Un appuntamento da non perdere, quello di domani 2 maggio a Salemi.
Nei locali del Circolo “Peppino Impastato” di via Antonino Lo Presti alle ore 18,00 Adelmo Cervi presenterà il suo libro “I miei sette padri”.
Adelmo Cervi, lo ricordiamo per i piu’ giovani, e’ figlio di Aldo Cervi, il terzogenito dei sette fratelli Cervi torturati e fucilati dai fascisti il 28 Dicembre 1943.
Adelmo aveva appena compiuto quattro mesi quando perse il padre. Suo nonno Alcide, la cui figura entusiasmò Italo Calvino (“Lotta contro la guerra, patriottismo concreto, nuovo slancio di cultura, fratellanza internazionale, inventiva nell’azione, coraggio, amore della famiglia e della terra, tutto questo fu nei Cervi”), pubblico’ nel 1955 “I miei sette figli”, a cura di Renato Nicolai, un classico della Resistenza stampato in centinaia di migliaia di copie e tradotto in moltissime lingue.
Nel 1968, dopo un lungo boicottaggio operato dal governo del tempo (Leone e Andreotti) uscì il film “I sette fratelli Cervi” di Gianni Puccini.
Prima di essere trucidati, Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, contadini di Campegine in provincia d Reggio Emilia, avevano rifiutato sdegnosamente l’offerta di salvarsi purché indossassero la divisa dei repubblichini fascisti.
Di estrazione cattolica e fortemente antifascisti formarono, insieme al padre Alcide la cosiddetta "Banda Cervi", che compì azioni di guerriglia contro i fascisti e contro i tedeschi.
Catturati, dopo che il loro casale fu circondato da un numero elevato di truppe fasciste, furono imprigionati a Reggio Emilia e, il mattino del 28 dicembre 1943 tutti fucilati al poligono di tiro della città dai fascisti, insieme ad un compagno di prigionia.
Il libro e’ anche la narrazione di una storia familiare e della ricerca più intima dell’identità di un padre che non ha mai conosciuto e tuttavia sente sempre presente. Ma non si tratta di agiografia della figura paterna.
Ma anche l’affresco di una civiltà contadina ormai scomparsa costellata di ingiustizie e di miseria, di solidarietà e di voglia di riscatto.
Aldo era una persona seria che quando faceva le cose, le faceva bene. Era uno serio. Quando era cattolico praticante era sempre il primo ad arrivare in chiesa e a sbrigare le attività parrocchiali.
Continuerà ad essere “serio” ma anche quando si “volterà” dall’altra parte, quando diventerà un comunista e quando si dedicherà alla Resistenza ai nazifascisti.
Aldo e i suoi sanno bene da che parte stare. È una scelta, la loro, spontanea ma anche il risultato di una cultura maturata negli attraverso studi da autodidatta coniugata alla nella pratica politica del militante.
Un libro prezioso quello di Adelmo guarda al padre con gli occhi non solo del figlio, ma soprattutto con quelli di un fratello maggiore.
Un libro di grande attualità sebbene racconti il passato.
“Grazie per “Avermi voltato, insieme a tanti compagni di ieri e di oggi “, conclude Adelmo, rivolgendosi al padre Aldo.
E, visto che c’è ancora tanto per cui lottare, in questo mondo, sarebbe il caso di ringraziarlo anche per quelli “volterà ” domani.
Franco Ciro Lo Re