A piangerlo sono soltanto i suoi tre gatti. Gli unici suoi compagni. Gli unici suoi veri amici. Gli unici suoi parenti. Tristi, nervosi, scontrosi da quando il loro padrone non è più con loro. Probabilmente hanno capito che il loro padrone da loro non tornerà più.
Antonino Guaiana, 83 anni, pittore trapanese, è morto nel silenzio assordante e nella solitudine di una Rsa dove ormai era ricoverato da più di un mese per una caduta. Viveva assieme ai suoi gatti, l'anziano artista raccolti per la strada e allevati come se fossero suoi figli. Una misera pensione che gli consentiva, a stento di arrivare a fine mese.
Lui, però, non si lamentava. Amava la vita. Amava le belle donne. Le dipingeva. Le rendeva immortali. E per una incredibile coincidenza o beffa del destino é morto nella ricorrenza dell' otto marzo. Era assai religioso, Antonino Guaiana. Frequentava la Cattedrale San Lorenzo alla quale ha donato uno splendido quadro raffigurante San Francesco. Tutte le domeniche andava a messa e nonostante non navigasse in buone acque dal punto di vista economico, faceva sempre la questua ai disagiati che incontrava per la strada. Generoso. Dopo aver vissuto a Milano, Antonino Guaiana aveva fatto ritorno a Trapani. Qui viveva in un appartamento preso in affitto nella zona del porto. Per lui funerali in povertà a carico del Comune. E i funerali in povertà non prevedo né una messa in chiesa, né la vestizione del defunto che sarà sistemato nella bara con ciò che indossava al momento del decesso. Nessun parente si è fatto avanti. Del resto ad assisterlo, da quando non era più autosufficiente, erano una vicina di casa e una anziana nobildonna trapanese. Loro lo accudivano. I suoi gatti lo vegliavano nel suo lento e inesorabile declino culminato nel decesso in una Rsa. Ed ora a piangerlo sono solo i suoi gatti. Perché gli animali, si sa, sono migliori degli uomini.