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17/07/2023 06:00:00

Pronto Soccorso e sanità Siciliana al collasso. Medici, segnalazioni, proposte e il taglia liste d'attesa

I Pronto Soccorso siciliani sono lo specchio di quella che è la realtà che vive il sistema sanitario regionale. Un sistema al collasso per diversi motivi che vanno, dalla mancanza di personale e di ricambio generazionale, al sovraffollamento che dipende da una incapacità di continuità assistenziale dei pazienti. All'Ars si è tenuta una audizione della Rete Civica della Salute che ha presentato le segnalazioni degli utenti. 

Il coordinatore regionale di Rete Civica Salute  - «Le annose criticità dei Servizi Assistenziali di Emergenza-Urgenza devono essere esaminate e affrontate nel quadro complessivo di cedimento del SSR – sottolinea il coordinatore regionale della Rete Civica della Salute Pieremilio Vasta - in quanto nei Pronto Soccorso regionali spiaggiano caoticamente le mancate risposte lungo i percorsi di tutela della salute e di bisogno di sanità. Sono diventati spesso la scorciatoia cui si corre spesso con angoscia, a volte con ingenuità, altre invece con astuzia. O peggio quando si è irresponsabilmente portati da assistenza scadente della medicina di famiglia. Le percentuali di prevalenza dei codici bianchi e verdi ne sono la prova. La mancanza di reale continuità assistenziale nella presa in cura dei bisogni sanitari e la disconnessione tra assistenza primaria, specialistica, ospedaliera e riabilitativa determinano forti squilibri che infine si scaricano sui PS».

L'incontro - La Sottocommissione Speciale sui Pronto Soccorso della Regione Siciliana - coordinata dal deputato Antonio De Luca - ha incontrato i rappresentanti della società civile per affrontare le problematiche rilevate dalle segnalazioni degli utenti e dei medici di famiglia. Hanno partecipato ai lavori i deputati regionali Margherita La Rocca Ruvolo, Giuseppe Zitelli, Giovanni Burtone, Carlo Gilistro, il presidente della Conferenza dei Comitati Consultivi della Aziende sanitarie della Regione Siciliana Pier Francesco Rizza e il coordinatore regionale delle Rete Civica della Salute Pieremilio Vasta.

Ecco ciò che emerso dalle segnalazioni - Dalle segnalazioni degli utenti, condivise dalla RCS, emerge «una grave carenza di comunicazione tra parenti e personale sanitario. Per ore e a volte per giorni, le persone sostano fuori, col sole o la pioggia, in attesa di ricevere notizie. Non mancano purtroppo episodi di risse. I corridoi dei PS brulicano di barelle inadeguate alla sosta prolungata dei pazienti. Scomodi, talvolta a digiuno e senza i farmaci di routine. Per giorni minori, adulti e anziani indossano gli indumenti d'ingresso. Le astenterie non sono reparti con assistenza infermieristica come la degenza. Alle dimissioni - secondo le segnalazioni pervenute - non segue una comunicazione agevole con i medici di famiglia».

 Blocco assunzioni, valorizzazione risorse umane, medicina prossimità - «Dopo decenni di blocco assunzioni e numeri chiusi nella formazione dei medici, oggi assistiamo inermi al disastro – sottolinea Pieremilio Vasta - occorre un impegno severo e sagace per la riorganizzazione dei servizi sul territorio. È necessaria un’assoluta attenzione verso il benessere degli operatori sanitari e la rifunzionalizzazione delle risorse umane, nuove ed esistenti, in linea con gli obiettivi del PNRR, potenziando e promuovendo la medicina di prossimità e di iniziativa».

 Le proposte di RETE CIVICA SALUTE - Secondo la RCS solo la riorganizzazione territoriale dunque, se attuata davvero, può contribuire a porre un freno all’affollamento dei Pronto Soccorso. Si dovrebbe puntare all’oculata realizzazione delle Case e degli Ospedali di Comunità, cerniere a monte e a valle dei PS e dei ricoveri ospedalieri necessari. «Il rischio è costruire involucri senza cambiamento organizzativo e qualitativo dell'assistenza socio-sanitaria. Oltre ai fondi per la realizzazione delle strutture – conclude Vasta - serviranno infermieri, medici, specialisti per farli funzionare, e bisogna sensibilizzare al meglio gli utenti con una completa e corretta informazione per orientarli alla medicina di prossimità». Tra le proposte a medio termine c’è l’organizzazione di un confronto costruttivo sulle criticità che riguardano i PS di II° livello e la medicina del territorio con il coinvolgimento di un medico di famiglia, un responsabile del 118 e un paziente. C’è anche la standardizzazione della comunicazione tramite un’APP che favorisca lo scambio tra operatori sanitari e pazienti in carico nei Pronto Soccorso, se vigili o parenti. Si propone anche il rilancio del Progetto Nazionale Agenas sul grado di Umanizzazione delle strutture sanitarie e l’attuazione dei piani di miglioramento del benessere organizzativo e della relazione con la persona. Infine si auspica la valutazione partecipata della performance dei PS, secondo le Linee Guida della Funzione Pubblica 4/2019.

