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26/03/2023 06:00:00

Non è da extraterrestri destinare parte del bilancio aziendale a sociale e cultura

 "Se l'ignoranza fosse un vuoto sarebbe facile riempirlo di cose, di cultura, di civiltà. Ma l'ignoranza, caro mio, è un pieno. È un muro, e i muri si possono solo abbattere, oppure scavalcare".
 Antonio Tabucchi

Un’altra settimana che vola e contrappunti qui e là suggestioni_ossessioni, spigolature e libri. Chi mi segue in questa rubrica sa del mio chiodo fisso ovvero il rilancio vero e autentico di un territorio passa per obbligo dalla Cultura (ancora? basta direbbero in molti), e nello schivare mail inutili link improbabili e film tremendamente insostenibili _ avviso ai naviganti evitate con tutto il cuore il SETTE PREMI OSCAR EEAAO ovvero Everywhere All at Once, e prego astenersi da ulteriori spiegazioni su cosa sia il metaverso: non lo capisco, uno di quelli sopra mi arriva dalla Fondazione con il Sud Con i bambini: BIBLIOTECHE DI COMUNITÀ: UN’OPPORTUNITÀ IN UN PAESE CHE LEGGE POCO.

Leggo con attenzione e presenta tre realtà in Italia di buone pratiche, le righe scorrono e mi immedesimo in chi ha progettato e reso attraenti queste costruzioni che producono visioni nuove, e vorrei essere uno di quei ragazzi che registrano rap e le loro canzoni in luoghi simili; continuo e visivamente davanti agli occhi ho i miei territori - i numeri li conosciamo in tanti - e questi progetti premiati (basta andare sul link) spesso hanno una decisa contribuzione dei privati. In alcune aree del nostro Paese lo hanno compreso da tempo, e forse le aziende a seguito del proprio bilancio sociale e individuate le urgenze del territorio dove si opera e si investe, restituiscono percentualmente una somma X alla Comunità, e così si potrà formare domani un futuro chimico un responsabile del personale, una figura professionale di alta specializzazione (che da noi scarseggiano) stimolando
curiosità attraverso la lettura un film una pièce a teatro.

Anni addietro feci un giro in alcune aziende e mi presero per un marziano quando parlavo loro di sociale e di bilancio da destinarlo alla cultura, forse oggi alla luce di necessità stringenti è arrivato il momento di un patto del privato con la scuola che ha accanto (per esempio) perché forse lì dentro si potrà attivare una Biblioteca-Piazza e non solo, non è utopia altri lo stanno già facendo. Puoi essere altro nella vita e coltivare te stesso in modi difformi, ma come dice Tabucchi, l’ignoranza è un pieno, è un muro e lo devi solo mandare giù, e andare oltre.

Il compromesso, mi ha insegnato la vita, solo verso l’alto e me lo ripeto sempre. Lettura di un libro, in verità ci sono caduto dentro sfogliandolo in libreria: Senza intellettuali Politica e cultura in Italia negli ultimi trent'anni di Giorgio Caravale per Laterza ovvero della frattura di questi ultimi trent’anni tra politica e intellettuali.

E’ morto qualche giorno addietro Citto Maselli, regista militante e impegnato da sempre in opere di denuncia, e la prima fotografia che mi viene in mente è il picchetto d’onore alla bara di Enrico Berlinguer composto da lui, Federico Fellini, Ettore Scola Michelangelo Antonioni: era normale per allora questo omaggio ad un politico, ma oggi come sarebbe quella fotografia? Forse non proponibile, o semplicemente irreale per lo stato dell’arte che viviamo. Credo che il lavoro intellettuale guardi oltre e spesso preconizzi visioni future, la politica oggi più che mai non ha il tempo di alzare la testa così come è condannata al quotidiano, ma restare in ascolto non sarebbe male.

Sostenere una predisposizione ad una visione diversa ne gioverebbe un territorio in termini di sviluppo: la Cultura non è un blocco a sé stante del vivere di oggi (leggevo ieri una didascalia in una mostra di architettura: un progetto di Le Corbusier per un padiglione per l’Expo di non so dove, teneva bene a mente una poesia di Edgar Varése per il suo sviluppo tecnico e creativo: mondi affatto paralleli, che si completano). La riflessione forse è sciocca ma il tempo è ora, perché sprecarlo in rivoli da vicolo cieco? Non mi rassegno all’inutilità del pensiero creativo versus una standardizzazione, è un mio limite.

Giuseppe Prode

“Credo che la chiave del futuro risieda nelle vestigia del passato. Che occorra padroneggiare gli idiomi del proprio tempo prima di poter assumere un’identità nel presente. Il tuo passato inizia il giorno in cui nasci e ignorarlo significa tradire la tua stessa essenza”.

Bob Dylan



La Rubrica di Prode | 2024-11-24 06:00:00
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