La Cultura ci salverà? Vorrei essere un oracolo, ma succede che alcuni segnali ci siano, ed è bene coglierli; qualche settimana addietro scrivevo della stagione dei festival che si avvicina e molte di queste realtà iniziano a scoprire le carte con piccole anticipazioni dei loro programmi.
Lo penso da sempre la Sicilia con tutti i suoi problemi endemici non può essere relegata solo a numeri impietosi quanto a giovani che partono con voli di solo andata, percettori di reddito di cittadinanza e percentuali imbarazzanti sui dati della lettura, no mi rifiuto con fermezza a questo quadro disarmante.
C’è luce in fondo al tunnel: venerdì è stata proclamata dal Ministro Gennaro Sangiuliano, Agrigento Capitale della Cultura 2025, a seguito dei lavori della commissione istituita al Ministero della Cultura (notare che da quando c’è questo riconoscimento la Sicilia in pochi anni è la seconda volta che centra l’obiettivo, prima Palermo nel 2018) è un fatto.
Giovedì al Tempio di Adriano a Roma, la Fondazione Bellonci ovvero il Premio Strega in una conferenza stampa preziosa per contenuti, per voce della presidente del comitato direttivo Melania Mazzucco ha comunicato la scelta dei dodici autori che si disputeranno il Premio edizione 2023: il nesso con la Sicilia? Che a seguito di questa informazione sono state indicate le città e i festival che ospiteranno il giro di promozione in Italia dei candidati allo Strega narrativa e Catania aprirà il 5 maggio. Marsala il 27 maggio ospiterà i finalisti del Premio Strega Poesia prima edizione, e tirando le somme di questa cronaca tra le righe si può fare qualche considerazione.
Lavorare da oggi al 2025, vuol dire avere un obiettivo (finalmente) e per Agrigento e il suo territorio - ma anche per le provincie limitrofe - è una opportunità rara per far emergere progettualità e idee che possano andare oltre quella meraviglia che è la Valle dei Templi.
Poi che la Fondazione Bellonci punti un faro sulla Sicilia con l’apertura dei suoi tour narrativa e poesia - tra Catania e Marsala - forse è un risultato clamoroso, permettetemi di esprimerlo questo sentimento - di un lavoro oscuro e spesso complesso (il dietro le quinte che giustamente molti non notano) ma che addetti ai lavori carsicamente riconoscono nei fatti.
Leggeremo di più dopo queste notizie? Non credo, sarebbe un auspicio, ma il processo di inversione è più complesso e strutturale, serve altro e si lavora in questa direzione. Non possiamo stancamente raccontarci di essere l’unica regione in Italia che vanta due Nobel per la Letteratura, e neppure che abbiamo quattro autori nei Meridiani della Mondadori, questa è storia - che deve essere tenuta nella giusta considerazione - ma oggi serve altro.
I Festival o fiere dei libri aiutano a proporre dibattiti ad alimentare incontri e scambi e non solo, e se ben supportati dai territori sono dei veri e propri volani economici ma sopratutto con le reti costruite negli anni rilanciano un messaggio concreto di fare cultura in modo serio e con una programmazione nel tempo.
In Sicilia, come in larga parte del nostro Paese, inciampiamo nella storia nella bellezza e nella cultura insita in tutto questo e qualcuno scriveva tempo addietro
“Noi italiani siamo come dei nani sulle spalle di un gigante, tutti. E il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato una straordinaria, invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose. Articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme, e questo è un capitale enorme. E per questa italianità c'è sempre posto a tavola per tutto il resto del mondo.“ (Renzo Piano)
La bellezza è lì a disposizione di chi è in grado di coglierla e resta fonte di ispirazione, ma la cultura è altro: è quella stratificazione di vettori - musica letteratura cinema tradizioni popolari - che ci connettono intellettualmente e da sempre con il mondo. La geografia in questo ci aiuta (per altri è colpa grave quasi) essere il nord di un crocevia unico di culture che dal medio oriente al nord africa confluiscono da sempre in questo grande lago che è il Mediterraneo ci fa essere diversi, è la storia.
La politica, le istituzioni preposte hanno una occasione unica che offriamo ovvero salire a bordo di questo viaggio tra poesia narrativa teatro saggistica e farne tesoro: non siamo un giacimento da sfruttare, siamo un’opportunità da cogliere e un vettore per far conoscere i nostri luoghi per tramite della Cultura che è e deve restare pop per definizione. Chiudo con un pensiero di Daniel Pennac sulla lettura e non solo, nel libro "Come un romanzo" ha stilato i dieci diritti del lettore:
- il diritto di non leggere
- il diritto di saltare le pagine
- il diritto di non finire un libro
- il diritto di rileggere
- il diritto di leggere qualsiasi cosa
- il diritto al bovarismo
- il diritto di leggere ovunque
- il diritto di spizzicare
- il diritto di leggere ad alta voce
- il diritto di leggere a bassa voce
Sceglietevi uno o più dei dieci punti del papà di Malaussène e facciamoli nostri; attiviamoci con quanto sopra a essere narratori consapevoli dell’oggi, sono opportunità frutto del lavoro di anni e devono essere consolidate e condivise per rialzarci.
Giuseppe Prode