Liberazione. Abbiamo festeggiato giorni orsono la cacciata dei nazifascisti, avvenuta 78 anni fa. Le attenzioni ovviamente erano rivolte alla classe istituzionale di FdI. La presidente del Consiglio, unitamente a due big del partito La Russa presidente del Senato e Crosetto ministro della difesa hanno accompagnato il presidente della Repubblica all'altare della patria. La Meloni con una lettera al Corriere della Sera ha affidato le riflessioni sull'evento, quello che si nota è che per lei diventi una festa libertà da tutti i totalitarismi, lo può fare, ma il 25 aprile resta la Festa della Liberazione ed è fondante dell'identità nazionale. Mattarella in tal senso è stato illuminante.
Si rammentano le quattro giornate di Napoli, propedeutiche a quelle del '45, furono un'insurrezione popolare con la quale, tra il 27 e il 30 settembre 1943 la popolazione civile ed altri liberarono la città dall'occupazione dei tedeschi, ma questa è un'altra storia. Si è molto apprezzato che il ministro degli interni abbia scelto Castelvetrano per la ricorrenza e che abbia definito la mafia una 'dittatura' da cui affrancarsi, affermando: "Che una volta per tutte si sgomberi il campo dall’odiosa narrazione che vede la mafia come portatrice di lavoro, di ricchezza: è una narrazione falsa che cerca di creare consenso, nascondendo la vera natura della mafia che è sottomissione, prevaricazione, violenza, come in qualsiasi regime. È anche una narrazione di comodo, perché rendendo questo fenomeno come qualcosa di ineluttabile e, in qualche modo, addirittura di conveniente, prova a distogliere ciascuno dalle proprie responsabilità".
Impeccabile il pensiero ma per realizzarlo necessita la creazione di un nuovo paradigma culturale e che lo Stato ne sia garante. Citando Falcone: "La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine", quando dipende dagli uomini. Altrimenti la Liberazione declinata alla mafia sarà un ulteriore esercizio di retorica.
Vittorio Alfieri