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20/06/2023 06:00:00

  Trapani e l’acqua che manca, una città a secco da sempre

 Da quando esiste, Trapani, ha sempre dovuto far fronte al problema dell’acqua. Come approvvigionarsi, come e dove prendere l’acqua. Una città sul mare, ma costantemente a secco.

E ancora oggi questo problema esiste. Dalle sorgenti di Erice ai pozzi di Bresciana, Trapani ha sempre estratto lontano dalle sue mura l’acqua.
Oggi è una delle poche città che gestisce un impianto di sollevamento, che però si trova a decine di chilometri di distanza. Un impianto, quello di Bresciana, continuamente bersagliato e sabotato. Per il sindaco Giacomo Tranchida a lasciare a secco la città, soprattutto in estate, non sono semplici vandali, ma criminali organizzati.
Perchè sono costanti, cadenzati, i raid nell’impianto che porta l’acqua a Trapani, e ogni possibile soluzione sembra non bastare.
Negli ultimi giorni, per l’ennesima volta, ci sono stati dei raid che hanno praticamente bloccato l’erogazione in città. Trapani e Misiliscemi sono rimaste sostanzialmente a secco, con un gran via vai delle autobotti private per approvvigionare soprattutto le attività commerciali. Trapani, infatti, in questo periodo è piena di turisti, e il blocco dell’erogazione idrica è un gran danno per le attività.
Nei giorni scorsi i sindaci di Trapani e Misiliscemi hanno chiesto al Prefetto l’intervento dell’esercito per controllare i pozzi di Bresciana, che si trovano nel territorio di Campobello di Mazara. Ad essere presi di mira, c’è da dire, non solo i pozzi di Bresciana, ma anche la condotta di Sicilacque, nella frazione di Fulgatore, che rifornisce anche i Comuni dell’Agroericino.


“I pozzi di Bresciana si trovano in un territorio dove hanno investito imprese in odor di mafia”
dice il sindaco Tranchida a Tp24. “Quando sono arrivato io ho rotto qualsiasi meccanismo e sono iniziati i problemi. Non si tratta di semplici furti di rame, c’è la mano della criminalità. Il blocco di un pozzo mette in ginocchio una città”. Tranchida spiega anche che il problema non coinvolge solo i residenti e gli esercenti. “Ma non possiamo dare l’acqua neanche all’aeroporto militare, ai vigili del fuoco e ad altri enti”. Il sindaco trapanese ha presentato diverse denunce. “C’è qualcos’altro dietro a questi danneggiamenti e spero che il Prefetto attenzioni la questione”.
I continui danneggiamenti ai pozzi di Bresciana, e lo stop all’erogazione idrica, suscitano molte polemiche in città, e il sindaco viene accusato di non fare abbastanza per garantire il servizio. In campagna elettorale, ad esempio, il candidato Maurizio Miceli, arrivato secondo, ha proposto di installare la videosorveglianza sui pozzi di Bresciana. “E’ impossibile in 400 ettari, neanche un satellite può controllare quell’area”, taglia corto Tranchida.
Trapani è una delle poche città che gestisce dei pozzi in un altro Comune, e così lontani dalla città. Bresciana si trova, infatti, a più di 60 chilometri da Trapani.

 


Ma il rapporto tra Trapani e l’acqua, sin dalla sua nascita, è sempre stato complicato.
In rete si trova ancora oggi una ricerca del 1967, in cui Franco Lombardo racconta la grande “sete” di Trapani, sin dalla sua fondazione. Trapani è sempre stata città dipendente da altri territori per l’approvvigionamento idrico. E questo anche per l’impossibilità di scavare pozzi nel territorio trapanese. Ad esempio, riporta Lombardo, che già nel XII secolo gli arabi che sostavano in città trovavano l’acqua di Trapani salata “da non potersi mandare giù”.
Un secolo dopo ai tempi del regno di Giacomo d’Aragona venne scavato un pozzo non molto distante dall’attuale via Torrearsa. Durò fino al 1500. Nel corso dei secoli si scavarono pozzi, si trovarono falde. La più importante sorgente, che venne utilizzata per secoli di trovava ad Erice, allora Monte San Giuliano, realizzato dai Chiaramonte. Venne realizzato anche un acquedotto che passava da Bonagia.

 

In un altro articolo riportato da Trapani Nostra, Giuseppe Abate racconta il difficile rapporto che Trapani ha sempre avuto con l’acqua potabile:

“Un problema molto rilevante nelle epoche passate, in cui la città poteva esser conquistata non solo con la forza delle armi, ma anche presa per sete, sottoponendola ad un lungo assedio, magari d’estate, quando non piove e di acqua ce n’è più bisogno. Non bisogna esser geologi per capire come in un territorio lambito per gran parte dal mare, fatto di scogli e di terreni acquitrinosi, sia utopistico trovare abbondanti acque dolci nel sottosuolo dell’impianto cittadino. Tutt’al più attraverso la realizzazione di pozzi era possibile rinvenire accumuli idrici quantitativamente modesti e qualitativamente scadenti, vista la commistione delle acque con quelle salate del mare e con i reflui prodotti dagli insediamenti abitativi”

 

 

Per questo Trapani è sempre stata costretta a prendere l’acqua da altri comuni. Per questo, di va a Bresciana.


In tempi più vicini a noi (1947), durante la esecuzione di alcuni lavori nel giardino della Basilica della Madonna di Trapani, fu individuata un’altra falda di acqua dolce. Per qualche tempo i trapanesi andarono a rifornirsi a quella fonte, non solo per soddisfare reali necessità, ma anche perché fiduciosi nelle proprietà miracolose di quell’acqua, che in realtà, a causa della superficialità della falda e la massiccia immissione di acque reflue da pozzi neri, risultava piuttosto inquinata. Seguirono le realizzazioni degli acquedotti di Montescuro (1953), con derivazione di acque dalle omonime sorgenti, e di Bresciana con sfruttamento di ricche falde sotterranee nel territorio di Castelvetrano ed infine, la costruzione di un grande impianto di dissalazione nelle immediate vicinanze della città. Ciononostante, il problema dell’acqua resta sempre di attualità. Ancor oggi non sono infrequenti prolungate interruzioni nell’erogazione dell’acqua potabile a causa di ripetute rotture o disfunzioni negli impianti, per non parlare, infine, della fatiscenza delle condutture, con conseguenti perdite. Tutto ciò costringe la popolazione a fare i conti con impreviste ed imprevedibili riduzioni di disponibilità idrica, e rende necessario l’accumulo di riserve per le emergenze. Pertanto la storia si ripete, condannando Trapani a soffrire in eterno la penuria d’acqua ed esponendo i cittadini ai ricatti dei potenti di turno, sempre pronti a strumentalizzare politicamente l’argomento.

Trapani, insomma, la città del vento, ma che ha da sempre sofferto la sete.



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