Da più di dieci giorni manca l’aria condizionata all’ospedale Vittorio Emanuele II di Castelvetrano. E’ dura avere a che fare col caldo di questi giorni, soprattutto per i pazienti che hanno subito delicati interventi chirurgici. Alcuni si difendono come possono, portandosi da casa i ventilatori.
Il malfunzionamento può sempre capitare, ma il fatto che non si riesca a risolvere il problema dopo dieci giorni sembra una singolarità tutta siciliana.
I giorni dell’inaugurazione dell’emodinamica sembrano lontanissimi. Le pulizie straordinarie, le pareti ritinteggiate, l’asfalto nuovo e le piante fiorite all’ingresso dell’ospedale, hanno lasciato il posto ai problemi di sempre.
E quello dell’aria condizionata è davvero antico. Succede la stessa cosa praticamente ogni anno: appena arriva il caldo l’impianto centralizzato della struttura ha bisogno sempre di nuovi pezzi di ricambio. E allora, segnalazioni, relazioni, impegni di spesa. Tempi tecnici e tempi burocratici.
Certo, gli impianti sono diversi. Per fortuna la sala operatoria ne ha uno suo. Peccato che i pazienti, in questo caso, subiscono le attese per la prenotazione dell’intervento, poi l’operazione chirurgica e poi, appunto, il caldo.
Ma qui la gente è abituata ad attendere. Si comincia già dal Centro Unico Prenotazioni, dove si prenota on line. Non gli esami o le visite specialistiche (tante non sono prenotabili da remoto), ma lo sportello. O meglio, la coda. Sì perché con quella prenotazione hai diritto, appena l’addetto ti chiama, a prendere un altro numero dal totem ed aspettare il tuo turno. Insomma, prenotare per prenotare. Poi c’è l’attesa per parlare con l’impiegato dello sportello, l’attesa (a volte mesi) per poter fare la visita, l’attesa, quando verrà il momento della visita. Ma anche l’attesa per il giorno dell’intervento. Però l’intervento per cui si attende di più alla fine è quello dei tecnici che devono aggiustare l’impianto di aria condizionata che non funziona. Colpa loro? No, perché mancano dei pezzi di ricambio. Per comprarli occorre la solita procedura. E, di nuovo, scatta l’attesa.
Oggi, più che di piante fiorite, c’è bisogno di condizionatori. Magari di un impianto nuovo.
Egidio Morici