Leonardo Di Benedetto era a conoscenza “della natura penale degli atti trasmessi”. Così scrive il giudice Roberta Nodari nelle motivazioni della sentenza di condanna. Giudicato con il rito abbreviato all'ex dirigente del Comune di Erice è stata inflitta la pena di quattro mesi di reclusione per violazione del segreto d’ufficio.
Sulla vicenda, poi, emerge un altro particolare: Di Benedetto che, all'epoca dei fatti, ricopriva la carica di vice segretario, divulgava gli atti relativi ad un procedimento a carico dell'imprenditore Riccardo Agliano, sei mesi prima che allo stesso venisse notificato l'avviso di conclusione delle indagini. Circostanza, questa, che secondo il Gup del tribunale di Trapani, avrebbe comportato all'imprenditore non solo un danno morale, ma anche “un pregiudizio all'immagine”.
Per quanto riguarda, invece, l'azione di risarcimento dei danni esercitata da Agliano, in sede penale, il giudice ribadisce “l'ammissibilità della stessa atteso che, pur non essendo persona offesa da tale reato, egli riveste comunque il ruolo di persona danneggiata da reato”. E il “danneggiato da reato” è, infatti, legittimato a chiedere il risarcimento del danno in sede penale. Nel caso specifico, puntualizza il giudice, la “trasmissione dell'informativa di reato” individua un danno derivante dall'essere stato rivelato un segreto di ufficio concernente la sua qualità di indagato ed i fatti per i quali era indagato ancor prima della conclusione delle indagini preliminari e del fatto che lui stesso ne venisse posto a conoscenza”. A mettere nei guai Leonardo Di Benedetto le indagini difensive prodotte dal sindaco di Erice Daniela Toscano coinvolto, assieme al fratello Massimo, consigliere comunale di Trapani, nel cosiddetto scandalo del parcheggio di San Giuliano. Inchiesta, scaturita dalla denuncia presentata dall'imprenditore Riccardo Agliano, e poi archiviata. La vicenda si arricchì, poi, di un nuovo capitolo: la sospensione per un anno di Leonardo Di Benedetto, responsabile del settore Affari generali e Servizi demografici del Comune della Vetta. Il provvedimento, infatti, si riferisce proprio a quell'inchiesta e all'epoca dei fatti il dirigente ricopriva la carica di vice segretario generale.
A notificare la sospensione a Leonardo Di Benedetto furono i carabinieri. Il caso sul parcheggio di San Giuliano era, invece, costato al sindaco Toscano il divieto di dimora. La procura aveva chiesto il suo arresto. Stesso provvedimento venne adottato per il fratello. Divieti di dimora che poi vennero revocati. Infine, la decisione del Gip di emettere decreto di archiviazione.
Nel procedimento contro Leonardo Di Benedetto, l’imprenditore Riccardo Agliano, assistito dall’avvocato Pietro Riggi del Foro di Palermo, si era costituito parte civile.
Secondo l' accusa, Di Benedetto, nella qualità di vice segretario del Comune di Erice e quindi di pubblico ufficiale, avrebbe rivelato a Daniela Toscano - sospesa dalla funzione di sindaco dal prefetto per il caso del parcheggio - , e al suo avvocato Giuseppe Rando, notizie coperte da segreto. E precisamente quelle emergenti dagli atti delle indagini preliminari condotte per reati in materia di urbanistica dalla polizia municipale ericina nei confronti di Riccardi Agliano, accusatore del primo cittadino della Vetta. Di Benedetto addirittura avrebbe consegnato all'avvocato Rando gli atti d'indagine nonostante fossero coperte da segreto.