I Bonafede, la famiglia al servizio di Matteo Messina Denaro
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Una famiglia intera devota al boss. E’ la famiglia Bonafede, di Campobello di Mazara, che definire fedelissima a Matteo Messina Denaro è poco.
L’ultimo membro dei Bonafede, Emanuele, è stato arrestato nei giorni scorsi con la moglie Lorena Lanceri. I coniugi erano vivandieri di Messina Denaro durante la latitanza. Almeno negli ultimi quattro anni ospitavano il boss a casa, a Campobello, pranzavano e cenavano insieme.
Ma i Bonafede sono sempre stati legati in maniera molto stretta ai Messina Denaro. Già don Ciccio Messina Denaro, padre di Matteo, e Leonardo Bonafede, capomafia di Campobello, erano vicinissimi.
Leonardo Bonafede è morto a 88 anni nel 2020, si trovava agli arresti domiciliari nella sua abitazione per le gravi condizioni di salute. Il questore di Trapani ne aveva vietato i funerali in forma pubblica. Il fine pena era fissato per il 2023 in virtù dell'ultima condanna a 14 anni di carcere, conseguente al suo ultimo arresto, avvenuto nel 2011 nell'ambito del blitz 'Campus Belli' assieme ai vertici della famiglia campobellese.
Già nel 2003 Bonafede era stato condannato definitivamente per mafia a 12 anni, scontati nella casa circondariale di Lecce. Dopo la morte di Nunzio Spezia, boss a capo della famiglia di Campobello di Mazara, alcuni collaboratori di giustizia lo hanno indicato come il 'reggente' della famiglia.
Nel corso degli anni gli inquirenti hanno tracciato il suo ruolo nel settore oleario, sequestrando alcune società intestate a dei prestanome, ma riconducibili al suo sistema. Nel 2010 gli furono sequestrati alcuni beni, che in parte, nel 2012, furono restituiti alla sua famiglia.
I discendenti di Bonafede e Messina Denaro hanno raccolto l’eredità di quel rapporto strettissimo. Non è un caso, quindi, che Matteo Messina Denaro, abbia scelto Campobello e la protezione dei Bonafede per la ua latitanza, almeno negli ultimi anni.
Proprio un Bonafede, Andrea il geometra, prestava l’identità e i documenti al boss permettendogli di curarsi in ospedali e cliniche sotto falso nome, di acquistare l’appartamento di vico San Vito in cui il padrino ha trascorso i mesi prima dell’arresto e l’Alfa Giuietta con la quale si muoveva indisturbato.
Un altro Bonafede, sempre Andrea di nome, faceva invece il postino tra il boss e il medico di fiducia, Alfonso Tumbarello, consegnando oltre 100 ricette e prescrizioni mediche.
L’ultimo arrestato, come dicevamo, è Emanuele Bonafede, cugino del geometra e fratello del postino. Insieme alla moglie Lorena Lanceri sono stati vivandieri del boss. Ma non solo. Anche la moglie aveva una sorta di ammirazione nei confronti di Messina Denaro, gli scriveva lettere nelle quali lo definiva “il regalo più bello” che la vita potesse offrirle. Quando andava a pranzo o a cena da loro, i Bonafede controllavano per bene la strada, un servizio di vigilanza per scongiurare eventuali occhi indiscreti.
Ma Lorena Lanceri era così fidata che le era stato affidato il compito di gestire la corrispondenza tra il capomafia e persone a lui care. Come un’altra Bonafede, Laura. Maestra d’asilo, figlia del boss Leonardo Bonafede, moglie dell’ergastolano Salvatore Gentile, e legata a Messina Denaro da un rapporto epistolare molto intenso. Tanto da farla diventare gelosa del fatto che il boss trascorresse molto tempo a casa dei Bonafede e con Lorena Lanceri. Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro si incontrano in maniera clandestina, fuggente, al supermercato, pochi giorni prima della cattura del boss. I due parlano davanti al banco dei salumi. Un rapporto privato, che viene scoperto dai pizzini trovati in vicolo San Vito. La donna era descritta con il nome in codice “Cugino”.
E poi c’è Martina, figlia di Laura Bonafede, nipote del boss di Campobello.
Matteo Messina Denaro ha una vera e propria ammirazione per lei. In un pizzino inviato alla sorella il boss ne apprezza il modo di vivere e l’educazione. A differenza del disprezzo che, invece, nutrirebbe per la figlia Lorenza “degenerata nell’infimo”. Martina Gentile è l’ultima della generazione dei Bonafede e secondo gli investigatori anche con lei ci sarebbe stato un rapporto epistolare.
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