L'addio a Gregory Bongiorno, la sua lotta contro il racket e per la Sicilia
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Una tristissima domenica per la provincia di Trapani e per la Sicilia tutta. E' morto infatti, nella notte tra il 21 ed il 22 Gennaio, Gregory Bongiorno.
Presidente di Sicindustria, ex presidente di Confindustria Trapani, aveva 47 anni. Era nato a Palermo l’8 Febbraio del 1975 ed era laureato in Economia aziendale.
Bongiorno è morto nella sua abitazione a Castellammare del Golfo. Dal 2021 guidava Sicindustria, la più grande Associazione di Territorio del Sistema confindustriale siciliano. E faceva parte del Comitato credito e finanza di Confindustria nazionale.
Amministratore delegato dell’Agesp, l’azienda che si occupa di rifiuti, aveva avuto una un’influenza che lo aveva costretto ad un controllo in ospedale. I funerali si svolgeranno domani, 24 Gennaio, nella sua città, alle 15, in Chiesa Madre. Lascia la moglie e due figli.
Pochi giorni fa aveva commentato così l’arresto del latitante Messina Den2aro: «Oggi è un giorno di festa e gli applausi e gli abbracci della gente per strada al fianco dei carabinieri rappresentano l’immagine più bella di questa giornata. L’arresto di Matteo Messina Denaro è la vittoria di tutti coloro che hanno sempre creduto nello Stato, non perdendo mai la speranza che un latitante potesse essere arrestato anche dopo trent’anni».
«C’era chi non ci credeva più, chi pensava fosse già morto, chi lo credeva all’estero – aveva aggiunto Bongiorno – e invece uno dei più feroci mafiosi del nostro territorio era in Sicilia dove, indisturbato, si faceva curare presso una clinica palermitana come un comune cittadino. Grazie alle forze dell’ordine, però, finalmente, la latitanza di Messina Denaro è finita. Un sincero ringraziamento va a chi si è adoperato in tutti questi anni per raggiungere un obiettivo storico, affrontando enormi sacrifici anche di natura personale. Questo risultato, però, non è solo un punto di arrivo, ma anche una nuova base di partenza perché la lotta alla mafia deve continuare ogni giorno senza mai arretrare di un passo».
La sua è la storia di un imprenditore, titolare di un'azienda di famiglia che prima aveva pagato il racket, poi aveva deciso di ribellarsi, passando sul fronte degli oppositori del racket, fino alla scalata ai vertici dell'associazione siciliana degli industriali.
Il padre di Bongiorno, Vincenzo, era stato ucciso nel 1989: Gregory - appena quattordicenne all'epoca - non si era fatto condizionare dall'ambiente di provenienza e, divenuto adulto, dopo la laurea in Economia aziendale, aveva cominciato a gestire l'azienda con la madre. Si era piegata alle richieste estorsive la donna, fino al 2004, poi aveva deciso di denunciare. Qualche anno di tregua, ma nel 2013 i boss erano tornati a farsi sentire: pure Bongiorno denunciò e disse di essersi sentito libero, dopo essere andato alla Squadra mobile di Trapani. Da quel momento aveva cominciato a tenere i contatti con Addiopizzo e con altre associazioni antiracket, aveva collaborato con Libera.
"Abbiamo ancora presente - afferma il comitato Addiopizzo - e non dimenticheremo il momento in cui Gregory verbalizzò le estorsioni subite e soprattutto la sobrietà con cui affrontò il percorso di denuncia, rifuggendo da ribalte e rappresentazioni eroico-mediatiche. Siamo orgogliosi di essergli stati al fianco, ma siamo soprattutto onorati della sua testimonianza".
"Sono qui per dirvi che si può fare – raccontava spesso Bongiorno – che gli amici che si trovano dopo le scelte , come quella che ho fatto io, sono gli amici veri. Sono qui per convincervi che non si può pensare di fare impresa senza affrancarsi da questo cancro che ha mortificato la nostra terra. Quello che i media ci raccontano sul condizionamento dell’economia da parte di #MatteoMessinaDenaro è mortificante e insopportabile, impedisce lo sviluppo e allontana gli investimenti”.
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