La pesca a Marsala, tra il palangaro, un metodo di pesca unico; il cambiamento climatico, che rende sempre più difficile trovare pesce spada; e i problemi del settore. Ne parlano due pescatori di Marsala, Uccio Tramati e Riccardo Lodato, intervistati da "Il giornale della Protezione Civile".
Ecco il testo delle due interviste.
Uccio Tramati, pescatore di Marsala
Qual è il vostro metodo di pesca?
Io faccio il pescatore da più di quarant’anni, e ora peschiamo il tonno con un nuovo sistema di pesca, il palangaro, con cui un tempo vennero a pescare i giapponesi. Il palangaro è una lenza lunghissima come una corda, che arriva fino a 50 km. Si fila in mare, mentre alcuni ami rimangono agganciati a questo monofilo, a intervalli di 50 o 60 metri. In questa marineria c’era un grande futuro, perché è un sistema di pesca unico, che non pesca animali sbagliati, non pesca né delfini né tartarughe, rispetta l’ambiente in maniera incredibile. Mio padre, mio nonno e i miei fratelli abbiamo pescato da decenni fin sotto la Grecia con i vari sistemi di pesca. E quello che fa rabbia ora è che con la disponibilità che c’è per questo sistema siamo costretti a quote irrisorie. Ma la gente deve vivere. Se vai per le strade trovi la gente che vende tonni a pochi euro. Si vende così, il tonno in nero.
Come mai siete costretti a quote irrisorie?
La quota di pesca la gestisce l’Iccat, un organismo internazionale che protegge il tonno, dal Mediterraneo all’Atlantico. E noi dal 1997 facciamo parte di questa Iccat, da cui ogni anno arriva una quota di pesca alla Comunità Europea, distribuita agli Stati membri. La quantità che spetta all’Italia viene gestita in autonomia dall’Italia. E nella supposta imparzialità, alla fine chi è più forte politicamente vince. In teoria devi seguire la sostenibilità economica. Ma su trenta barche, diciamo quaranta, sono dieci che hanno la sostenibilità, tutti gli altri devono arrangiarsi. E noi dobbiamo pescare da gennaio a dicembre. In linea di massima l’ingresso dei tonni nel Mediterraneo avviene nel mese di aprile. Il tonno è un grande migratore che parte dal Golfo del Messico e attraversa tutto l’Atlantico e il Mediterraneo. Così, da aprile, in quindici giorni con una quota di quindici tonnellate finisce la pesca. Solo che questa quota non viene distribuita come si deve. Noi peschiamo e continuiamo a pescare, ma siamo in crisi pur avendo un’enorme quantità di risorse disponibili. Le regole sono applicate in maniera scombinata, attraverso imparzialità visibilissime. Ed è tutta una questione politica. E noi politicamente siamo abbastanza fiacchi. Oggi chi va per mare è in difficoltà. Siamo quasi in fase di scomparsa. Quasi obbligati all’illegalità.
Riccardo Lodato, pescatore di Marsala
Da quanto tempo fai il pescatore?
A maggio faccio quattro anni di lavoro da pescatore. Ho cominciato chiedendo a mio padre perché ero senza lavoro, avevo questo hobby della pesca. È stata una prima stagione bella tosta, perché questo è un lavoro tosto e difficile che non tutti sanno fare. Io la passione l’avevo sempre avuta, andavo a pescare da solo con la mia barchetta e la canna da pesca, ma questa è un’altra cosa.
C’è differenza tra la pesca per divertimento e quella per lavoro?
La differenza tra divertimento e lavoro è tanta. Quello che facevo da piccolo è un gioco. La pesca invece cambia completamente, dal tipo di lavoro, e il tonno e il pesce spada fanno faticare tanto. Quello che mi piace della pesca poi è che c’è sempre qualcosa da imparare: ogni giorno è diverso. Quando esci sai come inizia il lavoro e non sai come cominci. Io a lavoro pesco pesci spada e tonni con la pesca del palangaro, che si fa con gli ami. A seconda del pesce, tonno o pesce spada, cambia l’esca (totano per il tonno e sgombro per il pesce spada), la dimensione dell’amo e lo spessore del filo. Per dire, il tonno è molto più grande e resistente del pesce spada. Se con la canna stavo vicino alla costa, qui ci allontaniamo tanto, andiamo anche verso la Tunisia.
