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13/04/2023 07:00:00

Droga e telefonini in carcere: corruzione a Trapani, 22 arresti 

16,00 -  Non è coinvolto nell'attività corruttiva – droga e telefonini cellulari ai detenuti in cambio di soldi e prestazioni sessuali -, ma a Giuseppe Romano, all'epoca dei fatti comandante delle carceri di Trapani, viene contestato di aver omesso di denunciare il pestaggio subito da un detenuto ad opera di agenti della polizia penitenziaria. L'episodio di violenza avvenne il 16 marzo del 2020.
Perno dell'attività corruttiva, all'interno del Pietro Cerulli, era l'ex agente Francesco Paolo Patricolo, deceduto durante le indagini.
Originario di Palermo, era accusato di aver introdotto droga e telefonini in cambio di denaro: 500 euro a consegna. Soldi, ma non solo. Perchè in cambio di favori, l'indagato riceveva anche biglietti per il teatro e anche un biglietto per assistere alla finale di Coppa Italia tra la Juventus e l'Inter.
In particolare l'ex poliziotto penitenziario avrebbe fatto avere telefonini cellulari a Nicola Fallarino, originario di Benevento, esponente della camorra e a Davide Monti, di Bari, affiliato alla Sacra Corona Unita.

Il camorrista, inoltre, avrebbe ricevuto telefonini cellulari nascosti in un pallone di calcio che Roberto Fallarino avrebbe lanciato all'interno della casa circondariale mentre Vincenzo Piscopo faceva da “palo”. Le telecamere, piazzate dagli investigatori, hanno immortalato la scena. Patricolo, poi, era solito presentare certificazioni per attestare false malattie e dedicarsi così a lavori extra, come quello di buttafuori nei locali notturni, In carcere è finito l'ex agente ora in pensione, Giuseppe Cirrone che in cambio di favori ad un detenuto avrebbe avuto rapporti sessuali con la compagna del recluso. Favori che consistevano nel consentirgli di fare telefonate e videochiamate al di fuori dei tempi e dei modi previsti dall'ordinamento penitenziario e alla donna con la quale si intratteneva, prometteva di fare avere al compagno ulteriori permessi, millantando di poter intercedere con il magistrato di sorveglianza.
Altro poliziotto “infedele” indagato è Antonino Urso, che avrebbe introdotto in carcere un profumo consegnato ad un detenuto.

 14,00 - Abbiamo svelato delle falle che possono determinare problemi di sicurezza", lo dice il procuratore di Trapani Gabriele Paci, ai cronisti che lo hanno intervistato subito dopo la conferenza stampa di stamattina al comando provinciale dei Carabinieri di Trapani, riguardo all'operazione Alcatraz che vede indagate trenta persone, 24 delle quali sottoposte a misura cautelare, con l'accusa di aver fatto parte di un sistema che consentiva di far entrare droga e telefonini all'interno del penitenziario Trapanese.

"Abbiamo accertato che un soggetto ha cercato di far entrare dei telefonini tirando un pallone all'interno delle mura del carcere di Trapani. E' auspicabile che questo non si ripeta così è auspicabile che non si ripeta il volo dei droni nelle vicinanze del carcere".

"Stiamo intervenendo con la nuova strumentazione per bloccare questi fenomeni", afferma il comandante del Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria Gaetano Stella, rispondendo alle domande dei giornalisti subito dopo la conferenza stampa relativa all'operazione.

 

13,05 - Gli agenti di polizia penitenziaria alle carceri di Trapani facevano entrare di tutto: droga, telefonini, armi rudimentali, sigarette, profumi. In cambio di denaro o di prestazioni sessuali elargite, in particolare, dalla compagnia di un detenuto. Ma per “comprarli” bastava anche consegnare loro il biglietto per assistere ad una rappresentazione teatrale o alla finale di Coppa Italia tra la Juventus e l'Inter.

Quattro i poliziotti penitenziari, oggi in pensione, che prestavano servizio alla casa di reclusione trapanese, coinvolti nell'operazione denominata Alcatraz.

Uno è stato arrestato. Un altro, ritenuto dagli inquirenti il perno dell'attività corruttiva, è deceduto durante le indagini svolte tra il 2018 e il 2022. Altri due sono indagati. Ma il blitz eseguito, all'alba di oggi, dai carabinieri del comando provinciale di Trapani e dagli agenti del Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria è culminato nell'arresto di altri 23 soggetti. In diciassette sono finiti in carcere.

Cinque ai domiciliari. Per altri due indagati, invece, è scattato l'obbligo di dimora. Tra i reati contestati corruzione, abuso d'ufficio e falsità materiale. L'ingresso di droga e telefonini è stata filmata nel corso dell'attività investigativa. Tra i destinatari del materiale che entrava al Pietro Cerulli, un camorrista e un esponente della Sacra Corona Unita. Oltre cinquanta i telefonini che sono stati sequestrati nel corso delle indagini. Per farli entrare nelle carceri venivano utilizzati i droni o palloni di calcio che venivano lanciati dall'esterno sulle “dritte” date dai detenuti che conoscendo le criticità della struttura penitenziaria, indicavano ai complici i luoghi esatti dove doveva avvenire la consegna.

