scritto nella motivazione del premio, “Pasquale Milo riconosce questo luogo non luogo come l’unica felicità impossibile a cui aspirare. In territorio sconosciuto, dove alberga quel desiderio di conoscenza che si incontra persino nei corpi, quando sono posseduti con le mani, le membra e lo sguardo, oltre che con lo spirito. Quel desiderio di verità che infine tramuta in furia, in mania, in rovesciamento di ciò che è in realtà stato. Finanche nel distacco supremo, il desiderio della verità dell’amore si riafferma saldo, testimone inconfutabile dell’indicibile, della cura, tra i mille riflessi e le trasparenze del suo mistero.”
Ma Pasquale Milo e’anche un napoletano verace e non lo dimentica. Sentite quanto profumo di vita, di nostalgia leopardiana, e non solo di ragù, da questi versi:

‘O RAGU’
Me scetava doce doce
‘a dummeneca matina
chillu addore supraffino
ca veneva d’ ‘a cucina,
era sua maestà: ‘o ragù.
Apprimma ‘nzieme ‘all’uoglie
arruscava na cepolla
ca se faceva bionna bionna
aspettanno dint’’a caccavella
comme a quatte cummarelle
nfose ‘e vino a funtanelle
purpette e tracchiulelle,
na sasiccia e na braciola,
foglie e vasenicola
e po’ cunserve ‘e pummarole
fino all’una a pappulià.
Che pacienza tata mio!
Sempe ambresse se suseva
l’unico iuorno ca puteva
sta int’ ‘o lietto arrepusà.
Ma ‘o ragù, ‘o capeva buono,
è l’ospite importante
e ‘o sanno tutte quante
ca nun s’adda fa aspettà.
E quanno a tavola arrivava
chino chino ncoppa ‘e zite
pure c’ ‘o pane appriesse
‘o piatto avive pulezzà.

Pochi sanno che ho fatto i miei primi passi nella celebre via Caracciolo. Di Napoli ho respirato l’aria anche dei momenti piu’ tragici. I bombardamenti della II guerra mondiale, le quattro giornate contro i nazi-fascisti e l’ultima eruzione del Vesuvio. Conosco il “sentire” dei napoletani. Ebbene. Questa poesia mi ha commosso fino alle lacrime. Quelle dell’anima.
Formalmente possiede la briosità e il ritmo di una tarantella. L’Autore trova le note adatte usando abilmente termini onomatopeici ( “salsa fino all’una a pappulià”, le funtanelle, le “tracchiulelle” e le “scarpette col pane”, “le pummarole”, “a caccavella” e “le cummarelle”).

Ma quanta struggente nostalgia di un passato che mai piu’ potrà ritornare! Sentimento che Pasquale Milo, da napoletano verace, vuole pudicamente celare dietro a quei versi ballerini!

Franco Ciro Lo Re

 

 

 

 

 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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