Che differenze ci sono tra la pesca al tonno e quella al pesce spada?
A gennaio, febbraio e marzo c’è il fermo di pesce spada di modo che così si possa anche riprodurre. Noi preferiremmo andare a gennaio, febbraio e marzo, cambiando i periodi di fermo. Il tonno invece nel periodo estivo è tantissimo, davvero tantissimo. Il pesce spada invece ha iniziato a scarseggiare tanto. Il tonno lo peschiamo anche vicino all’isola, vicino Pantelleria. Per il pesce spada invece dobbiamo spostarci tanto dall’isola. Purtroppo negli ultimi anni il pesce spada non funziona più. Siamo costretti a spostarci anche nelle acqua più profonde. Ma negli ultimi due anni abbiamo trovato poco pesce spada. E secondo me il cambiamento climatico in questo caso incide parecchio. La temperatura dell’acqua che ho misurato una volta questa estate a Favignana era di 28 gradi: tantissimo. Ultimamente si utilizzano anche dei pesi per mandare il palangaro più a fondo. E lì si pesca qualcosa: magari 200 o 300 kg di pesci riesci a prenderli. Noi lo abbiamo fatto un paio di volte ma non lo facciamo più perché è massacrante e pericoloso, perché il filo madre ti arriva addosso come se fosse una sbarra di ferro. Solo che quest’anno la scelta di andare in profondità non ha funzionato, non abbiamo trovato pesci spada, e questa cosa mi preoccupa perché significa che o ce ne è di meno o si è spostato. A maggio, giugno e luglio invece c’è tantissimo tonno, ma noi che abbiamo la quota da maggio la finiamo già a fine giugno. Poi la quota ce la ridanno il primo di gennaio. Per questo motivo di solito conserviamo una tonnellata e mezzo della quota da pescare per settembre-ottobre. E il motivo per cui è così è che è una questione politica. Quando mio padre comprò la barca potevamo pescare 5 tonnellate, adesso 13 e mezzo. Ora sono un po’ di anni che non aumenta. E questa cosa ci mette in difficoltà. Ma i tonni sono tanti, tantissimi, troppi: ed è un peccato perché poi così si rovina anche l’ecosistema marino, perché il tonno mangia la sarda.
È cambiato qualcosa in questi ultimi anni?
In questi quattro anni è capitato solo una volta di trovarci addosso un temporale, con il mare calmo che improvvisamente si riempie di nuvoloni. Anzi, il problema è contrario. Mi preoccupa pure che negli ultimi due anni, rispetto a quelli precedenti, abbiamo sempre lavorato anche durante il periodo novembre dicembre perché era un bellissimo tempo. Un’altra cosa che mi preoccupa molto è la quantità di spazzatura che viene buttata in mare. Ogni tanto ci capita di vedere una bottiglia di plastica in mare, ma non riusciamo nemmeno a recuperarla, e poco dopo è già sparita, perché tende ad andare a fondo. La mia preoccupazione è proprio questo tipo di spazzatura, la spazzatura che non vediamo. Magari alcune persone delle generazioni precedenti non vedono nemmeno il problema Stiamo parlando di un’altra mentalità. Quaranta o sessanta anni fa non interessava minimamente. Noi nel nostro peschereccio cerchiamo di consumare meno plastica e quella che consumiamo la ricicliamo. Per dire, noi per il pescespada per ogni amo usiamo una pila, che brilla e lo attira. Quando finiscono le pile noi le raccogliamo, ma c’è anche qualcuno che le butta. A Marsala comunque quasi tutti raccolgono pile e spazzatura.
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