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17/07/2023 06:00:00

Beffa per gli alluvionati di Trapani. Si litiga sulla norma "salva seggio" per Nicola Catania

 Un milione di euro destinato ai cittadini colpiti dalle alluvioni nelle province di Trapani, Messina e Siracusa è stato sottratto per finanziare sagre e feste patronali nei paesi d'origine dei deputati, fondi di progettazione e casse di riserva. Questo è ciò che accade nel "collegato bis" alla manovra di bilancio in votazione all'Ars. Un testo che aveva lo scopo di correggere i problemi della Finanziaria, impugnata da Palazzo Chigi, ma che si è trasformato in un insieme di finanziamenti mirati in vista delle elezioni provinciali e delle Europee.

Durante la serata di giovedì, mentre il governatore Schifani riuniva i leader del centrodestra a Palazzo d'Orleans per rilanciare l'azione del governo e portare in aula almeno una delle grandi riforme annunciate, nella commissione Bilancio a Palazzo dei Normanni veniva approvato il maxi-emendamento che comprendeva le richieste dei gruppi di maggioranza e opposizione. Tra le sorprese, c'è proprio la riduzione di un milione di euro rispetto ai sei inizialmente previsti per i risarcimenti alle persone che hanno subito danni alle abitazioni e alle attività commerciali durante le alluvioni dello scorso autunno.

Su proposta dell'assessore agli Enti locali, il neo-dc Andrea Messina, sono stati dirottati 600mila euro per finanziare in parte le sagre e le feste di paese che erano state escluse dal primo finanziamento. Tra le iniziative ripescate, ci sono 20mila euro per "L'estate raffadalese" e 30mila euro per il "Primo maggio di Raffadali", il comune di origine del leader della DC Totò Cuffaro. Anche il capogruppo della DC, Carmelo Pace, si è visto assegnare 30mila euro per il "Festival dell'agricoltura e del turismo" a Ribera. La provincia di Agrigento, che è un bacino elettorale dei cuffariani, è particolarmente rappresentata nell'elenco delle iniziative finanziate. Dalla sagra del pomodoro siccagno a Montallegro alla sagra del melone giallo a Joppolo Giancaxio (ciascuna con 5 mila euro). I fondi destinati ai risarcimenti per gli alluvionati sono stati ridotti di 200mila euro per la creazione del fondo di progettazione delle autorità di bacino e di 172mila euro per il fondo di riserva per le spese obbligatorie. Di conseguenza, l'importo iniziale di 6 milioni di euro per i danni dei nubifragi, stabilito dal governo con una delibera di giunta che non è stata mai attuata, è stato ridotto a 5 milioni complessivi. Una beffa per coloro che hanno perso case e ricordi sotto il fango dei fiumi esondati a causa della mancanza di manutenzione. Questo è stato espresso senza mezzi termini dalla deputata del Movimento 5 Stelle Cristina Ciminnisi, prima firmataria dell'emendamento aggiuntivo che è stato poi accettato dal governo ma con un importo ridotto. La deputata ha dichiarato: "È inammissibile che venga tolto un milione di euro alle persone colpite dalle alluvioni per destinare 600mila euro a sagre e feste di paese, finanziati con i soliti metodi della DC. Schifani è venuto a fare una passerella a Salinagrande, una delle frazioni più colpite dalle alluvioni. Ovviamente, le priorità sono cambiate ed è già iniziata la campagna elettorale".

