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08/02/2023 06:00:00

Che cos'è il 41 bis, il regime del carcere duro spiegato

 Che cos'è il 41 bis, se ne parla tanto in questi giorni su tutti i media Italiani. In relazione alla vicenda dell'anarchico, Alfredo Cospito, si sono accesi, infatti, i riflettori sul regime del cosidetto carcere duro, introdotto subito dopo le stragi del 1992 che hanno causato la morte dei giudici Falcone e Borsellino e gli agenti delle loro scorte. Il regime carcerario del 41 bis è, ovviamente quello previsto per il boss di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso 16 gennaio dai carabinieri del Ros. 

Cerchiamo di spiegare che cos'è il 41 bis  e perché si intreccia alla storia dell'anarchico che da mesi ha iniziato lo sciopero della fame. 

Cos'è il 41 bis?

E' l'articolo che disciplina il carcere duro. Il 41 bis è una misura di sicurezza carceraria introdotta in Italia per contrastare la criminalità organizzata. Questa misura limita i privilegi e le libertà dei detenuti considerati pericolosi per la società, come boss mafiosi e terroristi. Introdotto 37 anni fa, nel 1986, con la "Legge Gozzini", in via temporanea. Inizialmente riportava soltanto il primo comma, il ministro della Giustizia poteva sospendere le "normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati", "in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza". Ma poi il 41bis, cioè il «carcere duro», è entrato a far parte dell’ordinamento penitenziario e da oltre trent’anni è uno degli strumenti più utilizzati in materia di criminalità organizzata. Nel 1992, con la strage di Capaci cambia tutto. Arriva il «decreto antimafia Martelli-Scotti». Il 41bis viene modificato e ampliato ai detenuti reclusi per mafia. Nel 2002, la norma del «carcere duro» diventa definitiva e viene estesa anche ai condannati per terrorismo e altri reati.

Cosa prevede il 41 bis per i detenuti?

Chi è detenuto al 41bis in cella è solo. I colloqui, che possono esserci una volta al mese, si tengono attraverso un divisorio di vetro, a eccezione di quelli con i minori di 12 anni. Massimo un’ora e sotto il controllo di un agente di polizia penitenziaria. Gli incontri sono «video-registrati». La socialità in carcere, in quelle due ore d’aria al giorno, è limitata a un gruppo di massimo quattro persone. Possono partecipare alle udienze in tribunale solo in videcollegamento. Il Gom, un reparto specializzato della polizia penitenziaria, provvede ad osservarli.

Quanti sono i detenuti al 41 bis

I detenuti al carcere duro sono 728, tra cui 12 donne. A questi si è aggiunto Matteo Messina Denaro, per il quale è stato disposto il 41bis nel carcere dell'Aquila all'indomani dell'arresto. Nel 2022 sono state 16 le nuove applicazioni, per 84 il regime speciale è stato prorogato. Il numero totale è in calo, al 31 ottobre 2021 erano 750. L'età media è di 58 anni, i detenuti di età pari o superiore a 60 anni sono 340. Cinque sono morti lo scorso anno mentre erano al 41bis.

 

Chi c'è tra i condannati al 41 bis

Se gran parte dei condannati al "carcere duro" ha commesso un reato di tipo mafioso, quattro detenuti su oltre settecento totali sono al 41bis per terrorismo interno e internazionale. E tra questi c'è Alfredo Cospito oltre ai Br condannati per gli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi: Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi. Sono al 41 bis 242 appartenenti alla Camorra, 232 a Cosa nostra, 195 alla 'ndrangheta, 20 alla Sacra corona unita, 3 alla Stidda, 32 sono i detenuti appartenenti alle altre mafie.

Perchè c'è chi pensa di abolirlo?

Il 41 bis era una misura "emergenziale" che è diventata definitiva. Il carcere duro contrasta con il principio della funzione di riabilitazione della pena che in Italia dovrebbe essere alla base del carcere. 

Perchè se ne parla tanto ora?

Si parla tanto di 41 bis da quando Alfredo Cospito, l’anarchico recluso al carcere Opera di Milano, è in sciopero della fame da oltre 100 giorni per protestare proprio contro il regime di 41 bis a cui è stato sottoposto. Le sue condizioni di salute iniziano ad aggravarsi e si teme per la sua vita.

Chi è Cospito?

Alfredo Cospito è nato a Pescara nel 1967, ma si è poi trasferito a Torino, nel quartiere di San Salvario. Il suo nome è comparso nelle inchieste sul mondo dell’insurrezionalismo già nel 1996. Redattore del foglio anarchico rivoluzionario Kn03 (la formula chimica del nitrato di potassio, uno degli elementi per creare un fumogeno), che non circola più dal 2008, con la compagna Anna Beniamino – detenuta nel carcere romano di Rebibbia – ha creato un gruppo che proprio da quella pubblicazione prendeva il nome. Dagli investigatori è considerato uno dei leader della Fai (Federazione anarchica informale). Cospito, detenuto da oltre 10 anni, nel 2014 è stato condannato a 10 anni e 8 mesi per aver gambizzato l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, avvenuta nel 2012. Cospito era stato arrestato quasi subito con il suo complice ed amico, Nicola Gai, tornato libero nel 2020 dopo uno sconto della pena in appello. Nel frattempo, Cospito è stato anche accusato di aver piazzato due ordigni a basso potenziale nei pressi della scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nel 2006, senza causare morti o feriti. L’attentato era stato rivendicato dal Nucleo Olga della Fai, con una lettera inviata al ‘Corriere della Sera’. Un atto all’epoca rivendicato dal Nucleo Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale.

Perché Cospito è al 41 bis?

Cospito, per gli ordigni di Fossano, è stato condannato dalla Corte d’Appello a 20 anni di reclusione con l’accusa di strage (16 anni e 6 mesi per la compagna). La Cassazione, invece, ha ritenuto si trattasse di strage contro la sicurezza dello Stato, un reato che prevede la pena dell‘ergastolo ostativo, che non permette di godere cioè di alcun beneficio. Nel maggio 2022 è stato disposto, per Cospito, il regime carcerario del 41 bis, una misura valida 4 anni. È il primo anarchico al 41 bis, una decisione presa dai magistrati per il sospetto che, attraverso delle lettere, Cospito continuasse a tenere le redini dell’organizzazione anarchica. In segno di protesta, da tre mesi è in sciopero della fame e le sue condizioni di salute continuano a peggiorare di giorno in giorno. Nel dicembre 2022 il Tribunale di sorveglianza ha respinto il reclamo avanzato dai suoi difensori contro il regime di carcere duro. I suoi legali, quindi, hanno fatto appello in Cassazione che inizialmente aveva fissato l’udienza ad aprile, poi anticipata al 7 marzo viste la precarie condizioni di salute di Cospito.