"Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla". É un aforisma del politico filosofo e scrittore britannico Edmund Burke. Una frase che, incisa in trenta lingue diverse, spicca su un monumento collocato nel campo di concentramento di Dachau, un monito che non può lasciare indifferenti. Una riflessione quantomai attuale, in questo 'capriccioso' terzo millennio che ci sta portando in una pericolosa condizione di individualismo e di assuefazione a quanto di doloroso accade attorno a noi, coltivare la memoria è vitale.
La nostra nazione ha vissuto momenti drammatici a causa della pandemia, con l'arrivo dei vaccini la speranza era rinata, nonostante le perplessità manifestate inizialmente e poi confermate, ma un anno fa la guerra si è palesata nel continente europeo con l'invasione dell'Ucraina con la ripresa l'immancabile fenomeno immigratorio narrato come un pericolo. Mai come in questo momento diventa importante cercare ispirazione nel passato, andare con il pensiero ai grandi temi della condizione umana, scavare nella memoria per riflettere sulle immani tragedie.
Il naufragio di Crotone dagli elementi che emergono era evitabile, ma la gestione dell'imbarcazione è diventata una vicenda burocratica. La narrazione marittima c'insegna che un natante è a rischio quando: "l'efficienza operativa è stata compromessa al punto di rendere probabile una situazione di pericolo". Per chi lavora con i soccorsi in mare un natante pieno di migranti, in mare aperto, senza tracce di giubbotti di salvataggio e condimeteo avverse,va considerato in difficoltà e quindi bisognoso di essere soccorso. Dal conflitto in terra ucraina abbiamo imparato l'orgoglio di una nazione che:una mattina mi son svegliato, oh bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor. E da quel dì un popolo è diventato 'partigiano'.
Durante il lockdown ci si aggregava sui balconi sulle note dell'inno di Mameli con lo slogan ne usciremo migliori. Ma già dopo le prime settimane di confinamento fu abbastanza chiaro che la reclusione forzata avrebbe solo ampliato, oltre alla povertà e al malessere delle fasce più deboli della popolazione, anche la frustrazione, il rancore, la diffidenza di quanti già non erano portati per l’empatia e il rispetto verso il prossimo. Gli eventi narrati avrebbero avuto un altro esito se si fosse conosciuta la Storia, altrimenti è complicità.
Vittorio Alfieri