Chi pensava, assistendo allo spettacolo "PlayConsagra", ideato e diretto da Giacomo Bonagiuso, di essere l'abituale spettatore passivo di un “omaggio" a Pietro Consagra di sicuro sarà stato sorpreso, direi in modo alquanto positivo e stupefacente. Soprattutto chi non conosce la forza esplosiva e le coraggiose scelte del regista.
Non era facile e neppure semplice, aggiungerei anche rischioso, il percorso seguito da Bonagiuso per fare, da un lato, rivivere il geniale (ma anche incompreso per tanti versi) talento di Consagra e dall'altro di riparare ai grandi torti che l'artista, ormai scomparso, ebbe a ricevere proprio dalla cittadina in cui era nato, vissuto per qualche tempo, ed in cui aveva ricevuto la prima formazione. Respinto dalla mediocrità e dal conformismo imperanti, dal convincimento che chi non ossequia, non si adegua, è destinato al "gran rifiuto", il figlio mazarese dovette anche tollerare sterili polemiche ed attacchi gratuiti e pretestuosi, anche quando fu preceduto da successi e fama.
Il cosiddetto "riscatto" è avvenuto proprio il 26 Aprile in una magnifica struttura, il chiostro del Collegio dei Gesuiti, allorché la sperimentazione creativa di un altro figlio di questa città con determinazione e piglio decisionista ha messo in campo (ed ecco il play di cui parleremo) non soltanto la "sua vita" ma le tante anime dell'Arte, riuscendo in tal modo a realizzare il duplice percorso al quale si faceva riferimento.
Attraverso il movimentato susseguirsi di parole, immagini, linee, gesti, colori, luci, musiche ha preso forma e diritto all'esistenza un emozionante e vibrante crogiolo di pluralità di linguaggi che ha avviluppato tutti (autori, attori e spettatori) in un'atmosfera irreale e reale al tempo stesso, infatti la pulsante mescolanza degli elementi artistici - ciascuno a suo modo - ha restituito un unicum a ribadire il concetto che l'Arte non è un fiume ma tanti rivoli (anime) che ad ondate raggiungono l'alveo: un flusso perenne mai identico a se stesso.
La narrazione non è soltanto sequenze di fonemi ma trasposizione di emozioni, le emozioni non sono soltanto sensazioni interiori ma diventano proiezioni che riverberano colori, le movenze non sono più sola gestualità che si nutre di corpi ma conducono ai sogni, alle partenze e poi ai ritorni, agli approdi, la musica non è fatta soltanto di note ma descrive gli stati più reconditi dagli affanni agli entusiasmi.
Così, in questa magica atmosfera, Consagra diventa o meglio rappresenta l'Artista, i bravissimi giovani del Performig Theater di Bonagiuso sono il palcoscenico, la carne del teatro stesso, mentre il videomapping rappresenta in tale "gioco" l'innovazione che non dimentica il passato ma vi s'innesta saldo. The play is phantasmagoric, per restare tra gli anglicismi.
Francesca Incandela