Un po’ come l’albergo diffuso, sistema di accoglienza turistica che adottano i piccoli borghi.
Matteo Messina Denaro, invece, ha beneficiato per la sua latitanza del “covo diffuso”. Non un unico covo, ma tanti appartamenti, “bunker”, in cui nascondersi o nascondere le sue cose tra Campobello di Mazara, Castelvetrano e magari anche città vicine.
Questo viene fuori dai continui sequestri e dalle numerose perquisizioni che si stanno effettuando in questi giorni a Campobello dopo l’arresto di Messina Denaro.
Messina Denaro girava anche per il paese. Ha mantenuto anche durante la latitanza la passione per abiti griffati, scarpe e profumi, orologi e gioielli costosi. Tp24 ne aveva parlato già diverse volte in questi anni delle abitudini e della possibilità che Messina Denaro potesse nascondersi nel suo territorio, tra Campobello e Castelvetrano. Qui, ad esempio, un articolo del 2019.
Se i conti non ci ingannano sono sei i covi, le abitazioni, poste sotto sequestro e che si stanno ispezionando. Ormai Campobello è messa a sottosopra, passate al setaccio tutte le possibili dimore del boss, case di proprietà di suoi presunti fiancheggiatori, di persone che nel corso degli anni sono state indagate per associazione mafiosa. Nel terzo covo del latitante - quello di via San Giovanni 260 - la scientifica sta continuando a setacciare ogni angolo dell'appartamento e del giardino anche con un georadar.
Ieri sono state controllate alcune abitazioni riconducibili all’ex avvocato Antonio Messina, che si trova in via Selinunte, di fronte la casa di Salvatore Messina Denaro, fratello del boss, già perquisita lunedì scorso. Nell'abitazione di Via Selinunte è stata rinvenuta una pistola. Era nella disponibilità di Matteo Messina Denaro.
Si cerca sempre l'auto di Messina Denaro. Si sa per certo che aveva la disponibilità di un'automobile, ma non è stata ancora trovata.
Controlli anche nell'abitazione estiva dell’ex legale a Torretta Granitola, sul litorale di Campobello, nei pressi della sede dello Ias Cnr e un altro immobile in via Galileo Galilei a Campobello di Mazara.
L’avvocato Antonio Messina è un personaggio già conosciuto, di lui abbiamo parlato spesso su Tp24. 77 anni, Messina fu condannato per traffico di droga negli anni Novanta. Assieme a lui erano imputati l'ex sindaco del Comune di Castelvetrano Antonio Vaccarino, e gli uomini d'onore Nunzio Spezia e Franco Luppino. Messina, radiato dall'ordine professionale, fu indicato dai collaboratori di giustizia Rosario Spatola e Vincenzo Calcara come mandante per l'omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Per il delitto sono stati condannati Totò Riina e Mariano Agate, mentre Messina fu scagionato.
Messina è poi stato radiato dall'ordine degli avvocati. E’ nota la sua partecipazione alla massoneria.
Gli investigatori negli anni passati hanno intercettato Messina, anziano massone, mentre parlava con Giuseppe Fidanzati, solo indagato nell'inchiesta. Si tratta di uno dei figli di Gaetano Fidanzati, boss dell’Acquasanta, oggi deceduto, che aveva fatto di Milano la sua seconda città e la base operativa dei traffici di droga.
I due facevano riferimento ad un «ragazzo» di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Matteo Messina Denaro, che era stato arrestato.
L'ultima grana giudiziaria per l'avvocato Messina, frattanto radiato dall'ordine professionale, risale al giugno di due anni fa quando fu assolto dall'accusa di traffico internazionale di stupefacenti nell'ambito dell'inchiesta "Eden 3" con 19 indagati. Un maxi traffico di hashish sulla rotta Marocco-Spagna-Italia che sarebbe stato gestito proprio da Matteo Messina Denaro.
“E’ finita”
"È' finita", sarebbe questa la frase pronunciata dal boss Messina Denaro al suo autista Giovanni Luppino quando ha capito che di lì a poco sarebbe finito in manette.
Lo ha detto lo stesso Luppino al gip sostenendo di essersi reso conto della vera identità del boss, presentatogli mesi prima con un altro nome, solo in quel momento.
Luppino vedendo i carabinieri avvicinarsi avrebbe detto al capomafia se cercassero lui e Messina Denaro avrebbe risposto: "si, è finita".
Luppino rimane in carcere, dopo l’udienza di convalida dell’arresto davanti il Gip di Palermo.
Prima chemio in carcere per Messina Denaro
Nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila, dove si trova dalla notte del 17 gennaio, Matteo Messina Denaro è stato sottoposto al primo ciclo di chemioterapia, una somministrazione che viene definita di mantenimento per la cura oncologica che da un paio di anni l'ex latitante di Cosa Nostra sta seguendo.
L'allestimento dell'ambulatorio citato della Asl provinciale è stato terminato nella giornata di giovedì: si trova di fronte alla cella di Messina Denaro per evitare spostamenti e quindi contatti all'interno della struttura carceraria per il boss mafioso sottoposto al regime di 41 bis.
A coordinare l'equipe il professore Luciano Mutti, primario del reparto di oncologia dell'ospedale San Salvatore che ha già visto e visitato tre volte Messina Denaro.
La seduta era prevista per ieri ma l'ex superlatitante all'ultimo momento aveva richiesto un ulteriore intervento del medico.
Alla chemioterapia Messina Denaro si sarebbe dovuto sottoporre lunedì mattina alla clinica La Maddalena di Palermo in cui era stato ricoverato già un paio di volte. Ma dopo trenta anni di latitanza, mentre era in fila per il tampone, è stato arrestato dai carabinieri del Ros.