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07/03/2023 06:00:00

  Il cimitero di Messina Denaro/2. Le “lupare bianche” di Alcamo e Partanna

 La “lupara bianca”. Gli omicidi senza cadavere. Persone uccise, il cui corpo viene fatto scomparire.

Chi sciolto nell’acido, chi seppellito in posti impossibili. La mafia usava eliminare gli stessi affiliati scomodi con questo sistema. Attirava le vittime in un luogo di incontro, le strangolava e poi faceva sparire tutto. Corpi che mai venivano trovati, soprattutto se sciolti nell’acido.
Una serie di lupare bianche vede protagonista Matteo Messina Denaro. Nel suo “cimitero” ci sono solo le lapidi, non c’è traccia dei corpi. E' solo attraverso i pentiti che si fa luce su questi omicidi. 

LA MATTANZA DI ALCAMO
Una vera e propria mattanza, per ripulire Alcamo dagli infedeli. Uccisi e sciolti nell’acido, sotto gli occhi di Totò Riina.

Una mattanza a cui partecipò anche Matteo Messina Denaro. E’ quella degli omicidi per “lupara bianca” di Filippo Melodia, Damiano Costantino, Giuseppe Colletta e Vito Varvaro, avvenuti nell’aprile del 1989.

Colletta, 48 anni, proprietario terriero incensurato, Vito Varvaro 46 anni, con precedenti penali tra cui aver fatto parte dei sequestratori di Franca Viola, che si oppose alle nozze riparatrice con il suo violentatore Filippo Melodia, poi assassinato in Toscana. Damiano Costantino, 49 agricoltore, anche lui con un po’ di precedenti e presunto mafioso. Gli investigatori ipotizzarono che i tre fossero finiti nello stesso tranello e che potessero essere stati vittime di una sorta di “repulisti” preventivo, per impedirgli di formare un nuovo clan dopo che le pesante condanne e gli ergastoli per la strage di Pizzolungo inflitte ai capimafia di Alcamo, in quel momento latitanti. A completare il quadro della mattanza proprio Filippo Melodia, risucchiato dalla “lupara bianca” e eliminato contestualmente agli altri tre.
Il pentito Balduccio Di Maggio qualche anno dopo rivelò di aver partecipato ai delitti. “Furono strangolati e disciolti nell’acido per volontà di Totò Riina”. Tra i partecipanti all’esecuzione: Riina, Sinacori, Giovanni Brusca, Francesco Messina Denaro, il figlio, Matteo Messina Denaro, e altri mafiosi. Un caso di lupara bianca collettiva, nei confronti, secondo alcuni, di “quattro boss di mezza tacca colpevoli di rubare i soldi del traffico di droga”, tutti appartenenti al clan di Vincenzo Milazzo.
La mattanza venne ricostruita proprio nel processo sull’uccisione di Vincenzo Milazzo e Antonella Bonomo.
Balduccio Di Maggio comincia a raccontare delle lamentele dei mafiosi di Alcamo sulla gestione dei soldi di Filippo Melodia. Totò Riina e Francesco Messina Denaro decidono per l’eliminazione degli infedeli. Vengono attirati con la scusa di fare una riunione per riformare la famiglia mafiosa. In una palazzina di Partinico, non lontana dall’autostrada, arriva il meglio e il peggio della mafia siciliana.


I primi ad arrivare sono Melodia e Colletta. “Li portano in una stanza e li strangoliamo. Io, Peppe Agrigento, Giovanni Brusca, Giovanni Leone, Matteo”. Arrivano gli altri, strangolano anche loro. Poi bisogna finire il lavoro, bonificare la scena. “Prendiamo i corpi e li portiamo. C’era una vasca in cemento con due fusti di acido, in cui abbiamo messo Melodia, Coletta e gli altri due. Nel frattempo che i corpi si scioglievano, abbiamo pulito tutto e ce ne siamo andati”. Matteo Messina Denaro per questi omicidi fu condannato all’ergastolo, perchè cooperò materialmente a strangolare le vittime.

LA GUERRA DI PARTANNA
Ci sono altri omicidi con la “lupara bianca” che vengono attribuiti a Matteo Messina Denaro, come esecutore, anche se non è stato poi condannato. Sono quelli di Filippo Ingoglia, Pietro Ingoglia e Vincenzo Petralia, del marzo 1988, e di Antonino Ingoglia del febbraio 1989.
I tre, di Partanna, vennero convocati dalle famiglie mafiose di Mazara e Castelvetrano ufficialmente per avere notizie su un attentato subito da Francesco Accardo. Una volta entrati nel luogo dell’incontro i tre sono stati immobilizzati e portati ognuno in una stanza. Furono interrogati. Ma era una formalità. Sono stati strangolati. Una volta morti sono s tati spogliati e messi nel bagagliaio di un’auto. Messina Denaro e altri due li portarono via. In seguito si seppe che i cadaveri erano stati occultati in provincia di Agrigento. Nonostante i racconti di Sinacori, Messina Denaro venne assolto.

(Continua)

1. Mommo u nano e la faida di Partanna