Castelvetrano. Assolto in Appello, ma nel video sputa contro le due vigilesse
Nei giorni scorsi abbiamo scritto di Francesco Salvatore Catalano, assolto in Appello, dopo essere stato condannato in primo grado a 6 mesi di reclusione per oltraggio a pubblico ufficiale e al pagamento di un risarcimento danni perché, nel 2018, aveva insultato e sputato contro due vigilesse che lo avevano multato per divieto di sosta (ne avevamo scritto qui).
Mentre sputava alle due donne, con la macchina parcheggiata proprio nello spazio riservato alla polizia municipale, nel centralissimo corso Vittorio Emanuele II a Castelvetrano, veniva però ripreso con uno smartphone ed il video, che riproponiamo di seguito, era diventato virale sul web.
In appello però, come si diceva, è stato assolto. Le motivazioni della sentenza dovrebbero arrivare entro 90 giorni, ma intanto i giudici hanno sottolineato che “il fatto non sussiste”.
In molti hanno pensato ad una contraddizione in termini, data l’esistenza di quel video che aveva fatto il giro dei social.
Abbiamo chiesto all’avvocato Marco Campagna, legale delle due vigilesse, che ci ha risposto così:
“Nella sentenza di primo grado, è probabile che il punto oggetto di assoluzione in appello possa riguardare il passaggio in cui si legge che non si ha comunque certezza dell’autore del video e dunque della fonte di provenienza...”.
Insomma, il motivo potrebbe essere che chi ha girato il video non sia mai stato identificato. E quindi, non potendo essere attribuita la paternità delle immagini, in ambito giudiziario è come se non esistesse nemmeno il video.
“Inoltre l’articolo 341 bis – ha aggiunto l’avvocato Campagna - punisce chiunque in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. Purtroppo la presenza di più persone non è stata dimostrata. Anche per questo, la corte di Appello potrebbe essere stata indotta a fare una valutazione diversa”.
Siamo di fronte al classico caso in cui appaiono evidenti i limiti della verità processuale rispetto alla verità storica. E allora ecco che il verdetto giuridico si dimostra assolutamente distante dalla realtà dei fatti. In un tribunale però, dove le cose vanno dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio, ciò che tutti abbiamo visto, se non si conosce anche chi ha fatto la registrazione, non è mai avvenuto.
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