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18/07/2023 04:00:00

L'Italia, il treno veloce e l'informazione mortificata

 L'informazione mortificata. È il sapore amaro che ha pervaso i cittadini e tutti gli operatori del settore. Domenica 16 luglio i giornalisti sono alla stazione Termini, invitati da Trenitalia, per raccontare il primo viaggio del treno veloce Roma-Pompei Frecciarossa 1000 che collega senza cambi la Capitale italiana a uno dei siti archeologici più famosi al mondo - ogni terza domenica del mese -. Per la giornata oltre al treno passeggeri, era stato organizzato un convoglio speciale con a bordo le autorità e i giornalisti, chiamati a raccontare la mattinata. A bordo anche la premier, Giorgia Meloni, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, l'A.D. di FS, Luigi Ferraris, desaparecido la Santanchè.

Ad accendere gli animi è stata l’impossibilità, per la stampa, di svolgere il proprio lavoro come narrare l'arrivo della presidente del Consiglio alla stazione romana, dal momento che ai cronisti è stato dato l’ordine - per motivi di sicurezza - di salire sul treno - in largo anticipo-senza possibilità di porre domande e realizzare fotografie, rinviando il tutto a un momento con la stampa a Pompei. Ma l'odissea è continuata in Campania e sono sorti nuovi problemi. La delegazione istituzionale è stata trasferita al Parco archeologico di Pompei per una visita agli scavi, mentre i giornalisti sono stati lasciati oltre trenta minuti sotto un sole cocente in attesa del ritorno della Meloni. Un’attesa durata fino alle 13 circa, con la protesta dei rappresentanti della stampa che non hanno potuto seguire la visita trattenuti dal servizio di sicurezza dietro un cordone.

Non sono mancate le polemiche l'opposizione ha evocato il MinCulPop, "per scrivere una Cultura Popolare Meloniana distorcendo la realtà e anni luce dai veri problemi del paese. E lo fa rinchiudendo gli esponenti della libera stampa italiana che vorrebbero invece scrivere quel che vedono, sentono e pensano. Anche oggi un’altra pagina buia della nostra Repubblica", ha dichiarato Bonelli. Gli esperti e i conoscitori della materia spiegano che questa idiosincrasia deriva dalla sua incapacità di controllare i nervi a fronte di domande scomode o contestazioni di qualsivoglia natura. Ricordiamo quando ha accusato i cronisti d'assenza di coraggio e assertività nei confronti di ex colleghi, oppure quando ha biasimato un reporter di volerle insegnare la politica. Alla luce di questi fatti ha limitato le conferenze stampa, da non confondere con i punti stampa che sono a margine degli eventi. Il potere ha un'accountability con l'informazione e non è quella di mortificarla.

Vittorio Alfieri



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