Dalle indagini è anche emerso che gli agenti infedeli presentavano certificazioni per attestare false malattie per poter così svolgere lavori extra, come fare il buttafuori nei locali notturni.

 11,30 - Sesso per gli agenti della polizia penitenziaria, in cambio di favori ai detenuti. C'è anche questo nell'indagine che oggi ha portato a diversi arresti tra detenuti e agenti della polizia penitenziaria al carcere di Trapani. Lo racconta il procuratore di Trapani, Paci.

Tra gli arrestati ci sono anche un appartenente alla Sacra Corona Unita, e uno alla camorra. tutti e due in carcere per omicidio. C'era un'immissione massiva di telefonini in carcere, un vero e proprio mercato, con un traffico anche di ricariche telefoniche: "Una situazione incresciosa, con i telefonini che venivano portati e poi noleggiati, da soggetti in posizione di supremazia all'interno del carcere ...con i telefonini che sparivano durante le ispezioni".

All'interno del carcere girava anche molta droga, raccontano gli investigatori.

Le indagini sono state portate avanti dai Carabinieri, con la piena collaborazione del nucleo investigativo della polizia penitenziaria.

Il compenso per la consegna di un telefonino era ad esempio anche di 850 euro, stecche di sigarette, biglietti per il teatro ed anche il biglietto per la partita della Juventus per la semifinale della Coppa Italia dell'anno scorso.

"Questa indagine, volutamente complessa, - conclude Paci - è la fotografia di un nervo scoperto che può avere conseguenze gravi".

A proposito dei tempi dell'indagine, Paci commenta: "La riforma Cartabia, adesso, ci impone di fare tutto in tempi rapidi. Ma in queste indagini complesse, in cui la notizia di reato è aggiornata quotidianamente, vengono iscritte nuove persone, il filone investigativo non si può spezzettare ... non si può fare tutto nei tempi indicati, e c'è il rischio di dover scoprire le carte prima dei tempi. Se noi volevamo fare in fretta, sequestravamo i telefonini, e finiva lì. Abbiamo invece capito che dietro c'era un vero e proprio sistema, abbiamo dovuto fare indagini complesse e delicate per ricreare dal punto di vista investigativo la filiera del traffico illecito, con approfondimenti lunghi e meticolosi. Il contrario di quello che dispone la legge, che ti dice di fare in fretta e di fare conoscere all'indagato le carte in tempi brevi".

 11,05 - Momenti di tensione davanti al comando provinciale dei carabinieri di Trapani con i parenti degli arrestati nell'operazione Alcatraz che vede trenta persone indagate, 22 in carcere e due con obbligo di dimora. 

Urla e insulti mentre i militari dell'Arma e agenti della polizia penitenziaria lasciavano la caserma per accompagnare un indagato in carcere. La situazione è, però, subito ritornata alla normalità quando le auto delle forze dell'ordine si sono allontanate.

11,00 -   Parla il procuratore di Trapani, Paci, sugli arresti di questa notte per i casi di corruzione al carcere di Trapani: "E' stata un'attività di indagine lunga e approfondita, nata a seguito di attività svolta da altri uffici giudiziari. I detenuti, parlando del carcere di Trapani, ne parlavano come di un carcere "tollerante", con alcuni membri della polizia penitenziaria che si mostravano compiacenti verso le attività illecite all'interno del carcere. C'è, tra i carcerati, una sorta di "turismo carcerario", in base al quale girano informazioni su dove è meglio essere reclusi e perché. Ecco, Trapani era una sede molto ambita". 

Le informazioni raccolte dalla Procura hanno richiesto un'attività approfondita di indagine, per vedere la fondatezza delle voci sul carcere di Trapani, e capire chi c'era alla base del giro di materiale illecito, chi fosse l'agevalatore di queste situazioni: "Il livello della tecnologia oggi è tale che un carcere deve attrezzarsi in modo nuovo, per prevenire il modo in cui opera la criminalità" precisa Paci. A Trapani, invece, dal punto di vista dell'organizzazione, la situazione al carcere è sotto gli standard. Intere parti del muro di cinta non sono controllate, ad esempio. E l'atteggiamento interno è di tolleranza, se non cameratesco, "senza esercitare il potere di disciplina sui detenuti". A questo si aggiungono episodi corruttivi, "che rendono la situazione pericolosa, se non esplosiva. Ed è quello che abbiamo accertato nelle indagini". 

Gli episodi accertati sono tanti. C'era il caso ad esempio di un soggetto che doveva inviare i telefonini, grandi come una moneta da un euro, con un pallone da calcio, sapendo quale parte del muro di cinta del carcere non era vigilato. Il tutto con molta tranquillità. La consegna è stata ripresa dalle telecamere, ma quelle piazzate dalla Procura durante le indagini, non quelle di sorveglianza. "Nel carcere di Trapani tutti sanno che c'è una zona che non è vigilata, e c'è un signore che con tutta calma si può avvicinare al carcere, e ci prova e ci riprova ad inviare il pallone fin quando non ci riesce". 