Medici in pensione per combattere la carenza della mancanza in ospedali e nei pronto soccorso, la proposta di Gilistro (M5S) - "Mancano i medici in corsia e nei pronto soccorso? Arruoliamo, anche temporaneamente, i medici in pensione. Molti di loro hanno ancora tanto da dare e la loro esperienza potrebbe essere fondamentale in questa fase drammatica, soprattutto per le aree di emergenza” E' la proposta del deputato M5S all'Ars e pediatra Carlo Gilistro. “Certo – dice Gilistro - ci vuole una norma che lo consenta. Ma siamo al parlamento per fare leggi. Basta che ci sia la volontà politica. E in questo momento l’intento di dare ossigeno agli ospedali e ai pronto soccorso boccheggianti mi pare sia del tutto trasversale”. Una grossa mano alle aree di emergenza al collasso per Gilistro potrebbe e dovrebbe arrivare anche dal rafforzamento della medicina del territorio che dovrebbe fare da argine alla marea montante dei codici bianchi e verdi che ingolfano i pronto soccorso.
“Gli accessi impropri intasano i pronto soccorso – dice Gilistro - con un filtro efficiente del medico di base potrebbero essere notevolmente abbattuti, ma per farlo si devono liberare i medici dalle pastoie burocratiche e dalle mille incombenze amministrative che gli impediscono di lavorare a contatto col paziente. Sto lavorando ad un ddl che va in questa direzione. Dobbiamo permettere ai medici di famiglia di tornare ad essere dottori veri. Col fascicolo elettronico del paziente, d'altronde, si potrà fare un deciso passo in avanti nel collegare la medicina del territorio a quella ospedaliera. Oggi, purtroppo, il medico di base o il pediatra vengono vissuti come passa ricette per medicinali o analisi. E’ ora di dire basta”.

 Piano per tagliare le liste d'attesa - C'è un Piano operativo contro liste d’attesa sul fronte ambulatoriale e ospedaliero siciliano, messo a punto, dopo settimane di lavoro, dal dirigente generale del Dipartimento per la pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Salute, Salvatore Iacolino, e dal suo staff, sotto la supervisione del governatore Renato Schifani, che ha incontrato lo stesso Iacolino per discutere degli interventi da realizzare. In ballo ci sono 40 milioni di euro, 29 ex novo per il 2023 e 11 già messi a disposizione nel 2022 ma non usufruiti dalle Asp dell’Isola, dunque riprogrammabili: fondi rientranti nei 380 milioni stanziati da Roma per tutte le regioni proprio per accelerare la risposta assistenziale, inseriti nel Milleproroghe dal ministro della Salute Orazio Schillaci, che in queste ore, prima alla Camera durante il Question time poi sulla stampa, è tornato a bacchettare le amministrazioni territoriali per i ritardi nell’utilizzo delle risorse. Che nel caso della Sicilia dovrebbero esser integrate da un ulteriore stanziamento, questa volta tutto regionale, compreso tra i cinque e dieci milioni, per un pacchetto complessivo che potrebbe arrivare fino a quota 50.

Sulla carenza di camici bianchi nei Pronto soccorso, Giuseppe Bonsignore, segretario del Cimo Sicilia, il sindacato dei medici ospedalieri. Il quadro  è impietoso, «con un dato su tutti: nell’Isola manca, in media, il 50% del personale previsto per far funzionare le corsie d’emergenza. Un gap che nelle province di Caltanissetta, Agrigento e Catania supera il 60%. La soluzione? Non può essere certo il gioco delle tre carte, lo spostamento dei colleghi da un ospedale all’altro, come avvenuto di recente al Civico di Palermo, dove attraverso bando sono arrivati quatto professionisti, ma provenienti dal Cervello, che è rimasto così ulteriormente scoperto».

 Le segnalazioni di un cittadino, Antonio Novara, di Trapani, inviate al ministero della Salute e alla Regione -  "In data 10 e 16 giugno ho sollecitato, le segnalazioni già inviate, al ministero della salute e alla Regione Sicilia, in qualità di cittadino, per richiamare l'attenzione ai lunghi tempi di attesa, conseguenza sicuramente, innanzitutto, del limitato numero di risorse messe a disposizione nelle strutture sopra citate nel territorio del Comune di Trapani e provincia e probabilmente anche di un sistema inceppato che necessita essere rivisto per garantire velocità e certezze. L'assessorato della Salute della Regione Sicilia, richiama l'Asp di Trapani parlando di "presunte criticità", al fine di potermi riscontrare in merito. Riscontro che non ho ancora ricevuto".

"La situazione nelle strutture e nei diversi presidi del territorio è grave, - continua Antonio - la carenza di personale è evidente e lo stress psicofisico dei lavoratori ovvero dei pazienti è insostenibile. Basta fare un esteso e costante monitoraggio per rendersi conto della triste realtà in cui i cittadini si riscontro quotidianamente. Una condizioni critica che non può essere continuamente sottovalutata né a livello nazionale, né regionale. Non sono ammesse giustificazioni. La problematica è cronica, pertanto se si tratta di un problema finanziario, devono essere trovate le risorse finanziarie necessarie a ripristinare un servizio sanitario sempre più alla deriva. Sempre in ambito sanitario, è intollerabile la programmazione di visite specialistiche importanti a distanza di 8 mesi. E nonostante la priorità inserita, spesso la tempistica non viene rispettata. Ticket con esenzioni che non possono essere accettati se non in mesi specifici per via del flusso di prenotazioni già inserite e del budget superato. Budget superato? Non si può, in un momento socio economico così difficile, invitare eventualmente i pazienti a prenotare privatamente. Eppure accade questo.
Perché ci sono casi in cui non si può aspettare. Casi in cui, il tempo è prezioso. È fondamentale erogare servizi efficienti e ridurre tempi di attesa che non sono più tollerabili. È necessario approfondire accuratamente la criticità che riveste una rilevata importanza. La salute è il primo fondamentale diritto del cittadino,perché senza di essa tutti gli altri diritti risulterebbero gravemente compromessi e limitati. Garantire cure ai propri cittadini deve essere una responsabilità e un impegno fondamentale dello stato, senza se, senza ma".



Native | 2024-07-16 09:00:00
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