Ha suscitato una valanga reazioni la storia della famiglia finlandese che aveva deciso di trasferirsi in Sicilia e poi è scappata per la qualità del sistema scolastico.
La mamma di 4 figli aveva deciso di trasferirsi, lo scorso agosto a Siracusa. Ben presto, però, si è resa conto che il sistema scolastico italiano è totalmente diverso da quello vissuto finora, così dopo appena due mesi di vita siciliana e di lezioni in classe, la famiglia ha deciso di andare via.
La mamma ha così scritto una lettera con la quale mette sotto accusa la scuola siciliana. Il caos in classe già dal primo giorno, bambini che urlano “e picchiano sul tavolo”, insegnanti che non conoscono l’inglese, docenti arrabbiati e sprezzanti dalla dubbia preparazione pedagogica, bambini chiusi in classe, senza pause all’aria aperta, nessun gioco nel giardino della scuola. Tutto questo, e altro, per la mamma finlandese è stata la scuola siciliana. Da qui la scelta di andare via.
Ovviamente ci sono state tante reazioni, soprattutto nel mondo della scuola, tra chi dà ragione alla donna condannando un sistema scolastico statico e appeso al programma, e chi invece difende i docenti italiani, e siciliani in particolare, che con pochi mezzi fanno quel che possono per educare i nostri studenti. Il dibattito si è spostato anche sulle risorse che vengono messe in campo nel nostro Paese per la scuola.
A proposito di fondi, la situazione è un po’ complessa, come al solito. Perchè stando ai dati l’Italia è tra i peggiori Paesi d’Europa con appena il 3,9 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) destinato a Istruzione e Formazione, contro una media europea del 4,7 per cento. E la Finlandia è tra i migliori: il Paese della famiglia “fuggita dalla Sicilia” dedica a Istruzione e Formazione il 5,6 per cento del Pil. Usando questo parametro, la Sicilia sarebbe quindi al livello dei migliori Paesi europei, e certamente meglio della Finlandia: la quota in percentuale sul Pil – pari a circa 90 miliardi di euro nel 2019 – dedicata all’istruzione nell’Isola è infatti pari al 6,1 per cento, ovvero 5,5 miliardi di euro. I conti cambiano se si tiene in considerazione la spesa pro capite. In quest’ultimo caso la spesa negli ultimi anni è scesa consistentemente in Sicilia.
Tra le prime reazioni quelle del sindaco di Siracusa, Francesco Italia: “ È chiaro che la Finlandia ha caratteristiche demografiche, sociali e culturali differenti e il loro sistema scolastico è tarato sulle loro peculiarità, non è detto che siano tutte replicabili in Italia. In questi anni di esperienza amministrativa ho conosciuto dirigenti e insegnanti appassionati, e fortemente determinati a fare la differenza per i propri alunni sostituendosi e supplendo in molti casi alle famiglie. Nel sistema in cui sono inseriti, i professori, a Siracusa come nel resto d’Italia, fanno miracoli con stipendi ridicoli e i governi dovrebbero investire molto di più nella scuola, offrendo il tempo pieno nella scuola primaria, e potenziando la formazione continua di docenti e personale”
Sempre interessante nei suoi commenti il giornalista Gery Palazzotto: “Noi isolani siamo abituati a sentirci dire che qui non funziona niente, il che è purtroppo vero. Però in questa lezioncina impartita tramite lettera aperta a un sito locale c’è qualcosa di irritante. E cioè la supponenza con la quale una persona venuta spontaneamente dall’estero decide di deludersi per non aver trovato il modello e i codici sociali dai quali si è spontaneamente allontanata. Il sospetto più fastidioso, almeno per me, è che la signora avesse scelto per luoghi comuni: Sicilia, caldo, mare, cibo, folklore. Magari pure un mafia tour, se ci scappa”. E ancora: “Sono un nemico dell’inefficienza siciliana, non ho mai creduto alla specificità "meravigliosa" del nostro essere isolani, sono allergico all’esibito e patetico trionfo del sicilian style.
Però una cosa alla signora in questione la vorrei dire: non c’era bisogno di simulare una caduta dal pero per scandalizzarsi che dal pero si può cadere. Luogo comune per luogo comune: finlandesi, che noia”.
L’attore, regista e docente marsalese Massimo Pastore difende il mondo degli insegnanti e del personale scolastico. “In questo panorama di desolante miopia politica e culturale dei nostri governi, ci siamo anche noi insegnanti che, assieme ai dirigenti e al personale ATA, giorno dopo giorno, cerchiamo di farci carico della responsabilità di condurre i nostri alunni sull'impervio cammino della crescita, dell'assunzione delle responsabilità, dell'acquisizione delle competenze per diventare cittadini consapevoli e partecipi della vita civile e democratica di una nazione. Lo facciamo, spesso, in silenzio, tra mille difficoltà strutturali e organizzative, in edifici vecchi, bui, senza acqua calda nei bagni per i bambini, senza carta per le fotocopie (altro che un laptop per ogni alunno!)”. “Siamo indietro anni luce, rispetto alla Finlandia, è vero - continua Pastore. Io stesso cerco, nel mio piccolo lavoro quotidiano, di prendere ispirazione dai loro metodi e dalle loro innovazioni, ma è pur vero che, fuori dalle aule scolastiche, tutto dalle nostre parti sembra fare a pugni con i migliori "input" che cerchiamo di fornire agli alunni: dalle buone pratiche di cittadini responsabili ai principi di eguaglianza e solidarietà; dall'amore per la verità e la giustizia al diritto di coltivare i propri talenti”.
Infinite le reazioni sui social. C’è chi sostiene che “la scarsa qualità della scuola è dovuta alla classe politica che usa la scuola come bacino di voti promettendo di tutto”.
Chi non ci sta al fare di tutta l’erba un fascio perchè “è un insulto a tutti gli insegnanti preparati che stanno al Sud”. E qui c’è anche il tema dell’emigrazione, dei tanti che vanno ad insegnare nelle scuole del Nord Italia.
C’è chi esamina analizza così il sistema scolastico italiano: “In Italia se i ragazzi vengono bocciati è perché sono svogliati o non hanno voglia… è un loro fallimento.!
All’estero se i ragazzi non raggiungono i risultati previsti è un fallimento della scuola!”.
Certo è che questa lettera, questa polemica, ha riaperto, come accade ciclicamente, ferite sempre aperte che riguardano il nostro essere, spesso, accondiscendenti con noi stessi. Non c’è una versione giusta, o una sbagliata. Ma diverse sfumature, e noi siciliani, siamo bravi a trasformare, analizzare, “mascariare” anche le più piccole sfumature di un problema.