Educazione alla sostenibilità e alla tutela ambientale, un patto educativo globale che richiede impegno dei governi, della società civile, dei Comuni.
Il tema di quest’anno è “Investire nel nostro Pianeta", si celebra così a partire da oggi la 53esima Giornata mondiale della Terra, una occasione per riflettere sui rischi corsi dal nostro mondo e un modo per celebrarlo.
L’Unione europea ha recentemente finanziato due progetti che trovano in Italia un bacino di studio: The Hut e Forwards, il primo è coordinato dall’Università di Salerno e coinvolge dieci aree europee in cui verranno testati nuovi modi per limitare e gestire i rischi associati al cambiamento climatico, queste aree si trovano nel nostro Paese e sono la zona compresa tra penisola sorrentina, costiera amalfitana e Monti Lattari, e l’area di Ogliastra in Sardegna. Il progetto The Hut ha l’obiettivo di creare una guida per rendere le comunità più resilienti alle problematiche causate dagli eventi estremi.
Mentre il progetto Forwards con un budget di 14 milioni di euro prevede la realizzazione dell’Osservatorio ForestWard, uno strumento di monitoraggio e valutazione paneuropeo che studierà l’impatto del climate change sulle foreste, contribuendo a ripristinare gli ecosistemi, tutelare la biodiversità e incrementare l’adozione di buone pratiche di gestione secondo i principi della Climate-Smart Forestry.
A Roma è stato allestito il Villaggio per la Terra a Villa Borghese con oltre sport con più di 30 associazioni e federazioni del CONI, i villaggi dei Bambini, della Scienza e della Biodiversità con i Carabinieri Forestali, i talk show sulla sostenibilità sulla Terrazza del Pincio. Su Raiplay oggi si terrà la maratona One People One Planet prevede 16 ore di contenuti live che culmineranno con il Concerto per la Terra.
Anche Torino per la prima volta entra nel cuore delle celebrazioni, rappresentanti delle istituzioni torinesi si impegneranno a diminuire le emissioni entro il 2030.
Uno dei temi centrali è l'adozione di importanti iniziative di politica ecologica, per contrastare la crisi climatica e costruire economie verdi in ogni Paese in modo che tutti traggano vantaggio dalla rivoluzione verde.
Secondo Earthday, i governi devono incentivare i cittadini, le imprese e le istituzioni a creare e innovare, promuovendo gli interessi pubblici e creando il quadro per un sistema economico globale equo e sostenibile.
"Nell'ultimo secolo il mondo ha consumato troppo, questo consumare significa non conservare per il futuro, e significa doverci impegnare tutti. La Giornata della Terra ha questo significato", lo ha affermato il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, l'Unicef poi ricorda che in tutto il Pianeta, circa un miliardo di bambini - quasi la metà - è ad altissimo rischio per gli impatti della crisi climatica.
Inquinamento, scarsità d'acqua ed eventi metereologici estremi sempre più diffusi e frequenti stanno minacciando un'intera generazione di bambini e adolescenti: a livello globale entro il 2040, quasi un bambino su 4 vivrà in aree con elevata scarsità di acqua, in Italia si stima che nel 2050 la maggior parte dei bambini sarà esposta ad ondate di calore sempre più frequenti.
Intanto secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio Deloitte, un italiano su tre ritiene il cambiamento climatico una delle minacce più gravi e urgenti da affrontare; sette su dieci pensano di essere testimoni della “più grande crisi climatica ed ecologica della storia”; l’83% ritiene responsabili i modelli di sviluppo insostenibili della società contemporanea. Il 78% degli italiani dichiara di agire per sprecare meno, producendo meno rifiuti e praticando il riciclo. Il 73% ha dichiarato una maggiore attenzione al consumo di acqua rispetto al recente passato. Il 40% acquista prodotti alimentari biologici o da filiere certificate. Il 27% utilizza i mezzi pubblici per gli spostamenti. Il nostro Bel Paese è ricoperto per il 40% di boschi ma, invece, l’agricoltura si concentra vicino ai grandi centri urbani e in pianura, favorendo le colture estensive e perdendo le peculiarità delle colture locali tradizionali, tipiche delle aree interne.
Altro motivo di ottimismo è che il 20% del territorio e l’11% delle aree marine nazionali sono sotto qualche tipo di tutela ecologica: dai parchi nazionali e regionali alle riserve, dalle Zone di Protezione Speciale alle aree protette in generale.
Un importante investimento riguarda il nostro mare, l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale di recente ha presentato il Progetto MER che verrà finanziato con 400 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si tratta di una serie di interventi e azioni per la salvaguardia ed il recupero di ecosistemi marini delle coste e dei mari italiani che, fino al 2026, vedranno l’ISPRA come “soggetto attuatore” per conto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Tra gli interventi previsti ci sono il ripristino delle praterie di posidonia oceanica danneggiate dalle attività umane in 15 aree marine; i letti ad ostriche nell’Adriatico, il coralligeno e le foreste di alghe cystoseira; e la mappatura delle montagne sottomarine localizzate al largo delle coste liguri sarde e del basso Tirreno, oltre che nello Ionio e nell’Adriatico Meridionale. Per avere un’idea, l’area di monitoraggio è grande quanto la Campania. Altrettanto imponente la prevista mappatura di tutte gli habitat costieri italiani, che verrà realizzata con una rete di sensori di superficie, droni subacquei e tecnologie di rilevamento da aerei e da satelliti. L’ISPRA e il MASE hanno inoltre annunciato il varo di una nuova “unità navale oceanografica maggiore” che renderà possibile sondare i fondali profondi fino 4000 metri.