E sono tre. Tre i “covi” di Matteo Messina Denaro scoperti a Campobello di Mazara.
Nella cittadina belicina il boss arrestato lunedì scorso ha potuto godere di una rete di protezione che di giorno in giorno si allarga.
Il terzo covo, che si trova al primo piano al civico 260 in via San Giovanni, a trecento metri dalla prima abitazione scoperta, è stato perquisito. Si tratta di un’abitazione vuota, di recente è stato fatto un trasloco. Infatti, l'appartamento è in vendita. Ma secondo gli investigatori Messina Denaro si sarebbe “nascosto” lì fino a giugno. Nascondersi, in realtà, mica tanto. Perchè come è emerso in questi giorni il boss più ricercato d’Italia, latitante per 30 anni, ha vissuto quasi normalmente, uscendo, andando a fare la spesa, girando per il paese e a quanto pare ricevendo donne nel suo appartamento ben arredato.
Proprio lì, nel primo appartamento scoperto a poche ore dalla sua cattura, in vicolo San Vito, sarebbe stato trovato un quadernetto che secondo gli investigatori potrebbe rivelarsi un reperto “interessante”.
E' stato trovato, durante le perquisizioni di queste ore, un taccuino di Matteo Messina Denaro con diversi appunti. Ci sono nomi, numeri di telefono, cifre, appunti vari.
Tra i documenti ritrovati nell'appartamento di via CB 31 a Campobello di Mazara gli investigatori, che da due giorni setacciano ogni angolo della casa, hanno trovato questo taccuino da cui emergerebbe una rete di relazioni del capomafia in fuga per 30 anni.
Sulla documentazione, repertata e ora all'analisi del Ris, secondo quanto si apprende ci sarebbero alcune sigle e numeri di telefono che al momento non indicherebbero le tracce di un libro mastro.
Altro dato che è emerso in queste ore è che Matteo Messina Denaro nei suoi giri da “latitante libero” pare si facesse chiamare Francesco, come il padre, nonostante in tasca avesse il documento di Andrea Bonafede. Una circostanza che ha riferito anche Giovanni Luppino, l’uomo che ha accompagnato il boss alla clinica La Maddalena di Palermo, lunedì, quando è scattato il blitz. Luppino interrogato dal gip nell’udienza di convalida dell’arresto ha detto che Messina Denaro gli era stato presentato dal vero Andrea Bonafede come suo cognato e che si sarebbe presentato come “Francesco” e avrebbe chiesto la cortesia di accompagnarlo in clinica. Ma è una versione che non convince per niente gli inquirenti, come non ha convinto il gip che ha convalidato l’arresto.
Intanto ieri è slittata la prima seduta di chemioterapia in carcere per Matteo Messina Denaro: era tutto pronto nella stanza dove sarà curato, proprio di fronte alla sua cella in modo da limitare potenziali contatti con altri detenuti, ma all'ultimo momento il boss avrebbe richiesto un ulteriore intervento del medico. In carcere è quindi tornato il professor Luciano Mutti, primario del reparto a gestione universitaria dell'ospedale de L'Aquila, che lo ha visto oggi per la seconda volta. Secondo quanto si è appreso, sono ancora in corso di approfondimento da parte dei medici del reparto di oncologia dell'ospedale dell'Aquila le valutazioni di documentazione medica in possesso del paziente, risultati di nuovi esami e ulteriori verifiche per stabilire, a questo punto, quando effettuare la somministrazione di chemioterapia.