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09/02/2023 06:00:00

Tumbarello. Le ricette per Messina Denaro e la vicenda “delicatissima” di Vaccarino

Martedì è stato arrestato Alfonso Tumbarello (ne abbiamo scritto qui), il medico di Campobello di Mazara che avrebbe curato per anni Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Le accuse sono di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico. In oltre due anni di cure, secondo il Gip che ha accolto la richiesta del pm, Tumbarello avrebbe fatto per il boss almeno 95 ricette di farmaci e almeno 42 impegnative per analisi ed esami diagnostici.  Formalmente prescritti ad Andrea Bonafede  ma il cui vero destinatario era in realtà il capomafia della provincia di Trapani.

E’ stato arrestato anche un cugino omonimo (e di sette anni più giovane) di Andrea Bonafede, l’ormai conosciuto alter ego di Messina Denaro che ha anche acquistato una casa per suo conto. Sarebbe stato lui, il cugino, a ritirare le documentazioni mediche presso lo studio di Tumbarello, consegnandogli anche la documentazione sanitaria che il capomafia riceveva dalle visite specialistiche.

 

Inizialmente, il Bonafede arrestato nei giorni scorsi, aveva riferito di essere andato di volta in volta presso lo studio del medico a ritirare le ricette per il boss e che Tumbarello fosse convinto che servissero proprio per lui (che in realtà stava benissimo).

Una versione però palesemente smentita dalla segretaria dello studio del medico, che invece ha riferito di non averlo mai visto e che la persona che veniva a ritirare le prescrizioni mediche era sempre il cugino. Cosa confermata anche da chi ha sostituito Tamburello, dopo che quest’ultimo era andato in pensione il 9 dicembre scorso. La segretaria gli chiedeva anche come stesse il cugino e lui rispondeva “Si sta riprendendo”.  E poi ci sono i tabulati: il medico di base e il suo assistito non avrebbero avuto alcun contatto telefonico dal febbraio 2019 al dicembre 2022, “ragione per la quale entrambi erano consapevoli  - si legge nell’ordinanza del gip - che il lungo e complesso iter terapeutico riguardava invece il pericoloso latitante”.

 

Il primo intervento chirurgico cui è stato sottoposto Matteo Messina Denaro è stato reso possibile proprio grazie ad una falsa scheda a nome di Andrea Bonafede formata dal dottor Tumbarello, il 5 novembre 2020, nella quale scriveva di aver eseguito personalmenteun’accurata anamnesi e valutazione clinica del paziente, che già aveva eseguito una colonscopia ed era in cura farmacologica, sollecitandone il ricovero a causa della neoformazione stenosante del giunto retto-sigma”.  Un ricovero che dopo pochi giorni aveva portato all’intervento chirurgico del 13 novembre 2020. Ed in calce alla scheda, Tumbarello aveva perfino chiesto di essere informato, attraverso una “esauriente relazione clinica”, delle condizioni di salute del paziente al termine del ricovero. Il paziente era Andrea Bonafede, ovvero Matteo Messina Denaro.

 

Nell’ordinanza del gip si fa riferimento anche a Vaccarino, la cui vicenda viene definita “inquietante” e “delicatissima”, sottolineando il canale di collegamento con Messina Denaro che l’ex sindaco di Castelvetrano “aveva cercato e poi trovato” per conto del Sisde nel periodo dal 2004 al 2006 (il noto carteggio Svetonio-Alessio).

Dal verbale di esame reso da Vaccarino nel processo Golem 2, ad ottobre 2012, proprio sui “pizzini” del boss “risulta che Vaccarino aveva inviato un messaggio a Messina Denaro Matteo, in quel momento già latitante da 10 anni, proprio attraverso il fratello Salvatore, convocato per tale scopo presso lo studio del dott. Tumbarello su richiesta dello stesso Vaccarino”.

 

Sempre nell’ordinanza di arresto del medico, si sottolinea l’evidenza di come “Vaccarino abbia potuto contare sull’affidabilità e riservatezza del dott. Tumbarello cui chiedeva di organizzare un incontro con Messina Denaro Salvatore, presso lo studio medico di quest’ultimo, evidentemente luogo ritenuto sicuro per non esporre i partecipanti a rischi, già facilmente prospettabili dal semplice fatto che Vaccarino ed il fratello del latitante avevano evitato una diretta interlocuzione sfruttando il tramite, insospettabile, dell’odierno indagato”.

 

Si dirà, ma un medico deve osservare i doveri deontologici che gli impongono di curare chiunque ne abbia bisogno. Ma la condotta del Tumbarello, sarebbe stata orientata a “costituire consapevolmente uno ‘schermo’ che consentisse al medesimo di non essere individuato nonostante la situazione di particolare esposizione tale da coinvolgere inevitabilmente la funzionalità dell'intera organizzazione mafiosa che incontestabilmente faceva capo al latitante medesimo”.

 

Si dirà anche, ma perché il carcere e non i domiciliari?

Tumbarello – spiega il gip - nativo e dimorato da sempre a Campobello di Mazara, potrebbe dalla sua abitazione agevolmente fruire dell’appoggio del contesto locale, silenzioso e connivente, e le cui responsabilità individuali non sono, come detto, ancora tutte delineate”.

Insomma, soltanto attraverso la custodia cautelare in carcere – si legge in conclusione - può essere assicurato l’isolamento del medico dal contesto sociale, “tanto più in luoghi caratterizzati da diffusa connivenza (dimostrata da quella già sopra evidenziata ‘tranquillità’ esibita da Messina Denaro) e nei quali l’indagato può esercitare l’influenza che inevitabilmente gli deriva dai trascorsi professionali e personali”.

 

Egidio Morici



Infomedica | 2024-11-09 11:19:00
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