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17/01/2023 06:00:00

Catturato Messina Denaro, la festa a Castelvetrano e… i semi

 E’ sempre difficile tradurre in numeri le emozioni delle persone. Difficile dire se ieri la risposta della società civile sia stata apprezzabile, o se nella piazza principale di Castelvetrano ci sarebbe dovuta  essere tutta la città e invece c’erano circa 300 persone.

Forse non è una questione legata alla quantità. Certo, Castelvetrano non è una piccola comunità, ma un paesone di 32 mila persone. Sarebbe bello poter affermare che la maggioranza dei suoi abitanti sia stata felice per l’arresto di Matteo Messina Denaro. Sappiamo che non è così.

Sappiamo bene che per tanti, il boss non è mai stato percepito come un pericolo o un ostacolo all’economia.

 

Ma la questione, più che ai numeri, è legata ai semi. E ieri sera, quei semi c’erano. C’erano gli scout ad intonare i loro cori e mostrare i loro cartelli. Tra questi ce n’era uno con scritto:  “16 gennaio 2023, game over Matteo Messina Denaro”. Sembrerà banale, ma in una piazza distante poche centinaia di metri dai suoi parenti, non lo è affatto. Ecco perché questo è un seme, che tutti avremmo il dovere di annaffiare, per coglierne il frutto un domani. Sì, perché il cambiamento non può essere che culturale e farsi breccia tra l’indifferenza o, peggio, la mitizzazione del boss (c’è anche quella, non bisogna far finta di niente).

In piazza ieri c’era anche il sindaco, tanti politici locali, consiglieri comunali, assessori, professionisti, associazioni che, con la loro presenza, hanno ringraziato forze dell’ordine e magistratura.

 

Poi c’era un grande cartello con su scritto: “Castelvetrano: 16-01-2023, la nostra liberazione”, sullo sfondo dei nomi di chi è caduto per mano mafiosa, da Falcone e Borsellino, da Dalla Chiesa a Pino Puglisi, Rita Atria, Livatino, Mauro De Mauro, Pippo Fava…

È stato un onore ed un’emozione unica portare lo striscione in piazza con le mie figlie, spiegarne il valore con parole semplici alla più piccola e con più vigore alla grande – ci ha detto Michela D’Antoni - So che lo ricorderanno, ricorderanno mamma e papà che hanno fatto baldoria in piazza, fatto gli auguri a tutti senza una ricorrenza ‘canonica’, ringraziato di persona le forze dell’ordine, cantato l’inno a squarciagola, brindato col sindaco, visitato di sera l’aula consiliare...”.

La cognata Giusy Roma ha aiutato i ragazzini a preparare lo striscione: “Abbiamo fatto educazione civica, parlato di bene comune, di tutte le vittime di mafia, dell’onestà di molti cittadini che però vivono nella paura... Vorrei solo lasciare ai ragazzi il ricordo storico di questo giorno, che sappia trasformarsi in forza e coraggio”.

 

E dopo le parole dei presidenti delle associazioni, del sindaco e dell’arciprete, dopo i servizi televisivi dei canali nazionali, si è continuato a brindare. Come se fosse di nuovo capodanno, l’avvio di un nuovo inizio. Poco importa se forse il boss “s’è fatto prendere”,  se “i veri mafiosi stanno a Roma” o se “come mai ci hanno messo trent’anni?”. Di questo ci sarà tempo per parlarne. Intanto, come si diceva, sono stati buttati dei semi.

Alla fine della serata, è venuta giù una pioggerellina gentile. Come se volesse cominciare già ad innaffiarli.

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Egidio Morici



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