E’ stato l’imprenditore edile marsalese Giuseppe Vasile l’unico imputato ad essere stato assolto dalla Corte d’assise di Trapani al termine del processo alle otto persone coinvolte, il 23 luglio 2019, nell’operazione “Sea Ghost” (associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e tratta esseri umani e al contrabbando di sigarette estere) condotta dalla Guardia di finanza della Compagnia di Marsala. Vasile, che era stato rimesso in libertà un paio di settimane dopo l’arresto, è stato assolto con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.
A difenderlo è stato l’avvocato Erino Lombardo. Nell’agosto 2019, a rimetterlo in libertà (Vasile era rinchiuso nel carcere di Trapani) fu il Tribunale del Riesame di Palermo, che accolse la richiesta dell’avvocato Lombardo. Per i giudici del Riesame, come per la difesa, non sussistevano i cosiddetti “gravi indizi di colpevolezza”. L’imprenditore, originario di Castelvetrano, era rimasto coinvolto nell’indagine di Fiamme Gialle e Dda di Palermo per un “favore” fatto ad una vecchia conoscenza dei tempi in cui andava a scuola. Un “si” di troppo rivelatosi una grave imprudenza. L’imprudenza di Vasile, spiegò l’avvocato Lombardo, fu quella di aver detto “si” al pregiudicato marsalese Angelo Licciardi - ritenuto ai vertici dell’organizzazione criminale e che adesso è stato condannato a 12 anni di carcere - quando questi gli chiese se poteva “parcheggiare” un gommone all’interno dell’area (in via Salemi, a Marsala) dove Vasile ha la sede operativa della sua impresa edile.
Il gommone, secondo Fiamme Gialle e Dda, sarebbe stato uno dei natanti utilizzati per trasportare migranti e “bionde” dalla Tunisia alla Sicilia. E Vasile si è ritrovato ad essere accusato come uno dei promotori dell’organizzazione, alla quale, secondo gli investigatori, avrebbe fornito mezzi finanziari per l’acquisto dei gommoni, gestendo la logistica dei natanti e la loro custodia in locali nella sua disponibilità. Un imprenditore che realizza gommoni, inoltre, aveva dichiarato che Vasile gli avrebbe commissionato due natanti. “Ma ciò non è affatto vero – ha sostenuto l’avvocato Erino Lombardo – I gravi indizi di colpevolezza non sussistono, come attestato dai giudici del Riesame, perché non sussistono i fatti addebitati a Vasile, che risulta totalmente estraneo ai reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di tabacchi lavorati esteri”.
Adesso, dopo l’assoluzione, il legale ha dichiarato: “Il Vasile dopo 3 anni di processo è stato ampiamente prosciolto dalle ingiuste accuse addebitategli dalla Procura della Repubblica di Palermo. La Corte di Assise di Trapani ha riconosciuto la completa estraneità del Vasile ai gravi fatti contestati di traffico di migranti e contrabbando di tabacchi esteri. Attendiamo la motivazione della sentenza e valutare la possibilità di ricorrere per il diritto alla riparazione economica del danno prodotto al Vasile anche per la ingiusta misura cautelare applicatagli nel luglio 2019, poi annullata dal Tribunale della Libertà di Palermo nell'agosto 2019”.
Oltre a Vasile e Liccardi, nel processo erano imputati la marsalese Giuseppa Randazzo, di 47, rappresentante legale di una cooperativa agricola, il trapanese Sergio Carpentieri, e i tunisini Montasar Bouaicha, Nizar Zayar, Fathi Taleb, e Nabil Zayar. La pena più severa (22 anni e 5 mesi di carcere più una mega-multa di 550 mila euro) è stata inflitta a Nizar Zayar. Queste le altre condanne: 10 anni e 7 mesi, con 1 milione e 350 mila euro di multa, a Montasar Bouaicha, 10 anni e 2 mesi e 550 mila euro di multa a Sergio Carpinteri, 10 anni e 350 mila euro a Fathi Taleb, 10 anni e 200 mila euro a Nabil Zayar, 3 anni a Giuseppa Randazzo.
Per l’accusa, quest’ultima provvedeva alla stipula di fittizi contratti di lavoro dipendente per consentire ai clandestini di ottenere e rinnovare il permesso di soggiorno per motivi di lavoro e di percepire indebite indennità di disoccupazione agricola a danno dell’Inps. La donna avrebbe anche messo a disposizione di Zayar la propria abitazione per consentire lo smistamento dei migranti appena sbarcati.
Gli arresti domiciliari furono applicati anche a un altro componente italiano dell’associazione, Sergio Carpentieri, residente a Trapani, il quale ha fornito uno dei gommoni usati per gli sbarchi. L’inchiesta ha accertato che mediamente ogni clandestino trasportato pagava da 3mila a 8mila dinari tunisini (tra i 1.500 e i 4mila euro). A questi si aggiungeva il profitto dalle sigarette importate di contrabbando, per un guadagno di almeno 25mila euro a viaggio. Durante tutta l’indagine, avviata nel 2016, le fiamme gialle hanno intercettato in mare 5 “viaggi fantasma”, arrestando in flagranza di reato 6 scafisti, e sequestrando, tra l’altro, 990 chili di sigarette di contrabbando e tre gommoni. Alcuni imputati chiamavano i migranti “agnelli” e li trasportavano dal Nord Africa alla Sicilia come merce, insieme con le sigarette di contrabbando, utilizzando gommoni veloci, in grado di viaggiare di notte anche a 30 nodi, sui quali caricavano 10-12 persone e 250-300 chili di “bionde”.
I membri dell’organizzazione trasportavano dalle coste tunisine a quelle siciliane i migranti, costretti a pagare tra i 1.500 e i 4mila euro e spesso minacciati con pistole e coltelli. Il blitz delle Fiamme Gialle scattò al termine di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, con prolungate attività di intercettazione telefonica e ambientale, e interventi di polizia in mare delle unità navali della guardia di finanza di Mazara. “Sea ghosts” in quanto fantasmi del mare, tra la Tunisia e le coste meridionali del trapanese.
A Licciardi viene attribuito un ruolo di primo piano in quanto si occupava della gestione contabile dell’associazione, curando in prima persona la ripartizione dei profitti e provvedendo inoltre all’acquisto e alla custodia delle imbarcazioni.