L'assessore all'Economia, il forzista Marco Falcone, difende l'impianto del disegno di legge: "Abbiamo introdotto norme importanti con una manovra che vale oltre 300 milioni, finanziata interamente con fondi regionali per la prima volta nella storia. Ci sono 20 milioni per le fuoriuscite anticipate dei dipendenti regionali, 75 milioni per i cofinanziamenti statali e regionali, 59 milioni per il fondo pensioni della Regione e ancora diversi milioni per gli accantonamenti previsti dal nuovo accordo Stato-Regioni che consentiranno oltre mille assunzioni". Il solo maxi-emendamento è arrivato a un importo di 18 milioni: "Certamente", dice Falcone, "ci sono contributi per i territori proposti da tutti i gruppi. Tuttavia, abbiamo eliminato gli articoli che avrebbero potuto causare problemi". Falcone fa riferimento alla norma che riguarda la stabilizzazione dei portaborse e dei collaboratori dell'Ars in servizio come co.co.co., così come quella per il rinnovo dei contratti scaduti presso il Cefpas. È stata cancellata anche l'articolo sulla Formazione, che avrebbe eliminato il limite dei corsi finanziati per ogni ente, favorendo le grandi aziende del settore. Questa norma era sostenuta dal vicepresidente della Regione Luca Sammartino, ma è stata respinta da Schifani.

Durante la commissione Bilancio, il deputato del PD Antonello Cracolici e il deputato del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola hanno combattuto per eliminare le norme più controverse. "In aula", promette Di Paola, "chiederemo che non venga votato l'intero maxi-emendamento, ma che si proceda articolo per articolo, almeno per quanto riguarda le norme procedurali che sono state inserite".

IL CASO CATANIA / BICA. Come abbiamo raccontato sabato su Tp24,  nel maxi-emendamento alla manovrina, è inclusa una norma di "interpretazione autentica" della legge regionale sui rifiuti che esclude alla Regione ogni potere di vigilanza e controllo sulle Società di regolamentazione dei rifiuti (Srr). Questo articolo è stato proposto dalla maggioranza e molti, sia dall'opposizione che non, lo considerano come l'estremo tentativo di salvare il seggio del deputato di Fratelli d'Italia Nicolò Catania, il quale è stato dichiarato incandidabile e ineleggibile da una sentenza di primo grado del tribunale civile perché era presidente della Srr Trapani Sud al momento delle elezioni regionali dello scorso settembre.

Il ricorso è stato proposto da un membro del suo stesso partito, Giuseppe Bica, che era il primo dei non eletti nella lista di FdI nella provincia di Trapani. I giudici gli hanno dato ragione: secondo la legge elettorale vigente, Catania non avrebbe potuto essere candidato a causa dell'incompatibilità in quanto le Srr sono enti soggetti alla vigilanza della Regione. Il deputato ha proposto un appello contro questa decisione, difeso dall'avvocato Girolamo Rubino.

Ora, dopo tredici anni dall'approvazione della riforma sui rifiuti del 2010, l'Ars chiarisce l'intenzione del legislatore. Nell'emendamento si specifica che alla Regione spettano unicamente le funzioni di programmazione, indirizzo e coordinamento del servizio di gestione dei rifiuti, mentre la gestione, il controllo, la vigilanza e la verifica sono di competenza degli enti locali che fanno parte delle Srr, ovvero dei Comuni. Si afferma inoltre che la Srr è tenuta a trasmettere i dati agli assessorati competenti solo per fini statistici e di adempimento degli obblighi, e che il potere di commissariamento dell'assessorato agli Enti locali, in caso di mancanze, viene esercitato nei confronti dei Comuni che ne fanno parte, dimostrando che non costituiscono enti strumentali della Regione.

Quando l'emendamento è stato discusso in commissione Bilancio, diversi deputati si sono chiesti perché sia stata presentata questa "interpretazione tardiva". Tra i presenti c'era anche Catania....

BICA. L’ex sindaco di Custonaci, Giuseppe Bica, è allarmato dalle indiscrezioni che indicano il coinvolgimento del deputato all’ARS, Nicola Catania, nella stesura e presentazione di un emendamento ad personam sul tema delle SRR (Società per la Regolamentazione del Servizio Rifiuti) che potrebbe influenzare, in modo improprio, il contenzioso legale che li vede contrapposti e, quindi, l'esito del ricorso in appello in favore dello stesso Catania.

