Massimo Grillo pensava di dare una scossa alla città di Marsala e alla sua politica, al momento c’è una linea retta che indica la morte, con la complicità di chi gli sta accanto.
Non sarà la nuova giunta che produrrà rilancio e effetti meravigliosi per la quinta città della Sicilia. Oggi i cittadini rimpiangono Alberto Di Girolamo, lo dicono seduti al bar ma anche nei salotti buoni. E questo è preoccupante per un sindaco che ascolta tutti, per compiacere il suo ego, e poi però sempre per se stesso decide e si muove.
Poche ore ancora e dovrebbe sorgere la nuova giunta, ma non è l’Araba Fenice, nessuna rinascita, nessuna resilienza.
L’ Araba Fenice è stata protagonista di qualcosa, la città di Marsala oggi è protagonista del suo declino, il sindaco del suo trasformismo, e sicuramente quest’ultimo è immortale.
Non è un politico di primo pelo, è il primo sindaco che perde il consenso già dopo un anno esatto dal suo insediamento, oggi a due anni e qualche mese i cittadini manifestano non solo insoddisfazione ma anche un giudizio di bocciatura.
A parte il sindaco, a parte la politica che fa ogni giorno a quale partito appartiene? A nessuno e a tutti. Schieramento di centrodestra, seppure si dica un moderato. Ma non ha mai avuto un unico partito per troppo tempo.
Nel 1986, a 23 anni, era nella Dc di Totò Cuffaro e venne eletto all’ARS, dal
1992, fino al 1993 invece è nel centro sinistra, assessore regionale agli Enti Locali.
Nel 1994 aderisce al Partito Popolare Italiano, nel 95 torna con i Cristiani Democratici Uniti, vicino a Rocco Buttiglione, poi UDC, poi fonda il movimento Liberi. Nel 2007 altro cambio: si candida con il centrosinistra alla presidenza della provincia di Trapani, per lui cominciano Luciano Violante dei Ds e Leoluca Orlando.
Nel 2011 i suoi Liberi aderiscono a Futuro e Libertà, cioè il partito di Gianfranco Fini, nel 2020 è il candidato sindaco di tutto il centrodestra per la città di Marsala, oggi si smarca e pensa di guardare al Terzo Polo passando però da Carlo Calenda, ritenendo quella strada libera e più facile da occupare e percorrere.
Affermare la supremazia della politica con queste mosse è impossibile, Grillo è ovunque e da nessuna parte, inaffidabile per i partiti politici strutturati, possibilista per quelli che devono mettere una bandiera. Tutto dissonante, la politica vera non ha bisogno di questo scenario e di questo spessore. La politica non è omelia, non è illuminazione spirituale.
Parlare con ogni singola forza pensando di tenere tutti dentro una pentola, dove il mestolo lo gira Grillo, fa parte di quei giochi politici sottili che diventano irrilevanti. Essere democristiani, essere al centro non può significare barcamenarsi in base all’opportunità, non c’è abilità politica in questo, semmai il contrario.
E ora la città è nel guado, in mezzo a mille giochi di alleanze che portano a tante sfaccettature di quel trasformismo di cui gode il Primo Cittadino, un trasformismo continuato, che deriva dalla inconsistenza delle proposte politiche.
Del resto è più facile dire tutto e il contrario di tutto, ma la capacità di stringere accordi e di chiudere pagine politiche, semplicemente, appartiene a chi è all’altezza.