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13/04/2023 06:00:00

Mafia e politica a Trapani. La sentenza “Scrigno”, Ruggirello, le reazioni

Sei condanne e due assoluzioni. Si è concluso con questa sentenza il processo Scrigno incentrato sui rapporti tra mafia, politica e imprenditoria in provincia di Trapani.

Il nome che spicca di più è quello di Paolo Ruggirello, ex deputato regionale del Pd, politico di lungo corso, arrestato nell’operazione antimafia del 2019. E’ stato uno dei politici più influenti degli ultimi 20 anni in provincia di Trapani, Ruggirello. Ma secondo i giudici il suo potere sarebbe derivato da rapporti strettissimi con la mafia. Ruggirello, ieri, è stato condannato a 12 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. L’accusa chiedeva 20 per l’ex deputato regionale accusato di associazione mafiosa.

La sentenza di ieri mette un secondo, importante punto, su una delle inchieste antimafia più importanti nella provincia di Trapani negli ultimi anni. Il primo punto è stato messo con la sentenza del processo con rito abbreviato nel quale erano imputati, e sono stati condannati, esponenti di spicco della mafia trapanese.

 


La sentenza
L' ex deputato regionale Paolo Ruggirello è stato condannato a 12 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. I Pm della Dda, invece, avevano invocato 20 anni di carcere contestando all'imputato l'associazione mafiosa. La pena più severa, 21 anni di carcere, è stata inflitta a Nino Buzzitta.

Condannati anche Vito Mannina, ex consigliere provinciale e Alessandro Manuguerra, ex consigliere comunale ad Erice, rispettivamente a un anno e otto mesi e ad un anno. Per Vito Mannina il reato è stato derubricato in "corruzione elettorale", pena sospesa.
Dodici anni sono stati inflitti a Vito Gucciardi. Assolti, invece, perchè il fatto non sussiste: Giuseppe Grignani e Marcello Pollara.
Buzzitta, Gucciardi, D'Angelo, Ruggirello, sono condannati al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere. Per loro c'è l'interdizione perpetua dai pubbici uffici e l'interdizione legale durante la pena. Poi ci sono anche tre anni di libertà vigilata.


Per Mannina c'è anche una multa di 600 euro, oltre al pagamento delle spese processuali. Per Manuguerra la multa è di 500 euro. Per entrambi c'è la privazione del diritto elettorale e di eleggibilità per cinque anni e la sospensione da tutti i pubblici uffici per tutta la durata della pena. Per entrambi, infine, la pena è sospesa.
I Pm della Dda di Palermo, Gianluca De Leo e Luisa Bettiol, nel corso della loro requisitoria, avevano richiesto 20 anni di carcere per Ruggirello; 21 anni per Buzzitta; 20 anni e sei mesi per D'Angelo; 2 anni per Grignani; 17 anni per Gucciardi; 8 anni per Mannina; 8 anni per Manuguerra; 3 anni per Pollara.

Le reazioni
"Attendiamo le motivazioni- ha dichiarato l'avvocato Vito Galluffo- e presenteremo appello". “Non condividiamo – ha proseguito - la sentenza, sono state omesse alcune prove e valutazioni che escludono anche il concorso esterno nell'associazione mafiosa di Paolo Ruggirello”.
Riqualificati anche i reati - da corruzione mafiosa elettorale a corruzione elettorale- per altri due imputati del processo Scrigno: l' ex consigliere comunale di Trapani ed ex consigliere provinciale Vito Mannina e Alessandro Manuguerra già consigliere comunale di Erice.  

"Finalmente si chiude un capitolo triste, durato ben 4 anni della nostra vita. Ingiustamente accusato di essermi rivolto a quella che viene definita la mafia trapanese e addirittura di aver stipulato con la stessa un accordo di scambio politico mafioso per le amministrative del 2017" commenta Vito Mannina.
"Ebbene, ciò che mi ha fatto male è stata taluna giustizia mediatica, che fondando i propri articoli su approssimazioni conoscitive le ha trasformate in verità consacrate, cercando di diffondere sull’opinione pubblica un pensiero distorto dalla realtà dei fatti. Ma vi è di più, in questi 4 anni ho subito in silenzio l’arroganza di taluni politici del nostro territorio, che hanno fatto le loro battaglie politiche denigrando la mia persona, violando la mia dignità di essere uomo in attesa di giudizio, rubando spessissimo la scena alla Giustizia in Toga" aggiunge Mannina.
"Ebbene sì, sono rimasto in silenzio in tutti questi anni non perché non avevo nulla da dire, ma nel rispetto assoluto del collegio giudicante, certo che avrebbe studiato tutte le carte processuali , certo che sarebbe addivenuto alla consapevolezza dell’estraneità di ogni mio coinvolgimento con la mafia. Avrei potuto prendere parola contro quella classe politica meschina, vile, arrogante e ignorante che negli ultimi anni si è accanita e ha aggredito mia figlia Simona tacciandola perché rea, a loro dire, di avere un padre in odor di mafia, ma nel rispetto della magistratura non lo ho fatto" conclude l'ex consigliere provinciale, ringraziando avvocati e familiari per il sostegno.

