Le condizioni meteorologiche instabili di questa stagione primaverile hanno ritardato gli incendi che annualmente, a decorrere di solito dal mese di aprile, vengono appiccati alla vegetazione delle Sciare di Mazara.
Sciare ubicate, come è noto, nella piana di S. Nicola, tra la R.N.I. Lago Preola e Gorghi Tondi e lo stagno Pantano Leone di Campobello di Mazara. Le Sciare del mazarese, come le accennate “zone umide” (riconosciute tra l’altro d’interesse internazionale), risultano parte integrante della ZSC ITA010005 e ZPS ITA010031 e, sulla carta, godono di idonea protezione. Quest’anno, nel mese di aprile è stato bello e rilassante osservare il fogliame verde lucente delle sclerofille mediterranee, frammisto alle graminacee dorate (già in aprile) delle nostre Sciare. Evenienza che ha indotto a pensare che, finalmente, erano stati presi provvedimenti a “prevenzione” degli incendi anche nelle Sciare, considerate anche le reiterate richieste di applicazione della L. r. 14/2006 che imprime salvaguardia alla vegetazione boschiva e alla vegetazione assimilata alla boschiva. E’ stato come un baleno, dato che al sopraggiungere di maggio, alla prima folata di libeccio, vaste distese di vegetazione delle Sciare sono state percorse dalle fiamme. La prima distesa giallo-verde ad essere ridotta in cenere è stata quella della Sciara di Campana Misiddi, rara zona d’Italia in cui hanno trascorso l’inverno ben quattro, altrettanto rare, aquile anatraie minori, nibbi bruni e nibbi reali. Zona destinata, sulla carta, alla conservazione naturale che, invece, in seguito agli incendi e alla bonifica delle creste di roccia affioranti, come già accaduto in altre porzioni di Sciare, potrebbe essere ridotta a zona per l’impianto di serre o di oliveto o di vigneto, se non addirittura per l’impianto di pannelli solari. In previsione di ciò il terreno a sciara ha raggiunto quotazioni inimmaginabili e chi ha dimostrato l’intenzione di acquisto per opere di riqualificazione e, quindi, di salvaguardia ambientale se ne è scappato.
A queste condizioni, con gli oltre tremilioni di Euro spesi dalla Regione per i Piani di Gestione dei cosiddetti p.SIC e ZPS, dopo tutti i soldi spesi per gli studi e la tutela di habitat, di specie animali e di specie vegetali (ricordate l’affare Zelkova sicula, trattato nell’Arena di Giletti, o l’affare Calendula maritima) che senso ha, ad oggi, in provincia di Trapani, la protezione della natura e, quindi, di questa “Rete Ecologica Europea Natura 2000”?
Enzo Sciabica