Oggi il ministro dell’Istruzione riceverà l’assessore regionale Mimmo Turano per valutare i provvedimenti disciplinari da assumere sul caso di Laura Bonafede, la maestra d’asilo ripresa dalle telecamere di un supermercato mentre incontrava Matteo Messina Denaro e indagata per mafia.
Proprio ieri invece, Vania Stallone, la preside dell’Istituto, ha dichiarato: “Non voglio più l’insegnante Bonafede nel corpo docente della mia scuola”. Meglio tardi che mai.
La Bonafede, figlia del boss defunto Leonardo e moglie dell’ergastolano Salvatore Gentile, era stata indicata nei giorni scorsi in un pizzino inviato da Matteo Messina Denaro alla propria sorella Rosalia, come esempio di educazione al rispetto dei boss, nei confronti della figlia Martina, avendo quest’ultima scritto anche un “apprezzato” necrologio per il nonno.
E’ per questo motivo che l’inviato di La7, Silvio Schembri, era andato a chiedere alla preside se poteva esserci la possibilità che l’insegnante prendesse le distanze da questa grottesca “referenza”, dicendo magari che le cose che aveva detto Messina Denaro le facevano schifo e che non erano affatto vere. Sulle prime la preside era sembrata d’accordo col giornalista (“Certo, potrebbe anche dirlo…”), ma il giorno dopo, nell’intervista ufficiale, le cose sono cambiate: “Mi stupirebbe che voi potreste gettare del fango su una persona che lavora in tutta serietà - aveva invece esordito - Perché a me da fastidio il pregiudizio”.
Peccato però che la preside non avesse ricevuto dalla Bonafede alcuna risposta chiara sulla distanza dalle parole del boss. E che anzi mostrasse una lettera in cui quest’ultima teneva a precisare che, nonostante suo padre e suo marito siano stati condannati per aver fatto parte di Cosa nostra, lei non è mai stata coinvolta in alcuna vicenda giudiziaria, dispiaciuta che la scuola sia stata trascinata in una “squallida gogna mediatica”.
Quando il giornalista è tornato a trovare la preside per la terza volta, le interviste erano già andate in onda e nella scuola c’erano i carabinieri. Nello stesso giorno verranno diffuse le foto dell’incontro della Bonafede col boss, oltre che alcune lettere che i due si scambiavano. Quella mattina la dirigente aveva accusato i giornalisti di Non è l’arena di essere dei mistificatori perché avrebbero tagliato la metà dell’intervista. Poi aveva scelto il silenzio fino a quando, ieri, ha scaricato la maestra Bonafede: non la voglio più nella mia scuola.
E ha spiegato il perché.
“Sino al giorno in cui l’autorità giudiziaria ha reso pubbliche la foto dell’incontro con Matteo Messina Denaro al supermercato e il contenuto delle lettere tra i due – dice Vania Stallone - la signora Bonafede era una docente che nulla aveva mai fatto trapelare sul luogo di lavoro. Nessun comportamento sospetto. Ma quando abbiamo visto e saputo dei contatti con Messina Denaro siamo rimasti tutti a bocca aperta”.
Bocca che invece è rimasta chiusa davanti alle note parole di Messina Denaro sull’educazione al rispetto dei boss con cui sarebbe cresciuta la figlia di Laura Bonafede.
In questa storia abbiamo sostanzialmente assistito ad un’antimafia che, ancora una volta, arriva dopo la magistratura. Che prima nicchia, minimizza. Poi sta a guardare quello che succede, si prende il suo tempo, ci ragiona sopra, valuta cosa è meglio fare e come farlo e poi agisce.
Qualcosa che con l’antimafia sociale non c’entra nulla. E che, evidentemente, non riguarda il singolo.
Si dirà, ma come? E i progetti di legalità? I diritti, la pace, le poesie sulle regole?
Sono andate in cortocircuito con l’esigenza di prendere posizione, da subito (perché dopo è comodo), non contro tutte le mafie, contro ogni violenza e ogni sopraffazione, ma nei confronti dell’insegnante della scuola, del vicino di casa. Ed è chiaro che non si è ancora pronti.
Egidio Morici