“Ovviamente - ha detto l' avvocato Fabio Sammartano, legale di Alessandro Manuguerra – proporremo appello avverso la sentenza di oggi, nei termini di legge entro i quali maturerà la prescrizione del reato”. Già nel corso del dibattimento il tenente dei carabinieri Vito Cito dichiarò che i “Virga non votarono per Alessandro Manuguerra”. “Vito Gucciardi non è esponente di Cosa nostra e la sentenza è ingiusta”. Così si è espresso l’avvocato Nino Sugamele che ha sottolineato che “le prove testimoniali raccolte in udienza del maggiore dei carabinieri Berlingeri, del tenente Cito e del maresciallo Tranchida escludono categoricamente la partecipazione del Gucciardi alla mafia”.

Chi è Paolo Ruggirello
Cresciuto all'ombra del padre che negli anni '60 e '70 fu protagonista di scalata imprenditoriale nel campo dell'edilizia diventando proprietario della Banca Industriale e patron del Trapani calcio, Paolo Ruggirello a metà degli anni Novanta scelse la politica. Passato dal movimento autonomista dell'ex governatore siciliano Raffaele Lombardo al centrodestra, si è candidato con Nello Musumeci, poi, nel 2018, passò al Pd. Si candidò al Senato, ma non fu eletto. Accusato di aver cercato il sostegno elettorale della "famiglia mafiosa" di Trapani, di essere stato punto di riferimento delle cosche nella politica regionale, di aver fatto vincere appalti ai clan e di avere incontrato il capomafia Virga in diverse occasioni, Ruggirello ha ammesso che il boss gli chiese, prima delle regionali del 2017, 50mila euro in cambio di 1.000 voti e di aver accettato soltanto per poter interrompere prima possibile la discussione e andarsene. "La storia della mafia, dei mafiosi con la loro ramificate parentele è assai intrigante - ha detto l'avvocato Salvatore Galluffo nella sua arringa - ma non è la storia di Paolo Ruggirello".

 


L’operazione Scrigno in sintesi
L’inchiesta "Scrigno", è stata il risultato di una approfondita indagine del Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Trapani, coordinata dalla Procura Distrettuale di Palermo e che nel marzo 2019 ha visto l’arresto di diversi personaggi appartenenti alla cosca mafiosa di Trapani, come i fratelli Francesco e Pietro Virga, l’ex consigliere comunale Franco Orlando. I fratelli Virga hanno preso in mano il mandamento mafioso di Trapani dopo l'arresto del padre Vincenzo, il 21 febbraio del 2001 dopo otto anni di latitanza, e detenuto e sottoposto al regime del 41 bis presso la Casa Circondariale di Milano Opera.

 

 


Scrigno ha avuto già un epilogo, anche in secondo grado, per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, ben 17. In particolare i giudici d’Appello hanno condannato a 12 anni di reclusione Carmelo Salerno (capomafia di Paceco, era stato assolto in primo grado), aumentato le pene per Michele Martines da 5 anni e 4 mesi a 13 anni e 4 mesi, per Francesco Orlando da 5 anni e 4 mesi a 12 anni e 8 mesi, per i fratelli Virga, Francesco e Pietro (rispettivamente da 8 anni a 16 anni e 8 mesi e da 8 anni a 19 anni e 4 mesi). Diminuite invece le condanne per Francesco Russo che è passato dai 4 anni del primo grado ad un anno e sei mesi e per Jacob Stelica da 4 anni ad un anno. Per quest’ultimi due la pena è stata sospesa. Confermato infine il verdetto di primo grado per Vincenzo Ferrara (3 anni e 4 mesi), Francesco Peralta (8 anni e 4 mesi), Giuseppe Piccione (8 anni), Pietro Cusenza (8 anni e 4 mesi), Mario Letizia (8 anni e 4 mesi), Leonardo Russo (3 anni), Michele Alcamo (3 anni) e Antonino D’Aguanno (3 anni e 4 mesi), Francesco Todaro (assolto) e Tommasa Di Genova (assolta).



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