E la madre gli disse: “Non essere ingenuo, non credere a tutto quello che ti dicono; sappi che il miglio non è l’unità di misura dei canarini, che i malati di mente vanno pazzi per certe caramelle, che Pino Daniele è il nome proprio di un albero e che fa diesis non è musica ma matematica, e cioè la somma di cinques più cinques! Abbi fiducia in te stesso! Applicati ma non inchiodarti.
E ricordati che il tempo vola. E noi no.
Ma il peggio sarebbe se noi volassimo e il tempo no.
Il cielo sarebbe pieno di uomini con gli orologi fermi”. (Alessandro Bergonzoni)
In questo tempo che viviamo, cosa c’è di più prezioso del Tempo? Per certi versi non ne abbiamo mai abbastanza, eppure lo sprechiamo. Da anni è aperto il dibattito nel mondo del lavoro che verte sulla settimana corta e su come impiegare poi in qualità un qualcosa che prima non riuscivano neppure ad immaginare. E sono ragionamenti fondati, a parità di ore impiegate avremo delle giornate nelle quali potremo spendere quel tempo per stare in famiglia, andare al museo alle mostre, leggere, il limite solo la fantasia.
Ci sono esempi meravigliosi di dono, al Parco Archeologico di Lilibeo, da qualche settimana meritorie associazioni prestano il proprio tempo alla comunità supportando l’Istituzione nelle tante attività che via via stanno prendendo corpo, grazie a forme di collaborazione che leggono a tutto tondo l’essere Terzo settore. Ci sono le banche del tempo, altri esempi di porsi al servizio del prossimo e all’occasione averne su richiesta; anni fa seguivo le conferenze di Domenico De Masi _ al tempo preside della facoltà di Sociologia a Roma_ sull’ozio creativo e già preconizzava il tempo che avremmo avuto a disposizione, disponibilità che passava per modelli nuovi di lavoro con la tecnologia a supporto e così di cambiamento in rivoluzione siamo arrivati all’oggi (e il covid in questo ci ha dato una mano).
Sempre dell’impiegare il tempo, lunedì scorso entrando in metropolitana al mattino un signore di mezza età - il freddo era oltre il pungente - a fare volantinaggio per Lotta Comunista: anni che non vedevo qualcosa del genere ma c’era, e al servizio di una causa di un pensiero (che si possa condividere o meno, poco importa) in cui crede.
Ma noi siamo proprio sicuri di saper impiegare bene questo spazio?
Leggevo in rete di una iniziativa molto interessante finanziata dalla Fondazione Cariplo in Lombardia ovvero l’Affido Culturale, un progetto che è presente a Milano dal 2021 e attivo a livello nazionale. Una iniziativa portata avanti per contrastare la povertà educativa minorile grazie ad una rete di diversi partner sparsi sul territorio; aggiungo anche che parlando della nostra provincia c’è un analfabetismo culturale allarmante negli adulti che è trasversale ovvero non conosce reddito, e le idee e proposte per porsi al servizio sarebbero molte per andare a contrastare numeri che ci vedono protagonisti in negativo.
La narrazione di una comunità la si può cambiare con un concorso di idee e di soggetti che credono fermamente nel voltare pagina, perché possiamo andare tranquillamente oltre la cronaca.
Con una dirigente scolastica tempo addietro, parlando di arte a tutto tondo e avendo a Marsala una istituzione di prestigio quale l’Ente Mostra di Pittura (con una collezione importante), l’idea era chiudere un accordo e poi con le cautele del caso attivare dei prestiti - un quadro una scultura un disegno - portarli in una scuola e da quel momento farne lezione dal vero con uno storico dell’arte: ricordo che siamo sempre una Città-territorio e dove il territorio spesso non frequenta questi luoghi. Operazione dal costo risibile con un ritorno enorme nella formazione e crescita del nostro quotidiano, la futura classe dirigente.
Il covid bloccò ogni iniziativa, ma si potrebbe riprendere quanto pensato e farne azioni positive.
Adriano Olivetti, prestava la sua collezione d’arte e faceva allestire mostre all’interno degli stabilimenti ovvero accanto alle catene di montaggio, per gli operai - che per inciso lavoravano in fabbriche che oggi sono sotto la tutela dei Beni Culturali, a proposito di visione… -. Utopia tutto questo? Affatto, basta pensarle queste cose e la realizzazione avrà il dolce sapore di una utopia fatta azione.
Da poco la giunta della Città ha cambiato assetto, è una proposta per il nuovo assessore alla Cultura, per l’assessora ai Servizi Sociali - perché curiosamente queste due deleghe hanno molto in comune - perché non fare un ragionamento su questa idea? Perché non si lavora sul tempo e su quello che si ha in Città (in verità lo dico da tempo) ovvero uscire dalla comfort zone di una mostra o di una collezione permanente e andare dove c’è la necessità? Magari correremo il rischio che la curiosità farà breccia, e allora vorranno saperne di più e ci sarà Palazzo Grignani, il Carmine, o il Parco Archeologico e i suoi Musei ad attenderli. Abbiamo i teatri, magari quello più piccolo il Sollima e più gestibile perché oltre agli spettacoli programmati, non farne anche un laboratorio aperto e far assaporare la bellezza di una ritualità antica ma sempre contemporanea_ luci di sala che si abbassano, il fruscio del sipario che si apre e il disvelamento della scena_ sono cose fatte per emozionare e le abbiamo a disposizione.
L’incipit di Bergonzoni, abilissimo con le parole, ci racconta una verità: restiamo con i piedi per terra e voliamo con la concretezza delle idee e del tempo che possiamo donare; leggere ad alta voce Boccaccio, raccontare un quadro di Carla Accardi, sentire dalla viva voce di un poeta i suoi versi (fidatevi è emozione pura), vedere una scenografia e sentire la voce di un attore che recita un testo a teatro, è un tempo diverso, di qualità e si può fare.
Applicati ma non inchiodarti.
E ricordati che il tempo vola. E noi no.
giuseppe prode