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15/01/2023 06:00:00

Il giorno del ricordo. 55 anni fa il terremoto che ha devastato il Belice

 E’ il giorno del ricordo, delle commemorazioni, di una ferita mai rimarginata. E’ il 55esimo anniversario del terremoto del Belice, il sisma che ha stravolto la vita di migliaia di persone.


Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio un violento terremoto di magnitudo 6.4 colpisce la Sicilia occidentale e, in particolare, le province di Palermo, Trapani e Agrigento. La Valle del Belice è devastata. Gibellina, Montevago, Poggioreale e Salaparuta sono rase al suolo. Gravemente danneggiate anche Menfi, Partanna, Camporeale, Chiusa Scafani, Contessa Entellina, Sciacca, Santa Ninfa, Salemi, Vita, Calatafimi e Santa Margherita del Belice.


Il bilancio è pesantissimo: 296 persone perdono la vita, oltre mille restano ferite e quasi 100mila sono senza casa. La catastrofe mette in luce anche la fatiscenza delle abitazioni, che non reggono alle scosse. Il patrimonio edilizio rurale subisce danni irreparabili, con ripercussioni gravi sull’economia quasi esclusivamente agricola del territorio.
La difficile gestione dell’emergenza, i ritardi nei soccorsi, le persone senza casa costrette all'emigrazione: il terremoto del Belice segna pesantemente la storia di questo territorio e migliaia di famiglie vedono la propria vita cambiare per sempre. Dopo i primi drammatici mesi, i terremotati del Belice arrivano a Roma per far sentire la propria voce e la parola è una sola: ricostruzione. Il 2 marzo del 1968 terremotati e studenti si incontrano in Piazza Colonna, davanti al Parlamento, e chiedono al Presidente del Consiglio Aldo Moro una legge ad hoc per lo sviluppo della valle del Belice.
Sono anche i tempi di Danilo Dolci, e della sua radio dei “poveri cristi”. Il suo “sos” rimane nella storia: “la popolazione della Sicilia occidentale non vuole morire”.







Migliaia di persone vivranno per anni nelle baracche. Quella del Belice sarà una ricostruzione molto lunga, i centri abitati saranno spostati in luoghi distanti da quelli colpiti dal terremoto senza tenere realmente conto delle esigenze di vita e di lavoro degli abitanti del luogo. Una ricostruzione mai completata, di cui ancora si parla oggi. Soldi spariti e case mai costruite. Sono gli anni della vergogna.
Interi paesi spostati, come Gibellina e Poggioreale. Proprio su Poggioreale segnaliamo un reportage realizzato due anni fa dalla nostra redazione per il progetto Piccoli Borghi Italiani, in collaborazione con Google News Initiative e Anso, in cui raccontiamo come è cambiata la vita di quel territorio in questo mezzo secolo.

Tuttavia, grazie anche al momento storico di grande fermento umano e culturale, il Belice diventa un laboratorio a cielo aperto e la stessa città di Gibellina è ricostruita a partire dal contributo di intellettuali e artisti come Sciascia, Consagra, Schifano, Pomodoro, Paladino.
Il "Grande Cretto" di Alberto Burri è un simbolo potente di questo intervento. L’opera contemporanea, tra le più estese al mondo, sorge sulle macerie di Gibellina che l’artista “congela” con il cemento. Una veste bianca, che copre e al tempo stesso protegge la città distrutta dal terremoto e la memoria della sua gente.

 


"Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio di cinquantacinque anni or sono, un terremoto devastante sconvolse la Valle del Belice, recando morte ai suoi abitanti, distruggendo abitazioni e paesi, infliggendo il dolore più straziante. Alle vite spezzate, alle famiglie che vinsero la paura e la disperazione, ai loro discendenti che hanno aperto nuove strade, va il primo pensiero". Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 55esimo anniversario del terremoto della Valle del Belice.
"Fu una prova durissima. Il Paese intero partecipò con commozione alle sofferenze di quelle comunità. L’Italia avrebbe conosciuto, in pochi anni, altre tragedie innescate dalla natura altamente sismica del nostro territorio, con costi elevatissimi, anzitutto in termini di vite umane. Dopo quei drammatici eventi la Repubblica si è dotata di un’organizzazione per la prevenzione, per il soccorso, per la protezione delle persone, per la ripresa delle attività dopo l’emergenza che oggi è presa a modello", ricorda ancora Mattarella.
Per il Capo dello Stato "rimane indelebile la solidarietà sviluppata dalla comunità nazionale che ha accompagnato i momenti più difficili. Lo spirito di condivisione degli italiani ha spinto le istituzioni a progredire. Vi hanno contribuito in modo significativo le persone della Valle del Belice, difendendo la propria dignità e i propri diritti, e trasformando le tante sofferenze e privazioni in energia civile".