Giuseppe Bica, dopo aver presentato ricorso al Tribunale Civile di Palermo per invalidare l’elezione di Nicola Catania, sindaco di Partanna, eletto deputato nel collegio della Provincia di Trapani alle elezioni regionali del 25 settembre scorso e dopo avere vinto tale ricorso il 15 giugno, è infatti in attesa di ricevere l’esito dell’opposizione in appello avanzata da Catania avverso il primo grado di giudizio. Il deputato regionale in queste settimane rimasto in carica per effetto della sua opposizione continua a partecipare ai lavori d’aula e avrebbe lavorato alla redazione di questo emendamento.
Secondo Bica, l’onorevole Catania, sarebbe stato ineleggibile per il fatto di essere, al momento della elezione e anche dopo, amministratore e presidente della “Società per la Regolamentazione del Servizio Rifiuti – Trapani Provincia Sud Società Consortile per Azioni” (i cui soci sono 11 Comuni della Provincia di Trapani e la stessa Provincia), coprendo un bacino d’utenza di 200 mila abitanti e in tal modo ledendo la par condicio tra i partecipanti alla competizione elettorale. Per tale ragione Nicola Catania avrebbe dovuto dimettersi prima della competizione elettorale, mentre si è dimesso soltanto dopo essere stato eletto.
L’emendamento presentato all’ARS interviene proprio sul tema delle SRR (Società per la Regolamentazione del Servizio Rifiuti).

«Ritengo che tale emendamento, se adottato, possa depistare il corretto processo legale che ci vede coinvolti e metterne a rischio la giustizia e l'equità. L'introduzione di questo emendamento ad personam, prevede infatti un paragrafo che contiene esattamente lo stesso testo utilizzato come tesi di difesa nel primo ricorso avanzato dai legali di Catania sulla questione».

«Ritengo che tale comportamento sia inaccettabile e contrario ai principi di trasparenza, imparzialità e rappresentanza democratica. Una proposta di legge ad personam, che favorisca interessi personali, mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella politica, soprattutto nel momento in cui è in corso un processo legale. Chiedo con forza che venga fatta chiarezza su questa situazione, chiedo alle autorità competenti, ai deputati regionali di esaminare attentamente l'emendamento in questione e che sia garantito in aula un comportamento equo e imparziale, per favorire l'integrità del processo legale che vede due parti coinvolte», così dichiara Giuseppe Bica.

CATANIA.  «Ora Giuseppe Bica, non essendo deputato, pensa pure di controllare l’attività parlamentare, elevandosi a garante della legalità e della trasparenza nei confronti del parlamento siciliano. Siamo al paradosso».
«È gravissimo quanto afferma Bica – dice Catania – soprattutto perché quell’articolo dentro il maxi-emendamento al collegato della Finanziaria, porta non la mia firma ma quella di tutti i capigruppo di maggioranza ed è stato già esitato favorevolmente in Commissione bilancio. Nel merito, comunque, vorrei segnalare al signor Bica che è prassi consolidata, anche in questa legislatura così come in questo collegato, approvare norme di interpretazione autentica, che non servono alla persona singola, bensì a chiarire e rendere inequivocabili e non interpretabili norme già scritte e cristallizzate».
L’onorevole Catania aggiunge: «Bica, nel vano e continuo tentativo di delegittimare la mia azione politica, non fa altro, in ogni occasione, di strumentalizzare qualsiasi cosa possa servirgli per acquisire visibilità. Consiglierei, piuttosto, al signor Giuseppe Bica, che ha scelto la via del ricorso per iniziativa popolare per averne un vantaggio personale, di continuare a confidare nella giustizia e di attendere in silenzio tutti i tre gradi di giudizio». Catania conclude: «Il mio ricorso in Appello è stato depositato il 6 luglio scorso e null’altro è possibile aggiungere a mia difesa. Sembrerebbe, questo sì, che la reazione del signor Bica, letto il ricorso, sia volta piuttosto a mettere le mani avanti e a giustificare in prospettiva una sentenza di Appello che potrebbe ribaltare quella di primo grado».