La notizia del disegno di legge in discussione in commissione Affari istituzionali all'Ars, che vorrebbe agganciare il gettone dei consiglieri dei comuni siciliani agli aumenti di sindaci e assessori, i cui emolumenti in alcuni casi sono quasi raddoppiati, ha fatto storcere il naso al Codacons.
Infatti, in un periodo di ristrettezze per molti siciliani, gli aumenti previsti per i politici sono davvero esagerati e ingiustificati. E se ciò non bastasse sembra che anche il personale dei gruppi parlamentari all'Ars otterrà ben presto un aumento. Tutto questo si verifica mentre i dati dell'ultimo rapporto Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezziogiorno), giunto alla sua 49esima edizione, evidenziano un Mezzogiorno che arretra e che arranca nella ripresa. Difatti, nel 2021 era cresciuto con un tasso leggermente superiore alla media UE. Tuttavia, adesso le condizioni di lavoro sono sempre più svantaggiose e l'inflazione è più aggressiva. Pertanto, si stimano 500mila nuovi poveri al Sud già alla fine del 2022, - ossia quasi due terzi degli oltre 760mila che si contano in tutta Italia.
I dati sulla disoccupazione giovanile in Sicilia, poi, sono allarmanti, poiché si conta oltre il 28 per cento di disoccupati a livello regionale, con punte che sfiorano il 50 per cento solo nei territorio di Palermo e Trapani.
I dati scoraggianti, che si riferiscono all'intera penisola – anche se in maniera ridotta rispetto al Sud -, hanno indotto i parlamentari nazionali a stoppare l'aumento dei propri stipendi fino a fine 2025, approvando la proroga, fino al 31 dicembre 2025, del blocco dell'adeguamento dell'indennità parlamentare, in vigore dal 2007. Se non vi fosse stata la proroga di queste misure, la spesa per il 2025 avrebbe registrato un incremento pari a 29,4 milioni di euro. Ma se a livello nazionale si è operato in maniera saggia e prudente, piuttosto, in Sicilia non si riesce ad essere moderati. Così per i politici del Palazzo dei Normanni continua ad aumentare la spesa, che passa 10,45 a 11,2 milioni di euro. Questa ha indotto il Codacons ad annunciare il deposito di un esposto alla Corte dei Conti, a cui verrà chiesto di verificare ed accertare se si possano configurarsi sprechi di denaro pubblico a danno della collettività o condotte, anche omissive, che abbiano prodotto un danno all'Erario. D'altra parte, i costi dell'Assemblea regionale siciliana oscillano di anno in anno, e nel 2020, secondo l'ultimo rendiconto disponibile, il budget su cui ha potuto contare il parlamento siciliano, per il suo funzionamento e per pagare gli stipendi dei 70 deputati e le pensioni degli ex deputati, è stato di oltre 260 milioni di euro. Di questi, le due principali entrate sono costituite dai 137 milioni trasferiti dalla Regione Siciliana (la principale fonte finanziaria) e 80 milioni di euro di fondocassa proveniente dall'esercizio precedente. Quanto alle spese, invece, la voce principale riguarda il personale in quiescenza (circa 48 milioni di euro), in quanto le pensioni vengono corrisposte dall'Ars e non dall'Inps come avviene per le altre regioni. In questo senso, è in corso una transizione verso un istituendo Fondo pensioni. Dalle previsioni di spesa per il 2021 spicca poi la voce per il personale in servizio (27 milioni di euro per i 160 dipendenti), le pensioni degli ex deputati (16,6 milioni di euro) e il trattamento economico degli attuali 70 deputati (10,4 milioni di euro). Poi ci sono quasi sei milioni di euro per i gruppi parlamentari, mentre dai rendiconti emergono quasi tre milioni di euro per le consulenze dei deputati con incarichi istituzionali: ne hanno diritto gli appartenenti al consiglio di presidenza, cioè il presidente dell'Assemblea, i vice presidenti, i deputati questori e i deputati segretari. Ai magistrati contabili, quindi, spetterà valutare se queste spese sono congrue o se vi è uno spreco dei nostri soldi.