L'anarchia è come l'isola che non c'è. Un non luogo in cui ciascuno è libero di autodeterminarsi senza un ordine prestabilito. Il caos equo. Un sistema sociale orizzontale, una forma di comunismo deprivato dal potere centralista. Niente gendarmi, nessuno che possa esercitare con la forza la propria volontà sugli altri. Tutti liberi nell'accordo tacito che si compie per il bene di tutti.
Una tensione ideale che ci attraversa da giovani, alimentando forme associative di vario genere. E tante la storia ne ha viste passare. Il tallone di Achille di questa impresa è costituito dall'Uomo, dalla sua stessa natura imperfetta e contraddittoria. Una complessità impossibile da rinchiudere dentro una gabbia priva di sbarre. La sola anarchia che ancora mi seduce è quella non violenta, quella capace di deviare il corso della storia attraverso il dissenso diffuso, le barricate di corpi inermi o in movimento dinnanzi al sopruso evidente. Ogni forma di violenza nullifica il fine, ogni detonatore che esplode nel nome di qualcosa fa saltare in aria la stessa giustizia invocata.
L'anarchia che mi seduce è quella di un prete come Don Gallo:
Mi definisco un prete anarchico. Il termine anarchico viene dal greco e vuol dire controogni potere che opprime. Chi ha una responsabilità dev'essere a servizio e non esercitare un potere, o una repressione, o un dispotismo. Il vero anarchico può scegliere la non violenza, la svolta epocale dell'umanità.
La tentazione dell'anarchia mi attraversa ogni volta che leggo l'effige che capeggia sulla parete di tutte le aule dei tribunali:
La legge è uguale per tutti
ma per alcuni è più uguale degli altri, diceva George Orwell. Un autore molto apprezzato dagli anarchici, nonostante non si sia mai dichiarato tale. Nei suoi romanzi la tensione verso la giustizia e la libertà lo pongono molto vicino all'ideale libertario, un abbraccio più che un matrimonio. Diventa fondamentale per sciogliere alcuni nodi nel pensiero anarchista, come quello che indica il pericolo che: la massima libertà può esprimersi nella peggiore delle costrizioni, in quanto questa libertà può essere intesa come "obbligo ad essere liberi avendo libertà"!
Ciò detto veniamo a noi, all'attualità incalzante sulla vicenda dell'anarchico Alfredo Cospito, vi risparmio anche una breve sintesi, non si parla d'altro da diversi giorni su tutti i canali d'informazione. L'anarchico Cospito non mi piace, perché mette le bombe e poco conta se siano esplose o meno; non mi piace il suo essere anarchico capace di usare e istigare alla violenza; non mi piace la scelta del digiuno per cambiare la sua condizione carceraria e non credo che lo stia facendo per tutti i detenuti che si trovano dentro lo stesso regime carcerario, sarebbe stato più credibile se lo avesse fatto da uomo libero, da anarchico libero.
Non mi piace il fine pena mai, uno Stato che non contempla la pena di morte dovrebbe avere il coraggio di non infliggerla sotto altre forme.
Sul 41bis mi limito a dire che dovrebbe essere applicato solo per evitare i contatti con l'esterno, proibire la possibilità di leggere un libro o avere delle foto dei familiari è un'aberrazione che confina con la tortura psicologica. Nonostante tutte le misure di restrizione messe in atto pare che i detenuti abbiano la possibilità di incontrarsi durante l'ora d'aria, un massimo di quattro, un numero esiguo certo, ma sufficiente per consentire il dialogo tra mafiosi e terroristi. E questo proprio non lo comprendo. Tutta la questione nasce da questo dettaglio e da profana mi verrebbe da dire che basterebbe evitare che ciò possa accadere.
Sono una spettatrice come tanti, attenta e capace di collegare fatti e persone. Non mi faccio abbindolare facilmente, leggo e studio, costruisco le mie considerazioni su basi solide, evito, quando ci riesco, di lasciarmi condizionare da pregiudizi. Non sempre ci riesco.
Consigli per la lettura per Alfredo Cospito: Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij;
Per tutti gli altri George Orwell: La fattoria degli animali, ma non solo.
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