In pochi giorni il Partito democratico siciliano ha vissuto sulla sua pelle una crisi enorme, e ha avuto anche, in parte, l'indicazione di una soluzione.
Il terremoto è stato l'abbandono di Caterina Chinnici. Due volte eurodeputata, candidata alla presidenza della Regione lo scorso Settembre, Chinnici ha annunciato l'addio al Pd per entrare nella Forza Italia di Renato Schifani, il suo avversario giusto sei mesi fa. Per i militanti e il popolo dem è stata una mazzata, soprattutto perché Chinnici è una dei "figli di", sui quali si è costruita larga parte della narrazione politica del centrosinistra in Sicilia. Lei, in particolare, è la figlia di Rocco Chinnici, il padre del maxi processo, il giudice che pagò con il più terribile degli attentati la sua lotta a Cosa nostra. E adesso sta con Forza Italia.
Trovo insopportabile una cosa, in questa come in altre vicende di cambi di casacca, soprattutto dalle parti del Pd: il fatto che i diretti interessati, come ad esempio Chinnici, prendano in ballo la questione dei "diritti", per dire che loro non sono più a loro agio nel nuovo corso dei democratici. Chinnici è stata propria chiara: le creano disagio i temi delle "adozioni" e delle "coppie gay", perchè lei è di principi cattolici, e poi, ci sono "valori non negoziabili", dice. E' tutto molto ipocrita perchè si fa apparire come un caso mondiale, ogni volta, un tema che riguarda una minoranza di persone, che, ad ogni modo non chiede null'altro se non di vivere la propria vita. Non è una questione di destra o sinistra, ma di libertà. A parte poi, che sentir parlare un magistrato, Chinnici, di principi cattolici da applicare fa sempre un po' specie. Dovremmo punire con la legge allora l'adulterio: anche quello del matrimonio, per Chinnici, dovrebbe essere un "valore non negoziabile".
L'abbandono di Chinnici ha creato l'ennesima crisi psicotica nel già malmesso centrosinistra siciliano. Però il problema non è l'eurodeputata, che ha tutto il diritto di fare politica dove vuole, il problema è di chi ha deciso, in questi anni, che il peso di un cognome contasse più della coerenza (a Chinnici si era già perdonato di essere stata assessore con Raffaele Lombardo), dell'impegno, della qualità dei contenuti politici proposti, soprattutto nel campo della lotta alla mafia. Chinnici è stata per il Pd una specie di santina, una delle tante, per autoassolversi nell'impegno antimafia.
Ma, qualche giorno dopo, ecco arrivare per la prima volta in Sicilia da segretaria, Elly Schlein. Che ha fatto due cose semplici, ma profonde. Il 30 Aprile ha ricordato Pio La Torre, il giorno dopo, 1° Maggio, è stata nel luogo della prima strage di Stato, Portella della Ginestra. Ha portato il Pd, ed il pd siciliano, nel cuore della sua vera storia. Lo ha fatto con la sua presenza, che è importante, perchè la politica è anche forma, è esserci, ed in molti, in questi anni, dalle parti del centrosinistra, sono stati assolutamente assenti. E siccome i gesti e la forma sono importanti, ma non sufficenti, Schlein ha aggiunto anche parole che dalle parti di un centrosinistra sempre troppo a braccetto con chi governa non si sentivano da tempo: ha denunciato un calo di tensione nella lotta alla mafia, ha criticato la riforma del codice degli appalti. Ha dato anche argomenti, insomma.
In questi giorni si parla molto della segreteria dem, della sua consolente d'immagine, dell'armocromia. Tutta roba da chissenefrega, per quanto mi riguarda. Mi fa piacere che Schlein vesta con i colori "appattati". Mi fa ancora più piacere che sia in sintonia con la storia e le lotte di un popolo che ha bisogno di punti di riferimento. E si, lo so, che Portella della Ginestra, ieri, è stata per molti l'occasione non di ricordare un eccidio ancora oggi impunito, ma per fare un selfie con la segretaria giovane e alla moda. E si, lo so anche che Pio La Torre, orgoglio di sicilia, era anche e soprattutto un pacifista convinto, bussola che il Pd oggi sembra aver perso. Ma anche con queste ed altre contraddizioni, c'è comunque una voglia di stare nelle cose, di esserci. Il passo successivo è adesso fare seguire a queste parole gesti concreti.
Giacomo Di Girolamo