Ad ogni cliente cercavano di propinare una spaghettata veloce. Una carbonara, uno spaghetto col sugo. Ma “Pieruccio”, non era un bar qualunque. Era il bar in cui i trafficanti di cocaina si incontravano per scambiarsi la droga, per chiudere accordi e sistemare faccende.
Un bar, abusivo, realizzato in via Salemi, a Marsala, proprio accanto all’ospedale Paolo Borsellino. Un bar riconducibile a Vincenzo Fabio Licari, marsalese di 47 anni, coinvolto nell’operazione antidroga Fox che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di 11 indagati, gravemente indiziati dei delitti di traffico e spaccio di cocaina sull’asse Catania-Marsala.
L’inchiesta
L’operazione Fox ha smantellato un consistente traffico di cocaina tra Catania e Marsala con al centro l’utilizzo di auto a noleggio fornite dalla Mari Autonoleggio, società di Pietro Marino, arrestato nell’operazione. Il fiume di droga, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, in più occasioni, sarebbe stato trasportato dalla città etnea a Marsala utilizzando autovetture a noleggio intestate a due società marsalesi. A Marsala, ogni mese, sarebbero arrivati 2 chilogrammi circa di cocaina che avrebbe inondato la città favorendo lucrosissime entrate illecite per i trafficanti. La cocaina veniva ceduta ai locali pusher locali per l’approvvigionamento delle piazze di spaccio cittadine. L’indagine dei Carabinieri ha consentito di arrestare in flagranza sette persone, sequestrare tre chilogrammi di cocaina e circa 40mila euro in contanti ritenuti provento dell’illecita attività.
Chi è Licari?
Vincenzo Fabio Licari è pregiudicato e già noto alle forze dell’ordine per spaccio di droga, ma anche per essere stato arrestato per la vicenda delle rapine ai bancomat con gli escavatori tra Marsala, Trapani e Catania. Sono diverse le cessioni di stupefacenti da parte di Licari registrate dagli inquirenti a persone note alle forze di polizia poiché dedite allo spaccio di cocaina nel territorio marsalese nell’ambito dell’operazione Fox. Gli inquirenti tramite le telecamere installate presso il bar “Pieruccio” hanno documentato due incontri in cui Licari ha ceduto la cocaina a Riccardo Giacalone, anche lui coinvolto nell’operazione di qualche settimana fa, per la successiva vendita al “dettaglio”.
Il sequestro dei beni
Gli ulteriori sviluppi riguardano proprio Licari, e i suoi beni. I Carabinieri, su input della Procura, hanno sequestrato il bar Pieruccio e una casa a tre piani. Secondo i Carabinieri e la Procura il bar ed i beni oggetto di sequestro sono il provento del traffico di cocaina o comunque abbiano un valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato dall’indagato.
Licari infatti, disoccupato e percettore del reddito di cittadinanza, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avvalendosi di prestanome o parenti stretti per eludere le indagini patrimoniali, avrebbe avuto la diretta disponibilità, insieme alla moglie, di due immobili, una casa su tre livelli e il chiosco adibito a bar, peraltro costruiti abusivamente, e vari beni mobili (due auto e due ciclomotori), di valore non giustificabile rispetto ai redditi dichiarati. Il bar abusivo ufficialmente è di Aldo Vinci, gestito con il figlio Francesco.
Il trafficante con il reddito di cittadinanza
L’ipotesi investigativa è che Licari si sia procurato i beni mobili ed abbia costruito gli immobili con il provento della lucrosa attività di traffico di droga, intestandoli a persone a lui vicine per rapporti di parentela o di amicizia proprio per non destare sospetti.
I Carabinieri ritengono tuttavia di essere riusciti a dimostrare la riconducibilità dei beni a Licari , attraverso la minuziosa analisi del suo stato patrimoniale “ufficiale”, a documentare una presunta netta sproporzione tra la ricchezza dichiarata e quella reale: i redditi “leciti” del nucleo familiare dell’indagato e della moglie (si ripete, addirittura percettori del reddito di cittadinanza), complessivamente valutati per il periodo compreso tra il 2017 e il 2021, non sarebbero stati sufficienti neppure a far fronte alle esigenze primarie di vita, a fronte invece di un patrimonio immobiliare (ed anche economico-finanziario) particolarmente ingente.