L'Antipolitica. La politica, intesa come impegno attraverso il quale si governa una collettività, dopo aver trovato gli strumenti per realizzare le proprie idee, conduce in sé il germe della sua opposizione, cioè l’attività di opporsi a essere oggetto di politica.
L’opposizione contro la scienza e l'arte del governare si può esprimere come critica di alcuni aspetti della stessa, critica delle persone che la esercitano, fino al rigetto della stessa. Solamente in questo caso si tratta di antipolitica. Dipende dal tipo di sistema politico come la sua avversione si realizza e si esprime. In democrazia, la critica alla politica è istituzionalizzata nella libertà di parola, nel diritto di associazione e nell’opposizione parlamentare. L’istituzionalizzazione della critica all'amministrazione nei regimi democratici è un meccanismo per minimizzare le probabilità che sfoci in comportamenti illegali.
Nei regimi autoritari e totalitari, invece è soppressa. Alcuni effetti dell'ostilità nei suoi confronti hanno generato nello Stivale durante tangentopoli e nel prosieguo: abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, giustizialismo e anche da noi un partito il M5S. La politica siamo noi è un mantra che piace, perché lo è anche nella scelta di un cibo. Il malanimo è per quella partitica, che forma una classe dirigente di yesman. Che nega l'espressione del cittadino con la rimozione della preferenza.
Seppur responsabili nella opzione della lista bloccata e il voto disgiunto, fateci votare gli Sturiano, Vinci, Fici, Coppola, Genna, Ferrantelli, Gerardi e la Milazzo che si desiderano, l'Antipolitica sarebbe zittita e il corpo elettorale autore del proprio destino nella 'fattispecie', al mille per cento.
Vittorio Alfieri