15,40 - Nel corso delle perquisizioni eseguite dalla sezione Eppo del Nucleo investigativo di Palermo dei carabinieri nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto per corruzione della preside Daniela Lo Verde e del vicepreside, i militari, nelle abitazioni degli indagati, hanno trovato e sottoposto a sequestro diversi dispositivi elettronici quali computer portatili, smartphone, tablet, giochi da tavolo per bambini ancora confezionati, una cassa audio, una stampante, uno scanner e un maxi televisore da 65 pollici.
"Rimango sgomento nell'apprendere la notizia dell'arresto della Preside dell'Istituto comprensivo "Giovanni Falcone", Daniela Lo Verde, che, durante il mio incarico di assessore regionale all'istruzione, ho conosciuto come dirigente scolastica particolarmente dedita al suo lavoro. Alla luce degli odierni accadimenti, è doveroso che le indagini abbiano il loro corso e confido che esse possano inequivocabilmente chiarire i fatti, per il bene della comunità studentesca e della scuola, da sempre importante punto di riferimento civile e sociale del difficile quartiere Zen 2».Lo dice il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci, dice: "L'indagine che ha portato oggi all'arresto di Daniele Lo Verde mi addolora profondamente e non solo perché i fatti che stanno emergendo sono un insulto alla memoria di mio fratello Giovanni. Conosco bene quella scuola da prima che la dirigesse Lo Verde e l'ho sempre considerata un presidio fondamentale in un quartiere come lo Zen attanagliato da tante criticità, con una presenza criminale notevolissima e una dispersione scolastica tra le più alte d'Italia".
Giusto Catania, ex assessore comunale della giunta Orlando e dirigente scolastico dell'I.C. Giuliana Saladino, scuola capofila della Rete per la promozione della cultura antimafia nella scuola, afferma: "La notizia dell'arresto di Daniela Lo Verde è uno choc terribile per me, che la conosco da anni, e per il mondo della scuola. Ho grande fiducia nella magistratura e sono certo che i contorni della vicenda si chiariranno presto. Questa notizia non può, qualsiasi sia l'esito della vicenda giudiziaria, delegittimare il lavoro faticoso e fertile che fanno quotidianamente docenti e dirigenti scolastici, soprattutto in realtà sociali difficili del nostro territorio".
12,00 - E' originario di Salemi il vice preside arrestato per corruzione e frode a Palermo. Si tratta di Daniele Agosta, classe 1979.
La vicenda riguarda la frode sui finanziamenti europei ottenuti dalla scuola dello Zen per i vari progetti contro la dispersione scolastica. Agosta è accusato di aver collaborato con la preside, per essersi appropriato di generi alimentari di prima necessità e di conforto, materiale destinato ad uso scolastico acquistato nell'ambito dei progetti PON pure per il servizio mensa degli alunni; IPad Air Apple e un Mac, sempre comprati per la scuola, e per avere, successivamente, ceduto parte di tali beni pure a familiari e terzi.
I progetti Pon, tra l'altro, erano condotti in maniera assolutamente irregolare apponendo date "farlocche".
Al centro dello scandalo Daniela Lo Verde, 53 anni, dirigente scolastica in uno dei quartieri più difficili, lo Zen, a contatto con la criminalità organizzata, con la violenza e il disagio sociale. Per la sua attività nell’istituto scolastico "Giovanni Falcone" è stata anche insignita del titolo di cavaliere al merito della Repubblica, un’onorificenza che le ha permesso di ottenere una notevole visibilità a livello nazionale. Ma ora la preside è finita nelle maglie della giustizia con l’accusa di peculato e corruzione.
Nell'agosto del 2022, per l'ennesima volta, furono rubati computer dall'aula magna della scuola. Un episodio denunciato sui media dalla stessa Lo Verde, che ne discuteva con il vicepreside. I due, non sapendo di essere intercettati, si rallegravano perché il furto aveva portato contributi alla scuola. "Per un cornuto, un cornuto e mezzo – diceva Agosto alla preside – ci stanno arrivando soldi da tutte le parti!".
E la dirigente rivendicava il merito di aver reso pubblica la notizia"proprio al fine di cavalcare l'onda, pubblicizzare ancora di più il suo personaggio di preside integerrima, in prima linea, e ottenere attestazioni di stima, solidarietà, ma soprattutto soldi e aiuti economici dalle istituzioni", ha commentato il gip. Il sindaco di Palermo, attraverso la Fondazione Sicilia, dopo i fatti assegnò all'istituto un contributo di circa tremila euro per riacquistare le attrezzature rubate.
L'inchiesta è nata dalla denuncia ai carabinieri di una ex insegnante dell'istituto che ha raccontato agli inquirenti di una "gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell'indagata", ha scritto il gip, gestione che era impossibile contrastare salvo correre il rischio di ritorsioni. L'insegnante ha descritto la dirigente come "avvezza alla violazione delle regole": da quelle sull'emergenza sanitaria a quelle dei finanziamenti europei.
Gli indagati avrebbero attestato falsamente la presenza degli alunni all'interno della scuola anche in orari extracurriculari per giustificare l'esistenza di progetti Pon di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte, nella considerazione che la mancata partecipazione degli studenti avrebbe inciso in maniera direttamente proporzionale sulla quota parte dei fondi destinati per ciascun Pon alla dirigenza.
Oltre al cibo delle mense scolastiche la preside si sarebbe appropriata di computer e tablet acquistati con i fondi europei per la scuola. In un’altra intercettazione Lo Verde parla sempre con la figlia: "Che è un nuovo Mac?", chiedeva la ragazza alla donna. "Sì ora ce lo portiamo a casa", rispondeva la madre. "Anche in questo caso, così come già evidenziato in relazione agli iPad – si legge nella misura cautelare – la genuinità delle conversazioni registrate fugavano ogni ragionevole dubbio sulle reali intenzioni della preside in ordine al nuovo Mac".