Continuano le arringhe difensive al processo Scrigno che ha fatto luce sugli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria.
“Inesistenti i fatti contestati al mio assistito”. Così ha concluso il suo intervento, dinnanzi al tribunale di Trapani, l’avvocato Nino Sugamele, difensore di Vito Gucciardi. Ed ha anche sottolineato che “già al tempo della chiusura della indagini, la Dda aveva raccolto elementi investigativi che attestavano l’estraneità del mio assistito a Cosa nostra”. Il Pm, invece, nel corso della sua requisitoria ha chiesto 17 anni di reclusione per il salemitano Vito Gucciardi.
Sugamele ha anche chiesto “il rigetto delle domande civili”, rappresentando che “molti Enti pur chiedendo risarcimenti di milioni di euro non hanno nemmeno precisato a che titolo veniva chiesto il risarcimento”.
L’avvocato ha, poi, ha sollevato altre questioni che, a suo dire, “potrebbero fare saltare l’intero processo” e precisamente “sulla inutilizzabilità delle captazioni avvenute nel processo Scrigno e depositate dalla Dda perché non sarebbero indagini connesse e perché non indispensabili. Altra questione, l’eccezione del mancato deposito delle bobine originali delle captazione sia del processo Pionica che di Scrigno. “La giurisprudenza della Cassazione: le bobine vanno depositate presso il Giudice procedente e, quindi, se ciò non avviene non sono utilizzabili per tutti gli imputati”.