Oltre ai micro - telefonini, comunque, dentro il carcere di Trapani giravano anche smartphone, connessi alla rete. C'erano anche delle persone che, all'interno del carcere, chiamavano i parenti per fare delle "chiamate di gruppo". 

Sono stati anche ripresi droni che a lungo sorvolavano il carcere di Trapani per consegnare telefonini. 

"L'attività che abbiamo svolto - precisa Paci - non è contro gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ma a loro tutela, perchè il lavoro di tanti è sporcato, purtroppo, dalle condotte di pochi che si fanno corrompere". Gli agenti coinvolti sono due. Altri sono indagati. 

10,30 -  Sono 30 in totale gli indagati nell'operazione Alcatraz, che questa mattina ha portato all'esecuzione di 24 misure cautelari, tra arresti domiciliari, in carcere e obbligo di dimora. E' stato scoperto che all'interno del carcere di Trapani venivano introdotti droga e telefoni cellulari, e le ipotesi di reato vanno dalla corruzione allo spaccio di stupefacenti.
Queste le persone raggiunte dalle misure cautelari.

La custodia cautelare in carcere è stata disposta per:

Salvatore Addolorato, nato a Mazara del Vallo nel 1995; Natale Carbè, Avola, '77; Antonio Lo Pinto, Mazara, '95; Carmelo Salanitro, Catania, '87; Margaret Asaro, Vaprio d'Adda, '71; Vito Ingrassetto, Mazara, '74; Alessio Scirè, Mazara, '92; Antonello Sanfilippo, Mazara, '86; Giuseppe Cirrone, Erice, '68; James Burgio, Agrigento, '92; Roberto Santoro, Erice , '87; Gerlando Spampinato, Agrigento, '70;Pietro Mazzara, Erice, '87; Giuseppe Felice Beninati, Erice, '97; Davide Monti, Bari, '90; Nicola Fallarino, Benevento, '84; Nunzio Favet, Palermo, '53.

Gli arresti domiciliari sono stati disposti per: Annarita Taddeo, Benevento , '91: Giuseppe Cangemi, Salemi '80; Roberto Fallarino, Benevento, '91; Vincenzo Piscopo, Benevento, '90; Adriano Leone, Foggia, '86.

Obbligo di dimora per Maria Lo Pinto, Mazara, '97 e Graziella Profeta, Palermo, '60.


Altre sei persone sono indagate a piede libero. Si tratta di: Damian Aidal, Adrano, '89; Carmelo Bonaventura, Catania '84; Ignazio Cammareri, Erice, '81; Valentina Messina, Erice,'97; Francesco Paolo Patricolo, Palermo, '69; Antonino Urso, Erice, '65.

 

 09,00 - Sono tanti gli episodi scoperti nell'indagine, chiamata "Alcatraz" che oggi ha portato a 22 arresti (per altre due persone è scattato l'obbligo di dimora) su un giro di favori, complicità, omissioni all'interno del carcere "Pietro Cerulli" di Trapani.

Alcuni detenuti potevano fare quello che volevano. La droga girava all'interno del carcere, così come i telefonini.

Secondo le prime indiscrezioni che arrivano sull'indagine per permettere l'arrivo di droga, telefoni e altri oggetti non permessi (ad esempio anche armi) alcuni agenti sarebbero stati corrotti. Non solo con denaro, ma anche con il sesso. Alcuni agenti, infatti, avevano delle prestazioni sessuali garantite dalla compagna di un detenuto, per permettergli di comunicare con l'esterno.

I telefonini entravano in carcere nei modi più diversi, con droni telecomandati, ad esempio, o con un pallone da calcio, addirittura, "farcito" di telefonini e spedito all'interno.

Tra gli episodi anche il pestaggio di un detenuto da parte degli agenti, con l'omissione del fatto, però, da parte dei colleghi ...

07,00 - Maxi operazione dei Carabinieri di Trapani contro il giro di droga e di telefonini in carcere, al San Giuliano di Trapani.

Alle prime ore di questa mattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e il personale del Nucleo Investigativo Regionale Sicilia della Polizia Penitenziaria, hanno dato  esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal GIP del Tribunale di Trapani, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 24 persone (17 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora) indagate, a vario titolo, per corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, omessa denuncia di reato, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, nonché ulteriori violazioni del codice dell’Ordinamento Penitenziario.

 

 

Droga e telefonini venivano inviati in carcere dall’alto con i droni. Oppure nascosti dentro i palloni da calcio o le scarpe. Il carcere “Pietro Cerulli” di Trapani era un colabrodo,  grazie anche, purtroppo, alla complicità delle guardie. 

Gl arresti sono stati effettuati non solo a Trapani ma anche a Mazara del Vallo, Palermo (PA), Benevento (BN), Bari (BA), Porto Empedocle (AG), e Avola (SR).

Giusto una settimana fa a Trapani le guardia penitenziarie avevano trovato della droga nascosta nella scarpa di un detenuto grazie al fiuto del cane antidroga Enea. 



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