Il programma delle commemorazioni
Sono giorni di commemorazioni in tutto il Belice.
A Santa Margherita di Belìce domenica 15 gennaio alle ore 09.15, al Cimitero Comunale, la deposizione della corona d'alloro sotto la lapide che ricorda le vittime margheritesi del terremoto; alle ore 10.15, al Museo della Memoria, la deposizione della corona d'alloro per fare memoria di tutte le vittime del terremoto della Valle del Belice. Alle ore 11 in Chiesa Madre, "Dalla Memoria al Memoriale", Una Santa Messa in suffragio delle vittime del terremoto. Alle ore 18 in Consiglio Comunale le letture delle lettere d'invito, rivolte al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Repubblica e alla deputazione territoriale, perché le Istituzioni assumano consapevolezza storica del peculiare debito dello Stato nei confronti di Santa Margherita di Belìce e dei ritardi che sono ancora da colmare.

A Salaparuta il 15 gennaio alle ore 10.30 verrà celebrata una Santa Messa commemorativa alla Chiesa SS. Trinità; alle ore 11:30 è in programma una deposizione floreale al Monumento in ricordo vittime del terremoto, all’incrocio della S.P. 19.

A Contessa Entellina domenica 15 gennaio, alle ore 10 verrà deposta una corona d’alloro e rivolta una preghiera alle vittime al Cimitero comunale.

A Partanna domenica 15 gennaio alla Parrocchia Matrice è in programma la visita del Vescovo, Monsignor Angelo Giurdanella: alle ore 10.30 si terrà la Santa Messa e a seguire, alle ore 11.30 la presentazione del restauro della tela di S. Nicolò da Tolentino. Alle roe 12 incontro con le autorità presso la casa comunale.

A Santa Ninfa lunedì 16 gennaio si riunirà il Consiglio comunale alle ore 20,30.

“A data ancora da destinare è in programma a Partanna un incontro politico-istituzionale alla presenza delle massime autorità, per affrontare l’annoso problema relativo al Belìce, i cui territori sono da troppo tempo in attesa di risposta”, dice il sindaco di Partanna e coordinatore dei sindaci della Valle del Belìce, On. Nicolò Catania.


Catania: “Non siamo cittadini di serie B”
«Lo Stato non può trattare in maniera differente nord e sud. La Valle del Belìce ha avuto assegnato un finanziamento complessivo in 55 anni che rappresenta un terzo di quanto è stato dato al Friuli Venezia Giulia in 7 anni. Qui non siamo cittadini di serie B. Oggi il Belìce ha bisogno di un sostegno statale energico». Lo dice il deputato regionale Nicola Catania, sindaco di Partanna e coordinatore dei sindaci del Belice da 15 anni. Nella Valle del Belìce sono in programma le celebrazioni per il 55° anniversario del sisma che ha colpito parte della Sicilia Occidentale nel 1968. La ricostruzione è ancora un capitolo aperto. «Lo Stato sembra essersi dimenticato di questo territorio – dice Catania – da troppi anni nulla è più previsto come finanziamento. Insieme a tutti i sindaci interessati dalla ricostruzione abbiamo ridotto un elenco di opere pubbliche che lo Stato aveva preparato. Oggi c’è la necessità di chiudere in fretta la ricostruzione», ha concluso l’onorevole Catania. Domani, alle ore 10,30, il deputato regionale parteciperà alla santa messa commemorativa che verrà celebrata dal Vescovo di Mazara del Vallo monsignor Angelo Giurdanella nella chiesa madre di Partanna.

 

 


Il documentario
A 55 anni dal terremoto del Belìce un documentario mette in evidenza i gravi ritardi dello Stato con una ricostruzione di case e opere pubbliche ancora da completare. Fra i meandri della burocrazia restano intrappolate centinaia di famiglie che ancora non hanno quella casa che gli era stata promessa. E dove quelle case sono state costruite mancano, molto spesso, le opere primarie di urbanizzazione. In tutto questo restano ancora da smaltire migliaia di tonnellate di amianto che all'epoca lo Stato utilizzò per costruire le cosiddette baracche che dovevano essere temporanee ma, invece, per decenni furono l'unica casa per quasi tutti i terremotati. Nel Belice lo Stato ha investito, per ricostruire, molto meno di altre parti d'Italia colpite dai terremoti. Eppure ancora oggi l'immaginario collettivo parla di chissà quali truffe fatte dai cittadini che, invece che costruirsi una casa, avrebbero intascato i soldi senza farlo. Nel documentario “Belìce, il terremoto dimenticato dallo Stato” si torna sui luoghi del sisma e si ascoltano le testimonianze di chi ancora porta addosso le ferite del terremoto. Una storia raccontata senza filtri e senza pregiudizi. E proprio al terremoto del Belìce, con questo documentario, è dedicato il nuovo episodio di STORIE la serie Youtube realizzata da Fuoririga, un lungo viaggio fra le vicende di luoghi, uomini e donne. 

 

 



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