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04/02/2023 06:00:00

  L’onda lunga del Covd, dopo un anno alterazioni del cervello. Un vaccino annuale contro il virus

La nebbia mentale e i disturbi di memoria e concentrazione che persistono per mesi dopo l'infezione da Covid-19 potrebbero essere legati in alcuni casi ad alterazioni del metabolismo del cervello e all'accumulo di molecole tossiche per i neuroni: lo indica una ricerca su sette pazienti coordinata dall'Università degli Studi di Milano e condotta in collaborazione con il Centro Aldo Ravelli della Statale, l'Asst Santi Paolo e Carlo e l'Irccs Auxologico.

I risultati, che aprono nuovi interrogativi sui danni post-Covid, sono pubblicati su Journal of Neurology.
I ricercatori, guidati dal neurologo Alberto Priori, hanno selezionato sette pazienti ricoverati per Covid che a distanza di un anno dalle dimissioni presentavano ancora disturbi cognitivi rilevati da specifici test neuropsicologici. Questi volontari sono stati esaminati con la metodica di tomografia a emissione di positroni (Pet) per valutare l'attività metabolica di specifiche aree del cervello.
Dai referti è emerso che tre pazienti avevano un ridotto funzionamento delle aree temporali (sede della funzione della memoria), del tronco encefalico (sede di alcuni circuiti che regolano l'attenzione e l'equilibrio) e delle aree prefrontali (che regolano l'energia mentale, la motivazione e, in parte, il comportamento).
In uno di questi pazienti che presentava un disturbo cognitivo più grave è stata anche eseguita una Pet speciale che permette di visualizzare la deposizione di amiloide nel cervello.


"L'amiloide è una proteina che quando si accumula nei neuroni ne determina l'invecchiamento precoce e la degenerazione e che è implicata nella malattia di Alzheimer", spiega Luca Tagliabue, direttore della divisione di Medicina Nucleare e Radiodiagnostica dell'Asst Santi Paolo e Carlo. "Ebbene nel paziente esaminato la Pet ha rilevato un abnorme accumulo di amiloide nel cervello e particolarmente nei lobi frontali e nella corteccia cingolata, legate a funzioni cognitive complesse e alle emozioni".

I ricercatori sono così giunti alla conclusione che in poco meno della metà dei pazienti con disturbi di memoria e concentrazione a un anno dal Covid possono esserci alterazioni funzionali delle aree cerebrali temporali, frontali e del tronco dell'encefalo, mentre negli altri casi i disturbi cognitivi "non hanno un riscontro funzionale sul cervello, ma possono derivare da modificazioni di tipo esclusivamente psicologico analoghe al disturbo post-traumatico da stress", spiega Roberta Ferrucci, docente di psicobiologia dell'Università Statale Milano.

 


Un vaccino annuale per proteggersi da Covid, secondo un regime simile a quello utilizzato per l'influenza.
E' lo "scenario più plausibile" anche per gli esperti dell'Agenzia europea del farmaco Ema, nonostante permanga in Sars-CoV-2 ancora una certa "imprevedibilità". Di certo, "il virus rimarrà e va gestito al meglio" e bisogna cominciare a pensarci da subito, per farsi trovare pronti. A spiegare all'Adnkronos Salute come si sta muovendo l'Ema su questo piano è Marco Cavaleri, responsabile della strategia per le minacce sanitarie e i vaccini dell'ente regolatorio Ue, dopo che una settimana fa è rimbalzato sui media Usa un documento della Fda che mostra come anche l'agenzia americana stia valutando e pianificando un possibile schema annuale per le vaccinazioni Covid sul modello influenza.

Cala l’attenzione sul virus, anche perchè, come emerso nelle ultime settimane, i casi scendono velocemente.

Secondo i dati della Regione Siciliana, ad esempio, in Sicilia nell’ultima settimana i nuovi positivi sono scesi del 36%. In provincia di Trapani c’è stata una diminuzione del 45% rispetto ad una settimana fa.
Questi i dati nel bollettino settimanale.

Nella settimana dal 23 al 29 gennaio si è registrato in Sicilia un netto calo delle nuove infezioni, in linea con la tendenza nel territorio nazionale.


I nuovi positivi sono stati 3.061 (-36,28%), con un valore cumulativo di 64 ogni 100 mila abitanti. Il tasso di nuovi positivi, più elevato rispetto alla media regionale, si è registrato nelle province di Palermo (78/100.000), Siracusa (70/100.000) e Agrigento (68/100.000). Le fasce d’età maggiormente a rischio risultano quelle negli over 90 (135/100.000), tra gli 80 e gli 89 anni (100/100.000), e tra i 70 e i 79 anni (84/100.000).

I dati sono contenuti nell'ultimo bollettino settimanale a cura del dipartimento per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell'assessorato della Salute della Regione Siciliana.


In base a quanto riportato nel documento, le nuove ospedalizzazioni sono in lieve diminuzione, sebbene la diffusione dei contagi pregressi si rifletta ancora su una prevalenza di soggetti ospedalizzati con positività concomitante da Covid-19. Nella stessa settimana, più della metà dei pazienti positivi in ospedale è risultata non vaccinata.
L’epidemia rimane in una fase delicata con un livello ancora significativo di diffusione virale, ma con una ricaduta sulle nuove ospedalizzazioni più contenuta rispetto ai periodi precedenti.


Per quanto riguarda la campagna vaccinale in Sicilia, i dati sono aggiornati al 31 gennaio. Nel target 5-11 anni, i vaccinati con almeno una dose sono il 23,79%. Sono 63.022 i bambini, pari al 20,45%, che risultano vaccinati con ciclo primario completato. Nel target over 12 i vaccinati con almeno una dose sono il 90,96%. I soggetti che hanno completato il ciclo primario si attestano al 89,59%. Sono ancora 1.057.866 i cittadini che, pur avendone diritto, non hanno effettuato la terza dose. Nello specifico, i vaccinati con dose aggiuntiva/booster sono 2.773.091 pari al 72,39% degli aventi diritto. In Sicilia sono state effettuate complessivamente 239.045 somministrazioni di quarta dose, di cui 210.537 a soggetti over 60. Le quinte dosi somministrate risultano complessivamente 8.576.