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08/03/2023 06:00:00

 E buona Festa della donna a tutte

 

La parità di genere viaggia lenta. Il processo evolutivo della specie umana che ha prodotto la differenziazione dei ruoli tra i due sessi è durato milioni di anni e solo intorno agli anni Sessanta è iniziata la sua contro-rivoluzione. Proprio in questi anni le donne hanno cominciato a ribellarsi agli stereotipi di genere e da allora molte cose sono cambiate; va da sé che questo processo inverso sarà ancora lungo e lento e in molti Paesi non è ancora mai iniziato. Uno studio del CNR italiano calcola che per colmare la diversità di genere nei posti di comando per alcune professioni la strada è ancora lunga: nel 2037 si potrà avere la parità tra i dirigenti dei ministeri; nel 2087 toccherà invece alla parità tra i dirigenti del Sistema Sanitario Nazionale; l’anno che vedrà la parità tra i sessi nei vertici della magistratura sarà quello del 2425 e per la carriera diplomatica si dovrà aspettare il 2625. Che dire? Indossiamo sin d'ora tuta e scarpe comode, ché la strada è lunga.

 

Dopo questa premessa vorrei provare a parlare invece delle differenze tra i due sessi. Cominciamo subito col dire che gli uomini e le donne non sono uguali, che ci piaccia o no, questo è quanto dimostra la biologia. E meno male, perché senza questa differenza ci saremmo estinti o comunque non saremmo qui ora a disquisire su cosa siamo. Il grande equivoco post-moderno in merito alla parità dei sessi non considera, talvolta, questo bagaglio biologico che invece è la grande ricchezza della nostra specie.

Il maschio della nostra specie appena sveglio al mattino, e ancor prima di lavarsi i denti, inforca gli occhiali graduati con lenti al testosterone, attraverso questi guarda il mondo che lo circonda, una distorsione naturale che non lascia spazio all'emotività, cacciare e uccidere il nemico è ciò che lo muove. La sua stessa struttura fisica si è adattata a tale scopo, muscoli più accentuati e pelle più spessa. Lo studio evolutivo del corpo maschile spiega persino l'accumulo prevalente di grasso nella fascia addominale utile a non ostacolare le braccia e le gambe durante il combattimento. Noi donne dovremmo ricordarcene ogni volta che storciamo il naso in spiaggia guardando le protuberanze di questi poveri uomini incapaci di affrancarsi dal debito evolutivo. Ringraziarli per averci protetto nei secoli dai predatori, sacrificando la forma armoniosa dei loro corpi mortificati dalla necessità della sopravvivenza. Affrancato ormai da questo ruolo protettivo, l'uomo moderno è tornato a prendersi cura del suo aspetto, questo cambio di paradigma ha prodotto, talvolta, un indebolimento cognitivo imbarazzante.

Stabilito in origine il ruolo del maschio, alla donna restava quello della procreazione e dell'accudimento della famiglia, la cura dei legami e l'educazione dei piccoli le ha consentito di sviluppare capacità comunicative molto più estese, oltre alla capacità emotiva ed empatica. Queste caratteristiche sono state talmente perfezionate, nel corso dei millenni, al punto di diventare una sorta di debolezza, se non addirittura fonte di fastidio primario, per il maschio-alfa interessato prevalentemente all'accoppiamento.

A tale proposito dovremmo anche ricordarci che l'accumulo di grasso nel corpo femminile è biologicamente orientato nelle zone specifiche che assolvono al ruolo di forte richiamo sessuale. In altre parole, tutti i nostri tentativi di modellare il corpo secondo i nuovi canoni di bellezza si scontrano con la ultrasecolare storia dell'evoluzione e questo dovrebbe stemperare i nostri sensi di colpa quando non riusciamo a ottenere i risultati sperati.

 

Ora, al di là dell'ironia, bisogna riconoscere che le donne dimostrano ogni giorno il loro essere Altro rispetto agli uomini, naturalmente non mancano le eccezioni e anzi quando una donna sceglie come fonte di ispirazione il maschio dominante, riesce a superarlo in tutti gli aspetti peggiori. Perché le donne quando fanno le cose sono perfezioniste, nel bene e nel male.

E buona Festa della donna a tutte.

 Katia Regina

da leggere:

Il più grande uomo scimmia del Pleistocene di Roy Lewis



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